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Lo storico Cardini: «L’invio di armi all’Ucraina rappresenta formalmente un atto di guerra della Nato contro la Russia»

«L’invio di armi all’Ucraina in un momento di conflitto rappresenta formalmente una atto di guerra della Nato contro la Russia».

Così in un’intervista concessa al ‘Fatto Quotidiano’ il professor Franco Cardini, emerito di Storia presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali di Firenze, oggi assorbito nella Scuola Normale di Pisa.

«Dal 1914 al 1917 l’America mandava aiuti all’Inghilterra con la scusa della legge sugli affitti e i prestiti: il Kaiser affondava i convogli inglesi con i sottomarini. E alla fine sono entrati nel conflitto anche loro: cerchiamo di non arrivare a questo. Quanto alle sanzioni contro la Russia: paga la Russia, ma anche l’Europa mentre gli Usa e la Nato, che pagano pochissimo, se ne fregano», ha argomentato lo storico.

«Io non voglio una resa dell’Ucraina, per rispetto di un popolo e di una terra che amo. Se io fossi Putin, farei in modo di lasciare una via d’uscita dignitosa all’avversario. Penso che Putin abbia deciso l’invasione prima che l’Ucraina entrasse nella Nato, perché dopo – essendo la Nato un’alleanza difensiva – sarebbe stato scatenare di fatto una guerra mondiale. Nel documento del 15 dicembre 2021, il governo russo aveva proposto un compromesso al governo americano per una “finlandizzazione” dell’Ucraina, il non ingresso nella Nato dell’Ucraina e l’indipendenza delle Repubbliche del Donbass. Cose che erano negli accordi di Minsk e che non sono state rispettate. Di nuovo, sapere serve a capire e non a giustificare una o l’altra parte», ha detto ancora Cardini, secondo il quale «la Corte dell’Aja può procedere contro la Federazione Russa. Però le chiedo: a quando i processi contro la Nato (posta sotto l’alto comando Usa) per gli interventi in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Siria?».

 

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