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Ucraina-Cina: pronto, Xi parla?

Xi Jinping telefona a Volodymyr Zelensky. La diplomazia cinese si muove e le cancellerie (soprattutto europee) osservano il tentativo cinese di mediare la guerra in Ucraina.

Alla fine il presidente cinese Xi Jinping ha telefonato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Stando alle informazioni disponibili, si tratta della prima volta dall’inizio della guerra che i leader dei due paesi hanno avuto un contatto diretto. La telefonata, di cui hanno dato notizia i media di stato cinesi e lo stesso Zelensky sul proprio account Twitter, ha avuto luogo oltre un mese dopo la visita a Mosca di Xi Jinping. “Ho avuto una lunga e significativa conversazione telefonica col presidente Xi Jinping”, ha scritto Zelensky. Il contenuto della discussione non è ancora stato diffuso, ma il portavoce del presidente ucraino ha detto che i dettagli della telefonata (durata circa un’ora) verranno resi pubblici in seguito. Per ora ciò che è trapelato è che Pechino nelle prossime settimane manderà un inviato di pace a Kiev “per condurre discussioni approfondite con tutte le parti sulla risoluzione politica della crisi ucraina”. Non è stato specificato se questo inviato si recherà anche in Russia oppure no.

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La voce di Pechino?

Nel comunicato riguardo la telefonata di Xi a Zelensky, pubblicato sul sito del ministero degli esteri di Pechino, sono già evidenti alcuni passaggi importanti. In primo luogo, il presidente cinese avrebbe riaffermato al suo omologo ucraino che “il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale è il fondamento politico dei rapporti tra Cina e Ucraina”. Si tratta di una formulazione di rito, già utilizzata in passato da Xi Jinping per esprimere il punto di vista cinese sulla guerra in Ucraina. Ciò che questa volta risulta essere diverso, tuttavia, è il contesto in cui questa affermazione sarebbe stata fatta. Il comunicato, infatti, non fa riferimento a un’altra frase che solitamente viene enunciata a fianco a quella sul rispetto per i principi di sovranità e l’integrità territoriale. Pechino, infatti, tende a sottolineare che anche “i legittimi interessi e le preoccupazioni sicuritarie di tutti i paesi vadano presi seriamente e trattai in modo appropriato”, una frase che solitamente viene intesa come un riconoscimento della fondatezza dei timori russi riguardo la presenza della NATO in Europa orientale. A quanto risulta dal comunicato pubblicato oggi da Pechino, questa formula non sarebbe stata ripetuta nella telefonata di Xi a Zelensky. Questo sbilanciamento retorico, inusuale per la diplomazia cinese, potrebbe essere anche una risposta all’allarme sollevato nei giorni scorsi dall’ambasciatore cinese a Parigi Lu Shaye. Intervistato da una televisione francese Lu si è lasciato sfuggire la frase secondo cui i paesi che come l’Ucraina avevano fatto parte dell’ex Unione Sovietica non avrebbero oggi uno “status effettivo nel diritto internazionale”. Lu per altro non è nuovo a esternazioni controverse e polemiche, e viene normalmente considerato come uno dei diplomatici wolf warrior più in vista a livello internazionale.

Un filtro russo al rapporto tra Europa e Cina?

La telefonata di Xi a Zelensky, a lungo rimandata dal presidente cinese, è un tema su cui si è discusso molto soprattutto in Europa dove in molti si augurano che Pechino possa utilizzare la propria influenza su Vladimir Putin per mettere un freno alle ostilità. Come scritto dal Guardian, a fine marzo il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez si era recato a Pechino per chiedere a Xi Jinping di chiamare Zelensky per discutere direttamente sui negoziati di pace. Ma la visita più importante è stata sicuramente quella del presidente francese Emmanuel Macron, accompagnato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che sono volati a Pechino questo mese. Macron ha incontrato Xi Jinping nella speranza di persuaderlo a “far ragionare” la Russia e mettere fine alla guerra in Ucraina. Secondo quanto scritto da Bloomberg, il presidente francese avrebbe incaricato il suo consigliere di politica estera di lavorare con la dirigenza cinese per stabilire un accordo quadro entro il quale Russia e Ucraina possano condurre negoziazioni di pace. Per l’Europa l’approccio che Xi Jinping deciderà di adottare riguardo la risoluzione della guerra in Ucraina sarà una delle lenti attraverso cui valutare i rapporti con Pechino. Questo concetto è stato espresso in modo molto chiaro dalla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, che nei giorni scorsi è arrivata anche lei a Pechino. “Il ruolo che la Cina interpreterà con la sua influenza sulla Russia avrà conseguenze per tutta Europa e per il nostro rapporto con la Cina”, ha detta Baerbock prima di partire per Pechino.

Xi Jinping, il pacificatore?

Da quando la Cina si è riaperta al mondo dopo la fine della strategia zero Covid, Pechino è tornata al centro della diplomazia internazionale. Chiuso il capitolo dell’auto-isolamento sanitario, Xi Jinping ha ripreso a incontrare i leader stranieri: non solo quelli europei che negli ultimi mesi sono arrivati in visita, ma anche quelli regionali e del cosiddetto Sud Globale. Pochi giorni fa il presidente brasiliano Lula da Silva è stato ricevuto con tutti gli onori a Pechino, preceduto di poco dai primi ministri di Singapore e Malesia. Allo stesso tempo i diplomatici cinesi hanno alzato il loro profilo a livello globale, allungando il proprio raggio d’azione a zone in cui precedentemente Pechino preferiva non immischiarsi direttamente. Lo scorso marzo, nel quadrante mediorientale, la Cina ha mediato un accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita e nelle ultime settimane si è fatta avanti anche per riaprire i colloqui tra israeliani e palestinesi. Lo scorso 24 febbraio, a un anno esatto dall’inizio dell’invasione russa, Pechino ha poi presentato un piano diviso in 12 punti per raggiungere una soluzione politica al conflitto che da oltre un anno ha sconvolto l’Ucraina. La proposta, che a suo tempo aveva lasciato diversi scontenti, prevede un cessate il fuoco e un ritorno ai colloqui di pace tra le parti. In mancanza di una menzione riguardo il ritiro delle truppe russe la proposta cinese ha ricevuto numerose critiche in Europa e Stati Uniti ma la sua stessa esistenza, così come la telefonata di oggi, segnalano un deciso cambio di passo nella diplomazia di Xi Jinping. Si tratta di una svolta nel ruolo che la Cina desidera interpretare sul palcoscenico internazionale, che man mano che passano i mesi si sta facendo sempre più evidente.

Il commento

di Giulia Sciorati, ISPI e Università di Trento

Si è fatta attendere quattordici mesi la telefonata di Xi Jinping a Volodymyr Zelensky. Un tempismo che sembra voler rispondere alle tanto discusse parole di Lu Shaye, ambasciatore cinese in Francia, che pochi giorni fa aveva sollevato dubbi sulla legittimità della sovranità nazionale dei paesi post-sovietici. Lu, noto per i toni accesi con cui si rivolge alla stampa, aveva scatenato reazioni forti da parte della comunità internazionale, soprattutto europea e statunitense e a poco erano valse le rassicurazioni di Hua Chunying, storica portavoce del Ministero degli esteri cinese durante l’usuale conferenza stampa. La telefonata di Xi a Zelensky che, secondo i comunicati ufficiali, omette qualsiasi accenno alle rivendicazioni russe sulla sicurezza nazionale, lancia quindi un forte messaggio simbolico a tutti i partner della Cina nello spazio post-sovietico, soprattutto ai vicini dell’Asia centrale, con cui Pechino da anni tenta di intessere relazioni e tenta di salvaguardare quel neutralismo che Pechino ha scelto per reagire alla guerra, messo a repentaglio dal sensazionalismo di Lu.

Fonte: Ispionline.it

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