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Quando i comuni diventano amici della famiglia

  Se cresce la famiglia, cresce il territorio, il Welfare, la coesione sociale e l’economia: è l’esperienza, portata a Roma al congresso dei “Comuni amici della famiglia”, un network, realizzato dal Trentino, pioniere in Italia nella costruzione delle prime politiche familiari, che ormai coinvolge 150 Comuni in 11 diverse regioni italiane

C’è un’Italia, forse ancora poco conosciuta, che non guarda alle famiglie come “problema”,  ma come “soluzione”, cioè generatore di benessere, inclusione, crescita.

    Oltre quattro milioni di cittadini residenti in 150 Comuni, di 11 regioni italiane vivono in territori amministrati con una certificazione speciale: quella di “Comuni amici della famiglia”. Un vero e proprio network, in rapida espansione, nato nel 2017 grazie a un’iniziativa della Provincia Autonoma di Trento e della sua Agenzia della Coesione sociale, che nel 2011 ha avviato una certificazione territoriale per i comuni che  vogliano promuovere e realizzare  politiche e servizi orientati al benessere della famiglia, ri-orientando l’intera azione amministrativa verso servizi che rispondono alle esigenze e alle aspettative  espresse dalle famiglie, coinvolgendo tutti i soggetti economici, associativi presenti nel territorio. Da 17 anni il Trentino è terra “amica della famiglia” con politiche attive a sostegno della natalità, del benessere familiare e dei giovani, e oramai oltre il 95% della popolazione vive in comuni certificati “family”.

Ieri il network nazionale dei “Comuni amici della famiglia” s’è ritrovato a Roma, presso la Pontificia università della Santa Croce, in un convegno in cui fare il punto sul movimento e confrontare le differenti buone prassi. «E’ fondamentale mettere a sistema le tante buone pratiche che ci sono nei nostri territori e rispetto alle quali il territorio trentino vanta esempi di eccellenza», ha affermato nel suo saluto Il ministro della famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Maria Roccella. «Iniziative come quella della rete dei Comuni Amici della Famiglia sono dunque di grande aiuto per una scommessa che dobbiamo vincere insieme. La strategia del governo a sostegno della famiglia, e dunque a favore della natalità contro la crisi demografica, non si limita al solo piano normativo. Per noi si tratta di una priorità assoluta, come abbiamo già dimostrato in questi primi mesi di attività. Intendiamo anche stimolare un clima culturale diverso da quello degli ultimi anni, nei quali la famiglia in Italia è stata troppo spesso maltrattata. Bisogna ripartire dalla maternità e ridarle valore sociale.  Se dico che sono un mamma, non fa “status sociale”, come quando dico di essere una manager. Bisogna recuperare il prestigio del “materno”. Nelle statistiche, in Italia, c’è desiderio di maternità, ma manca la libertà di realizzare questo desiderio. Ili sussidiarietà circolare, ossia di quel modello di ordine sociale verso il quale tutto il nostro paese nostro obiettivo è costruire un welfare di prossimità, con spirito pienamente sussidiario, che non si limiti agli aspetti economici ma aiuti le famiglie in termini di servizi».

Tra gli interventi anche quello del cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: «La famiglia non è un problema o un retaggio del passato, ma il pilastro della società, garanzia di prosperità e di futuro: senza di essa le crisi economiche e le varie pandemie sarebbero state ancora più tragiche. Per questo occorre mettere in atto politiche attive che favoriscano la natalità e sostengano la famiglia, ricostruendo quella fiducia nel domani che sembra venuta meno negli anni. Senza famiglia non c’è futuro».

«Il progetto “Comuni amici della famiglia” costituisce un esempio ben riuscito ddovrebbe andare, se veramente vuole muovere passi decisi verso la dimensione deliberativa», hanno spiegato Vera e Stefano Zamagni professori alla John Hopkins University e collaboratori del Network.  «Il progetto in questione fa giustizia del modo in cui l’Italia ha finora trattato la famiglia, come istituzione basilare del nostro ordinamento costituzionale. Il nostro intervento si focalizza su due aree specifiche di auspicabili policies: quella del welfare familiare e quella dell’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di vita familiare. E’ indispensabile dimostrare che uscire dalla logica della filantropia assistenzialistica e del neo-taylorismo di ritorno avvantaggia anche il mondo delle imprese, purché queste siano guidate da manager capaci di innovazione».

Sul nuovo approccio alla famiglia “risorsa” e non “costo” e sulla necessità una rete che permetta di scambiarsi le buone pratiche, come appunto fa il Network,  ha insistito il direttore dell’Agenzia per la coesione sociale della Provincia autonoma di Trento Luciano Malfer: «I comuni vocati alle politiche per la famiglia sono un modello di eccellenza nazionale, ormai presenti un tutt’Italia. Tutti insieme hanno sviluppato oltre tremila azioni concrete a sostegno delle famiglie e della natalità e senza costi aggiuntivi per il bilancio delle amministrazioni comunali. Il segreto? La legge provinciale sul benessere è stata modificata 30 volte in 15 anni: una manutenzione scrupolosa che l’ha resa flessibile in base alla sperimentazione attuata. E poi è efficace la sua applicazione per ciascuna realtà territoriale,  per rispondere ai peculiari bisogni delle comunità. Una strategia dimostrata dai numeri,  che porta vantaggi a cittadini e ad amministratori locali, benessere per le famiglie, coesione nella comunità, senso di responsabilità collettivo, fiducia nelle istituzioni. Alla fine  i comuni “orientati verso la famiglia” risultano essere più attrattivi sia dal punto turistico che economico».

   Il congresso, nella sua seconda sessione, ha dato la parola ai Comuni che, per primi, in ciascuna delle undici regioni italiane coinvolte, hanno creduto nel valore dei percorsi a sostegno delle famiglie e hanno ottenuto la certificazione di “Comune amico della famiglia”.

Fonte: Alberto LaggiaFamigliaCristiana.it

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