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Libertà religiosa, il rapporto di Acs: «Gravi violazioni in 62 Paesi»
— 23 Ottobre 2025— pubblicato da Redazione. —
Dal nuovo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, a cura di ACN International, (Aiuto alla Chiesa che soffre), emerge un quadro preoccupante
Il drammatico fenomeno della migrazione nelle sue numerose forme ha interessato nell’ultimo biennio oltre 123 milioni di persone nel mondo. Questo il numero di uomini, donne e bambini che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Secondo il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, a cura di ACN International, (Aiuto alla Chiesa che soffre), di questi 123 milioni«73,5 milioni risultano sfollati interni, mentre le restanti hanno cercato protezione internazionale in altri Stati in qualità di rifugiati. La persecuzione e la discriminazione religiosa rappresentano fattori persistenti che alimentano questo vasto fenomeno. » Un fenomeno che ha diverse cause, tra le quali la persecuzione religiosa è fattore persistente e con grande incidenza. Il rapporto passa in rassegna le comunità che più di tutte subiscono discriminazione e persecuzione religiosa: oltre 1,3 milioni di Rohingya, musulmani, hanno abbandonato il Myanmar, per le persecuzioni sistematiche che subiscono. Spostandoci dal Sud-est asiatico al Medio Oriente, sono i cristiani a subire persecuzione e discriminazione: «prima dello scoppio della guerra civile in Siria, che dura da tredici anni, i cristiani costituivano circa il dieci percento della popolazione; oggi rappresentano solo il due o tre percento.»
In Iraq, regione di antichissima evangelizzazione risalente al I secolo dell’era cristiana, la comunità è stata decimata: da 1,5 milioni di fedeli si è passati agli attuali 150-250 mila. «Nell’Africa subsahariana, milioni di persone sono state costrette alla fuga a seguito degli attacchi di diversi gruppi jihadisti. In Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad, oltre tre milioni di persone risultano sfollate internamente, mentre più di due milioni hanno cercato rifugio nei paesi limitrofi. » Le tre grandi matrici della persecuzione religiosa sono il jihadismo, i regimi autoritari e il nazionalismo etno-religioso radicale. Spinti ad abbandonare le proprie terre e a cercare asilo in altri paesi, spesso i rifugiati incontrano persecuzione e discriminazione anche nelle terre di approdo e nei centri dove transitano come migranti. Gli effetti della persecuzione religiosa, sia agita dagli stati che da altri soggetti non statali, è causa di sofferenza per le popolazioni che la subiscono ma anche fattore di un tragico impoverimento delle terre che le minoranze abbandonano. Si perdono eredità storiche plurisecolari e il pluralismo religioso pratico e vissuto per generazioni in molte di queste regioni subisce un’erosione spesso irreversibile.
Secondo l’analisi globale del rapporto, la libertà religiosa nel mondo, pur essendo diritto umano fondamentale sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, non sta conoscendo la sorte che merita, anzi: «troppo spesso esso appare più come un privilegio che come una garanzia effettiva.Il biennio 2023–2024 è stato segnato da un acuirsi delle tensioni globali: conflitti geopolitici, rafforzamento dei regimi autoritari, crescita delle disuguaglianze e progressivo indebolimento delle norme democratiche. ». I diversi focolai di guerra accesi nel mondo, soprattutto il conflitto tra Hamas e Israele che ha avuto ripercussioni regionali e internazionali, quello russo-ucraino, unitamente ai diversi colpi di Stato in diversi paesi africani che hanno innescato un incremento della violenza jihadista, oltre alle pericolose tensioni nell’indo-pacifico (vedasi soprattutto tra Cina e Taiwan), hanno inciso pesantemente anche sulla libertà religiosa per il biennio 2023-2024: «l’edizione 2025 del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo analizza queste dinamiche complesse e interconnesse, che oggi mettono a rischio la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. »
Il documento ha suddiviso i paesi in base allo stato di salute del diritto alla libertà religiosa in quattro categorie, in base alla gravità delle violazioni riscontrate: Persecuzione (contesti in cui si registrano atti gravi e ripetuti di violenza o vessazione, spesso nella totale impunità degli aggressori); Discriminazione (per i paesi in cui sono attive limitazioni legali o sociali che comprimono indebitamente diritti di specifici gruppi religiosi); Sotto osservazione (per gli stati che mostrano segnali iniziali di violazioni che richiedono monitoraggio) e infine Conformi (per i Paesi che rispettano gli standard internazionali in materia di libertà religiosa). Ventiquattro risultano i paesi soggetti a persecuzione religiosa; tra essi compaiono la Cina e l’India, Afghanistan, Nigeria, Corea del Nord ed Eritrea. «Complessivamente, essi contano circa 4,1 miliardi di abitanti, ovvero più della metà della popolazione globale.» Una persecuzione perpetrata sia da soggetti statali (autoritarismo), sia da soggetti dell’estremismo religioso, in molti casi dalla combinazione di entrambi (vedi Afghanistan, Bangladesh, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Sudan e Yemen. I paesi che rientrano nella categoria discriminazione sono 38: Egitto, Etiopia, Messico, Turchia, Vietnam. « Nel complesso, questi Paesi comprendono circa 1,3 miliardi di abitanti».
«24 Paesi sono posti nella categoria Sotto osservazione, in quanto presentano segnali preoccupanti di minacce emergenti. pari al 17,3 percento della popolazione mondiale.». Gravi violazioni sono stati segnalate in 62 Paesi. Il documento, meticoloso e dettagliato, passa in rassegna casi specifici regionali e nuove forme, anche più morbide ma pur sempre insidiose, di persecuzione e discriminazione, Papa Francesco le aveva definite “persecuzione educata” e riguardano soprattutto i paesi occidentali dell’OCSE, dove gli attacchi contro luoghi di culto cristiani sono aumentati in maniera preoccupante. Tra i fattori capaci invece di favorire il pluralismo religioso e la convivenza pacifica quello chiave risulta l’istruzione e l’educazione, laddove essa sia promotrice di un vero pensiero critico. Caso emblematico di convivenza religiosa e arricchimento reciproco tra le ben 18 comunità religiose presenti nel paese: alla radice di questo rigoglioso albero, le scuole cattoliche che da decenni garantiscono spazi sicuri di confronto, apertura, vero dialogo tra le diverse identità.
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