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Cattolici, Occidente e libertà

Disprezzare la libertà significa rifiutare le radici della civiltà occidentale. A proposito di un articolo sul Corriere di Luca Diotallevi

In un articolo sul Corriere della Sera del 28 maggio, il sociologo Luca Diotallevi ripercorre alcuni passaggi importanti della storia della presenza pubblica dei cattolici in Italia, relativamente soprattutto al rapporto con la modernità e, in particolare, con la libertà. Egli conclude le sue riflessioni auspicando che l’elezione al soglio di Pietro di Leone XIV favorisca il superamento di ogni tentazione anti-occidentale, contro ogni forma di pacifismo sia di sinistra che di destra.

Così mi sembra di avere capito le intenzioni del celebre sociologo, intenzioni che condivido, anche se mi permetto di aggiungere che la “destra cattolica” che criticò Alcide De Gasperi (Luigi Gedda e i Comitati civici), al contrario di come mi sembra affermato nell’articolo, non era assolutamente anti-occidentale, anzi.

Ringrazio per questa opportunità Diotallevi e colgo l’occasione per allargare ulteriormente il ragionamento e andare oltre.

Faccio, però, una premessa. Parlare oggi di presenza pubblica dei cattolici, di “nuova cristianità”, di rilevanza del mondo cattolico rischia di apparire un po’ ridicolo e di interessare solo quella piccola minoranza che si ritiene ancora legata ai principi cristiani. Ogni ragionamento oggi deve partire dal presupposto che i cattolici sono una minoranza anche in Italia, oltretutto divisa. Se non siamo consapevoli di questo partiamo già col piede sbagliato, illudendoci di avere dietro un popolo che non c’è.

Una minoranza, però, che vuole incidere nella vita pubblica deve avere un progetto, o almeno un desiderio. Desiderare una nuova cristianità non significa porsi al di fuori dall’Occidente, ma al contrario volerlo liberare dal laicismo che lo sta dominando da molti decenni. Infatti, se capisco bene il discorso di Diotallevi, il sociologo sembrerebbe temere che desiderare una nuova società cristiana significherebbe fare proprie posizioni ideologiche anti-occidentali, che caratterizzarono, per esempio, le critiche di Giuseppe Dossetti all’adesione dell’Italia al Patto Atlantico nel secondo dopoguerra, oppure le posizioni anti-occidentali di quei cattolici che oggi sembrano preferire il dispotismo orientale alle libertà occidentali.

Semplicemente questi cattolici frequentano poco la dottrina sociale della Chiesa. Quest’ultima, infatti, riconosce un ruolo fondamentale alla libertà, come dono di Dio e principio fondamentale della persona umana, che «ha la libertà di orientarsi verso il suo fine ultimo» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 48). Dimenticare la libertà significa non conoscere il Compendio della dottrina sociale e neppure il Catechismo, ma anche avere poca dimestichezza coi Vangeli.

Criticare la UE, la sua impostazione laicista e burocratica, il suo rifiuto di riconoscere le radici cristiane, il mancato rispetto delle peculiarità dei tanti popoli europei e, soprattutto, il rifiuto di mettere la persona e la famiglia al centro della vita pubblica, è doveroso per ogni cristiano autentico, ma non significa rifiutarsi di costruire l’Europa, soprattutto non significa strizzare l’occhio al populismo o al sovranismo nazionalista.

L’Europa è componente fondamentale e insostituibile dell’alleanza occidentale. L’Europa è la Magna Europa, perché comprende gli USA e tutti i continenti dove gli europei sono arrivati. Ha anche due polmoni, quello occidentale e quello orientale, come diceva san Giovanni Paolo II, e nessuno vuole favorire il nazionalismo che la corrode. Tuttavia, questo Occidente è oggi sotto l’attacco del nazionalismo imperialista dell’ideologia del Mondo russo, dell’islamismo radicale (in particolare iraniano, con i suoi alleati che praticano il terrorismo, come Hamas), del nazionalcomunismo cinese, ma anche del laicismo interno allo stesso Occidente.

Credo che si debbano deplorare e continuare a combattere tutte le forme di suicidio culturale praticate da molte forze interne all’Occidente, senza per questo rinunciare a sperare e a operare per la sua conversione.

Fonte: Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org

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