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Gli affari Usa con Kiev allargano l’alleanza della Russia

Gli USA tornano a fornire armi mentre l’Ucraina propone loro accordi su petrolio e gas. Intanto l’alleanza guidata dalla Russia si allarga

Secondo Trump, Putin direbbe sull’Ucraina “un sacco di s….zate”. In realtà, gli USA hanno annunciato che torneranno a fornire armi difensive all’Ucraina proprio nel giorno in cui, sulla stampa ucraina, si parla di nuovi affari tra i due Paesi relativi all’energia: un progetto per l’esplorazione del gas offshore con la società statale Naftogaz e uno per rilanciare la raffineria di Kremenchuk, il più grande sito ucraino di produzione petrolifera, nell’oblast di Poltava. Sta di fatto che il legame economico tra Kiev e Washington non fa altro che mantenere alta l’attenzione americana sull’Ucraina, necessaria per difendere gli investimenti previsti.

Intanto, osserva Giorgio Battisti, generale già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, senza che l’Occidente se ne renda conto, la coalizione che sostiene la Russia nella guerra ha basi sempre più solide: oltre ai cinesi e ai volontari africani, Mosca può far conto su un numero sempre maggiore di militari coreani del Nord e ora anche del Laos. Una guerra, dunque, che è sempre più mondiale e pericolosa. L’unico scenario possibile appare sempre quello della guerra: anche Macron, a Westminster, ha ribadito che gli europei non abbandoneranno mai l’Ucraina di fronte all’aggressione russa.

La stampa ucraina sostiene che Kiev ha proposto a Washington progetti per lo sfruttamento del petrolio e del gas. Allo stesso tempo, gli USA fanno sapere che riprenderanno le forniture di armi di difesa all’Ucraina. Zelensky cerca di conservare il sostegno di Trump creando la possibilità di altri affari?

Zelensky e Trump si sono già accordati per lo sfruttamento delle risorse dell’Ucraina: un modo, da parte di Kiev, di sdebitarsi del supporto fornito dall’America. I progetti relativi a petrolio e gas che Kiev ha presentato adesso sono un tentativo per rendere più interessante la continuità degli aiuti da parte statunitense. D’altra parte, se le compagnie di estrazione americane intervenissero in Ucraina per sfruttare le risorse del sottosuolo, è chiaro che si creerebbe una sorta di alleanza indiretta: voglio vedere se i russi si permetterebbero di attaccare, con droni, missili cruise e balistici, le infrastrutture critiche ucraine, se avrebbero il coraggio di colpire i siti di estrazione. Se venissero colpiti degli americani, anche se civili, questo comporterebbe una reazione da parte USA.

Il conflitto continuerà ancora per molto?

Ci sono diversi elementi che portano a pensare che andrà avanti almeno per tutto l’anno. Trump ha affermato che gli americani riprenderanno gli aiuti militari, anche se per qualcuno non sarebbero mai stati veramente interrotti. Sul fatto che vengano consegnate armi difensive bisogna intendersi. Un’arma è un’arma: se la usi per la difesa è difensiva, se la usi per l’attacco è offensiva. In questo caso stiamo parlando di difesa aerea, che in Ucraina sembra essere sempre meno capace di contrastare i massicci attacchi giornalieri russi.

Cosa avrebbe indotto Trump a cambiare linea?

Credo che tutto nasca dall’ultima telefonata con Putin, al termine della quale il presidente americano ha dichiarato che il capo del Cremlino non ha nessuna intenzione di arrivare a un cessate il fuoco o di usare la via diplomatica per cercare di sospendere il conflitto. Le trattative sono a un punto morto. Putin non può dire di punto in bianco che ha sbagliato senza rendere conto di tutti i morti e i feriti che hanno segnato la conquista di una parte dei territori ucraini. È convinto di vincere e, come lui, la pensano anche altri Paesi fuori dal mondo occidentale.

Quali Paesi in particolare?

La Nord Corea è diventata un fornitore ufficiale di uomini e munizioni. Anzi, sembra che la Russia abbia aperto una fabbrica per la produzione di droni Shahed iraniani proprio nel territorio controllato da Pyongyang. Una forma di scambio: Mosca fornisce acqua, cibo, tecnologie; Pyongyang, che ha l’esercito permanente più numeroso del mondo, fornisce soldati. Oltre ai 10mila uomini già schierati sul fronte di Kursk, sembra che sia pronta a inviarne altri 20-30mila. Un numero che può anche cambiare a favore della Russia la sorte dei combattimenti. I feriti russi, nel frattempo, verrebbero ricoverati in Corea del Nord per la convalescenza e la riabilitazione.

Il fronte dei sostenitori della Russia chi comprende ancora?

Sembrerebbe che il Laos intenda inviare 20-30mila uomini per sminare l’oblast di Kursk, occupato per alcuni mesi dagli ucraini. Ci sono poi una serie di volontari africani di vari Paesi inquadrati nelle truppe russe. Una fonte di Taiwan sostiene che i cinesi, in questi tre anni, abbiano mandato centinaia di loro uomini sotto mentite spoglie sul fronte ucraino. Non in prima linea direttamente, ma con funzioni soprattutto di supporto al combattimento, per fare in modo che anche i soldati cinesi possano fare esperienza sul campo di battaglia in caso di un conflitto nell’Indo-Pacifico.

Anche se non ci pensiamo, è già in atto una sorta di guerra mondiale?

Se non è proprio mondiale, ci siamo molto vicini. È una guerra tra blocchi: uno che fa capo alla Russia, molto più esteso di quello che pensiamo, e l’altro che è l’Occidente. Non dimentichiamo l’Iran, che ha fornito ai russi i droni Shahed, anche se forse, dopo la guerra dei dodici giorni, potrà fornirne di meno. Credo che sia in atto uno scambio di informazioni fra i due Paesi: i sistemi usati dall’Iran per attaccare Israele sono stati impiegati tenendo conto delle esperienze russe sul campo di battaglia in Ucraina.

Vista così, la guerra è ancora più pericolosa di quello che sembra.

È ancora più pericolosa perché a noi occidentali sfugge il fatto che diversi Paesi africani, che non vengono molto considerati, sono dalla parte della Russia, cui forniscono un supporto anche in termini di uomini. In Occidente si continua a dire che la Russia è in crisi per via delle sanzioni, però vediamo che utilizza armamenti sempre più sofisticati. Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, Medvedev, ha dichiarato che nel 2024 sono stati arruolati 450mila contrattisti, cioè soldati a contratto, più altri 40mila volontari. Per il 2025, i russi sarebbero già arrivati a 210mila contrattisti e 18mila volontari. I contrattisti possono avere 2.000 euro al mese e l’assistenza alle famiglie in caso di morte.

Fonte: Paolo Rossetti int. Giorgio Battisti | IlSussidiario.net

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