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Ucraina, Liguori e Sansonetti: “Resa si o resa no?”

Per la rubrica ‘Fatela Finita’, la giornalista Hoara Borselli punzecchia con le sue domande i direttori Liguori e Sansonetti sulla guerra in Ucraina e sull’eventuale necessità di una resa di Zelensky.

HB – Il dovere della resa, questo titolo forte con cui hai deciso di aprire questa mattina il giornale e che sta creando grandi discussioni. Abbiamo fatto scomodare anche Paolo Mieli su Radio24 il quale ha detto: ‘Ma come! Sansonetti oggi è d’accordo con Travaglio? Ma come è possibile.’

PS – Ma non lo so, io sono pacifista da quando ero piccolo. Sono pacifista dagli anni ’60, le prime manifestazioni le feci davanti a San Pietro nel 1967. Travaglio credo sia anche lui pacifista da 10 minuti, me lo ricordo sempre con l’elmetto. Adesso ha levato l’elmetto e quando un guerriera diventa pacifista io sono sempre contento. Paolo Mieli che stimo moltissimo è sempre stato non pacifista, interventista. È una posizione legittima, io non credo che esistano i buoni e i cattivi. Cosa è successo? Alberto Cisterna, un’importante magistrato italiano, una persona molto seria, un’intellettuale robusto, mi ha mandato un articolo che ho letto e ho fatto un salto sulla sedia. In questo articolo diceva che la resa non è un disonore, la resa talvolta è un dovere. Mi ha colpito perché andava anche oltre quello che avevo osato pensare fino a quel momento. Leggendolo ho pensato che avesse ragione e allora ci ho aperto il giornale.

HB – La resa è un dovere?

PL – In certi casi la resa è un dovere. Perché intanto non è vergognosa la resa. Se sei debole e soccombente ti arrendi per salvare delle vite. Ci sono persone che si sono consegnate per salvare delle vite. I veri capi sono disposti anche ad arrendersi per salvare le persone. Io non sono tra quelli che non distingue il bene e il male, i torti e le ragioni. Io ho sempre parteggiato. In questo caso non parteggio perché le ragioni non mi sembrano così diverse tra quelli che attaccano e quelli che subiscono. I loro discorsi e le loro azioni concrete sono estranee alla cultura prevalente che io penso debba prevalere in Europa. E allora c’è il problema della guerra che ogni giorno fa morti. Mi dispiace di più per i vivi perché vedo le loro facce. In nome di quelle persone se io fossi al posto di Zelensky mi sarei già arreso. Questo significa che deve vincere Putin? No, Putin non deve e non può vincere. Questo patriottismo, questo senso di guerra patriottica non è assolutamente accettabile. In nome di questo patriottismo si compiono efferati omicidi. Vogliamo dire che questo tipo di conflitto rischia di diventare endemico come quello tra Israele e Palestina? Si, rischia e ad un certo punto bisogna farla finita. Questo conflitto è iniziato otto anni fa e noi ce ne siamo fregati. Non sappiamo cosa sia successo nel Dombass

HB – Però è anche un dovere per difendere il nostro Paese per la libertà. Non c’è più il valore di difendere il Paese anche a costo di sacrificare vite umane?

PS – Certo questo è sempre un valore. Combattere per la libertà è sempre una cosa importante e si può anche sacrificare la propria vita. La resistenza però era una cosa diversa. C’era una probabilità altissima di vincere e quindi perché quando c’è un probabilità alta ti devi arrendere? Ma in questo caso la situazione è completamente diversa

PL – Potrei citare Vercingetorige. All’inizio dell’Europa è un grande capo Gallo. Lui si arrende e i romani lo ammazzano. Quindi sapendo che lo avrebbero ammazzato si arrende lo stesso e salva gli altri Galli. Quindi un capo se è un capo può arrendersi senza disonore. Non può essere onorevole quello di dire vedete mi sono sacrificato ma ho salvato la patria ovvero gli abitanti. Questo amor di patria non mi ha mai entusiasmato e oggi anche meno.
HB – Non soltanto Mieli questa mattina, anche Bobo Craxi ha voluto dire la sua, ha posto una domanda che io rivolgo a te e vediamo di rispondergli: soltanto prolungando la guerra a questo punto Zelensky avrà in mano un’arma in più per poter trattare con i russi. Più morti ci sono e più Zelensky ha in mano un potere negoziale?

PS – E’ talmente lontana questa idea dalla mia idea di civiltà. Io non riesco a imparare nulla dalle guerre. Le guerre ci insegnano che sono il momento della follia umana. Io tra la peggior politica e la guerra scelgo la peggior politica.

PL – Oggi si parla di crimini di guerra, la guerra è il crimine. Non sono molto diffuse queste idee, le trovate qua al Riformista tv, su Il Riformista.

PS – E’ terribile questa cosa dell’attacco all’ospedale, così come è terribile la giustificazione russa che c’èrano i terroristi. Che vuol dire che c’erano i terroristi, ma se io incontro Riina con un bambino in braccio che faccio gli sparo? Chiunque lo lascerebbe andare. Però io ti voglio dire che 20 anni fa andai a Belgrado durante i bombardamenti e ho visto con gli occhi miei un ospedale serbo bombardato e i bambini e i vecchi morti, li stavamo bombardando noi, il governo di centrosinistra italiano.

PL – E ieri sera hanno fatto l’elenco delle testate nucleari, vorrei ricordare a chi ci ascolta che ad Aviano in questo momento ci sono delle testate nucleari della Nato. Speriamo non partano mai.

HB – Si parla, se le fonti sono attendibili, di 71 bambini morti, non potrebbe essere già questo sufficiente per dire che ad oggi la resa è un dovere? Ci sarebbero ancora tantissime cose da dire ma io oggi non me la sento di dire ‘Fatela finita’ quindi continueremo.

PL – Continuiamo Piero, ce lo dice pure Hoara

Fonte:  IlRiformista.it

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