Dopo la spettacolare “marcia su Mosca” di Evgenij Prigožin con immediato “ritorno al fronte” in seguito alla “mediazione” del Presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukašėnka, alcune prime riflessioni nella luce del Messaggio di Fatima
Ci vorrà tempo per comprendere i fatti avvenuti in queste ore in Russia. Un presidente indebolito, una milizia privata che mantiene la sua forza e la sua autonomia, un mediatore straniero anche se amico del presidente, una guerra che continua e, comunque, un Paese allo sbando. Quello su cui è importante riflettere è il “dispotismo orientale”, titolo di un libro ormai antico che spiega perché nei Paesi dell’Est le divergenze politiche non si risolvono con le elezioni, ma sempre con la violenza, le armi, gli intrighi, l’assenza di ogni riferimento al consenso popolare.
Sarebbe bene che coloro che hanno riposto speranze in Putin riflettessero su questo aspetto, perché la loro legittima e comprensibile delusione per la profonda crisi che colpisce ormai da secoli la civiltà cristiana occidentale non faccia mai dimenticare che nel corrotto Occidente il consenso popolare conta ancora qualcosa, e si può sempre sperare di cambiare un governo senza dovere uccidere e minacciare l’uso della forza.
Tuttavia, la Russia non è soltanto quello che abbiamo visto o letto in queste ore. Non deve essere ridotta alle milizie, ai detenuti che ottengono la grazia andando a combattere al fronte, ai loro dirigenti accecati dall’odio contro i fratelli ucraini e contro l’Occidente. La Russia non è questo o almeno non è soltanto questo.
I russi sono un popolo straordinario, che è stato profondamente religioso, con una lunga e nobile tradizione cristiana raccontata da una letteratura letta e apprezzata in tutto il mondo. Questo popolo ha molto sofferto, in particolare con la Rivoluzione bolscevica del 1917 e nei decenni di “socialismo reale”, ma ha anche espresso una straordinaria stagione di resistenza grazie ai “dissidenti” di quegli anni. Spesso, nella sua lunga storia, raccontata da Giovanni Codevilla in cinque preziosi volumi (Jaca book), la Russia è stata illusa, da despoti e intellettuali nazionalisti, che il suo destino sarebbe stato nella contrapposizione al mondo e contro il mondo occidentale in particolare. Ma i suoi santi e i veri interpreti della tradizione russa hanno invece sempre ricordato come il cristianesimo russo è un’incarnazione particolare di una fede universale, che per mille anni, fino allo scisma del 1054, i russi e gli orientali hanno pregato e riconosciuto lo stesso Cristo dei cattolici latini, hanno vissuto in comunione nell’unica Chiesa con un solo Pontefice, sebbene tutti hanno conosciuto e anche apprezzato le differenze teologiche, liturgiche e pastorali delle tante e diverse chiese cristiane.
Oggi questo popolo subisce l’ennesima tentazione, che mette in discussione le sue origini e vuole indurlo a odiare e a combattere. Lo spiega bene, con un’indagine accurata e, soprattutto, con tanto amore per la Russia profonda, un libro da poco uscito, scritto da Adriano Dell’Asta, il successore di padre Romano Scalfi alla guida di Russia cristiana, l’associazione che da oltre mezzo secolo cerca di fare conoscere in Italia i tesori della tradizione ortodossa e di avviare un dialogo che spera, sulla distanza, di guarire la ferita del 1054 (La “Pace russa”. La teologia politica di Putin, editrice Scholé).
Al popolo russo è richiesta la conversione, come a tutti gli uomini e a tutti i popoli. Ma non tutti i popoli sono stati richiamati esplicitamente dal Cielo, così come ha fatto la Madonna a Fatima nelle apparizioni del 1917, poco prima che in Russia esplodesse la Rivoluzione comunista. La Russia si convertirà e ci sarà finalmente un tempo di pace, ha detto Maria SS.ma prima di annunciare il trionfo del suo Cuore immacolato.
Il Mistero di Fatima continua. Pochi giorni fa sono state riconosciute le virtù eroiche di suor Lucia, la terza bambina di Fatima, quella che per decenni è stata la custode e l’interprete dei segreti del Messaggio fino alla morte, avvenuta il 13 febbraio 2005. Gli altri due bambini, Francesco e Giacinta, sono stati canonizzati nel 2017 in occasione del centenario delle apparizioni.
Come ha spiegato l’allora card. Ratzinger in occasione della rivelazione della terza parte del segreto di Fatima, nel 2000, il ciclo di Fatima non è concluso perché non è venuta meno la sua proposta di conversione agli uomini. È caduto il comunismo, ma gli avvenimenti accaduti in Russia dal 1991 in poi ci stanno testimoniando come il mistero di questo grande popolo sia tuttora aperto al bene, ma anche al male.
Con la nostra preghiera e con le nostre penitenze possiamo essere i protagonisti di questa continua battaglia per la Verità e per la pace che avviene costantemente sotto i nostri occhi.
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