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Anche Oliviero Toscani, una volta, ha detto la verità
— 14 Gennaio 2025— pubblicato da Redazione. —
Il celebre fotografo, morto ieri, è stato l’emblema del conformismo spacciato per anticonformismo. Tranne quella volta in cui parlò della “verginità” di sua madre
Non abbiamo mai stimato Oliviero Toscani, il celebre fotografo scomparso ieri in seguito a una dura malattia, di cui aveva parlato di recente in un’intervista al Corriere della Sera. Toscani non aveva nulla per piacerci: era un vanesio, uno cui piaceva far parlare di sé, astuto quanto basta dall’aver capito come “funziona” il mondo di oggi, così pieno di chiacchiere futili che basta dire qualcosa di “apparentemente” controcorrente per diventare famosi.
Perché diciamo “apparentemente” tra virgolette? Perché Toscani era proprio l’emblema del conformismo contrabbandato per anticonformismo: durante la sua vita ha sposato tutte le cause più di moda che ci potessero essere, spacciandole per provocatorie, quando di provocatorio avevano ben poco. Toscani è stato l’aedo del mainstream, del pensiero unico cosiddetto, quella visione del mondo che i grandi media propagandano dalla mattina alla sera, e vogliono pure farci credere che quella è la battaglia alternativa, originale, coraggiosa di chi “combatte il potere”. E lo combatte così tanto che per tutta la vita s’è fatto pagare da un ricco signore miliardario, ha fatto i quattrini con la pubblicità, ha pubblicato le sue foto su riviste patinate e fru fru, s’è messo sempre a disposizione di tv e partiti che solo una cosa avevano a cuore: veicolare un senso cinico e disperato dell’esistenza.
Le mie ceneri sparse nel concime
Nelle sue ultime interviste Toscani ha continuato a mostrare l’immagine del personaggio anarcoide e beffardo che gli ha consentito di far fortuna. Ha persistito nel fare quel che sapeva fare meglio: pubblicità. Cioè trovare uno slogan per vendere un prodotto: se stesso e la propria immagine avvilita del mondo.
Ieri, alcuni siti hanno rimesso in circolo il video della sua ultima intervista, in cui proclamava di non aver paura della morte perché tanto, un attimo dopo la scomparsa, «nessuno si ricorda più di te. È tutto ridicolo. Mio figlio Rocco dice che butterà le mie ceneri sulla pila del concime dei cavalli».
Eppure c’è nel nostro archivio personale una cosa che Toscani ha scritto nella sua autobiografia Non sono obiettivo che ci ha sempre colpito molto. Ci ha colpito perché è vera e perché l’ha detta lui. La riproduciamo qui di seguito, rivolgendo a chi legge la stessa domanda che facciamo a noi stessi. Può una parola di verità riscattare una vita intera? Lo speriamo per lui, e per noi.
La mostra “Oliviero Toscani. Professione fotografo” esposta a Palazzo Reale, Milano, 23 giugno 2022 (foto Ansa)
La verginità di mia madre
«Ieri mia madre mi ha detto: “Ho avuto un solo uomo, tuo padre”. All’improvviso si sono sgretolati anni e anni di liberazione sessuale, di convincimenti libertari, di mentalità radicale. Tutto quel che avevo creduto una conquista civile si è ridimensionato di fronte a quella semplice affermazione: “Ho avuto un solo uomo, tuo padre”. Sono stato messo di fronte alla debolezza di ciò che credevo essere la modernità, con la forza di chi afferma un principio antico, senza la consapevolezza di essere, lei sì, la vera rivoluzionaria. Mi sono domandato: sono più avanti io che ho vissuto e teorizzato il rifiuto del matrimonio, l’amore libero e i rapporti aperti o lei che per una vita intera è rimasta fedele ad un solo uomo? Senza essere Gesù Cristo mi sono sentito il figlio di Dio e mia madre mi è apparsa come la Madonna: in modo naturale, come se fosse la più ovvia delle cose, lei ha impostato tutta la sua vita su concetti che oggi ci appaiono sorpassati, ridicoli: la felicità, l’onestà, il rispetto, l’amore. Mentre penso che non c’è mai stata in lei ombra di rivendicazioni nei confronti del potere maschile mi rendo conto che non esiste nessuno più autonomo di lei. Nessun senso di inferiorità l’ha mai sfiorata, perché le fondamenta della sua indipendenza erano state scavate nei terreni profondi della dirittura morale, della lealtà, della giustizia, dell’onore e non sulla superficie di ciò che si è abituati a considerare politicamente corretto. Il rispetto e la timidezza con cui guardava mio padre e l’educazione che mi ha dato a rispettarlo non avevano niente a che vedere con le rivendicazioni dei piatti da lavare.
Mia madre non si è mai sentita inferiore perché ci serviva in tavola un piatto cucinato per il piacere di accontentarci e di farci piacere; o perché lavava e stirava per farci uscire “sempre in ordine”. Sono consapevole che sto esaltando il silenzio e quella che le femministe hanno drasticamente definito sottomissione. Ma non posso fare a meno di interrogarmi sui veri e falsi traguardi dell’emancipazione, su ciò che appartiene ai convincimenti profondi e su ciò che non è altro che sterile battibecco. Nella ricerca dei valori che dovrebbero educarci a un’etica meno degradata di quella improntata al principio del così fan tutti, mia madre è un esempio di anticonformismo e di liberazione: lei è davvero affrancata dagli stereotipi e dai bisogni indotti della società massificata. Per conquistare obiettivi importanti e sicuramente oggi irrinunciabili siamo stati costretti ad abdicare alla nostra integrità.
Noi abbiamo perso la “verginità” non lei».
Non sono obiettivo, Oliviero Toscani, Universale Economica Feltrinelli 2001, pagina 81
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