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I Martinitt, da orfani e figli di famiglie problematiche a imprenditori di successo

La storica istituzione, che dal 1532 accoglie orfani e bambini allontanati da casa, ha formato personbaggin che si sono poi fatti strada nella vita, gente come Leonardo Del Vecchio, Angelo Rizzoli e Edoardo Bianchi. Ancora oggi ci sono quattro comunità, un museo e una banda

Cominciare la strada in salita non è sempre sinonimo di fallimento nella vita. La storia dell’Istituto Martinitt di Milano lo testimonia. La struttura creata nel 1532 per offrire ricovero, assistenza, istruzione ed educazioni ai minori poveri e abbandonati nei secoli ha ospitato migliaia di bambini e ragazzi (e dal 1753 nell’analogo istituto le Stelline anche le bambine) vanta alcuni personaggi che si sono distinti con carriere di altissimo livello. Tra cui anche il patron della Luxottica Leonardo Del Vecchio, nato il 22 maggio 1935 e scomparso ieri all’età di 87 anni. Orfano di padre, con altri tre fratelli, a quattro anni entrò ai Martinitt perché la madre doveva lavorare e non poteva occuparsi di lui, che sarebbe finito a vivere in strada. Così scrisse la mamma Grazia Rocco: « Spettabile direzione dell’orfanotrofio Martinitt. Io sottoscritta Rocco Grazia vedova Del-Vecchio faccio domanda acciò mi si potesse acconsentire di farmi presto ricoverare il mio bambino più piccolo Del Vecchio Leonardo, dovendo io andare a lavorare e non avendo nessuno a chi affidarlo il piccolo mi starebbe su la strada e prima che mi abbia a capitarle qualche disgrazia preferisco il suo ricovero anche per una più accurata educazione. Voglio sperare che questa spettabile direzione vorrà prendere in considerazione la mia domanda e potermi presto aiutare. Faccio le mie più umili scuse e ringraziamenti anticipati, con ossequi e doveri». E Leonardo, come tutti gli ospiti dei Martinitt (nome che a Milano divenne il sinonimo di orfanelli, e che deriva dalla parrocchia di San Martino che offrì la prima sede (tra via Manzoni e via Morone) ai ragazzi raccolti per le strade) riceve un’istruzione professionale fino ai 14 anni, quando trova il suo primo lavoro come garzone nella bottega di un incisore, per poi diventare operaio. Oltre a un mestiere dai Martinitt si impara vaa rispettare una disciplina ferrea:,si veniva mandati nel «camarino» (una sorta di cella) per le più lievi mancanze. C’era un sacro rispetto per il cibo: si veniva puniti perché si buttavano palline di pane o si sprecavano carote tagliandole di nascosto di notte in giardino. Non si poteva essere trasgressivi: guai a farsi trovare con un mozzicone di sigaretta o con un libro immorale; bisognava avere il massimo rispetto per gli adulti ma anche per i coetanei, pena punizioni severe come il divieto di uscire durante le festività natalizie.
Altro celebre martinitt fu Angelo Rizzoli. Grazie al mestiere di tipografo imparato nel collegio dei Martinitt, Angelo Rizzoli, (1889-1970), figlio un ciabattino analfabeta che morì prima che lui nascesse, a vent’anni inizio la sua carriera di imprenditore nel campo dell’editoria.
Prima di lui al piccolo Edoardo Bianchi, nato a Milano il 17 luglio 1865 e accolto a sette anni al Martinitt, furino insegnati i rudimenti della meccanica e lui divenne un grandissimo artigiano. Nel 1885 aprì una piccola officina meccanica nel centro storico di Milano dove inizio la sua attività di riparatore e costruttore di biciclette. E infine, Marco Dabbene. Nato nel 1909, ex Martinitt, aveva imparato l’arte del cesello presso le scuole della Società Umanitaria ed esercitò la professione presso terzi finché si mise in proprio rilevando nel 1948 un’argenteria in Largo Treves.
Gli Istituti Milanesi Martinitt e Stelline esistono ancora, si occupano dell’accoglienza, protezione, mantenimento, istruzione, sviluppo psicofisico e formazione professionale dei minori in difficoltà. Hanno quattro comunità due servizi di pronto intervento e due alloggi per maggiorenni. Le Comunità accolgono bambini e adolescenti temporaneamente privi dei riferimenti familiari o allontanati dalla famiglia dal Tribunale dei Minori.
E la lunga storia dei Martinitt non è andata persa: dal 2009 esiste un museo che  gestisce gli archivi e i beni culturali di tre delle istituzioni cardine dell’assistenza milanese: l’orfanotrofio dei Martinitt, sorto nella prima metà del Cinquecento; l’orfanotrofio delle Stelline, nato nella seconda metà del Cinquecento; il Pio Albergo Trivulzio, aperto nel 1771. All’interno del Museo sono consultabili gli archivi storici dei tre enti, dal 1800 al 1960, e parte della biblioteca dei Martinitt, dotata di oltre ventimila volumi. l visitatore può virtualmente sfogliare i documenti che raccontano la vita degli orfani Martinitt e Stelline, partecipare alla simulazione di una lezione scolastica fra quelle ricostruite dagli storici e dagli sceneggiatori, visionare le principali letture di svago dell’epoca, rendersi conto della formazione al lavoro e della conseguente condizione dell’occupazione nelle fabbriche ai tempi della rivoluzione industriale, Infine, fondata nel 1861, è ancora attiva la Banda de I Martinitt di Milano che si compone di 37 musicisti professionisti, 21 in formazione ridotta, ripartiti in nove sezioni: Flauti, Doppie Ance, Clarinetti, Sassofoni, Corni, Trombe, Tromboni, Ottoni gravi e Percussioni.

Fonte: Fulvia Degl’Innocenti | FamigliaCristiana.it

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