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Alla fiera dell’utero in affitto di Parigi si sceglie anche la «razza» dei bambini

Il 4 e 5 settembre si è tenuta per il secondo anno nella capitale Desir d’Enfant. Ce n’è per tutti i gusti e le tasche: per un «bambino geneticamente sano» si va da 49 mila agli oltre 100 mila euro

Per il secondo anno di fila, si è aperta (e chiusa) a Parigi la fiera “Desir d’Enfant“, che nel fine settimana ha riunito a Porte de Champerret le migliori aziende, firme e cliniche in grado di offrire a centinaia di partecipanti un prodotto unico: bambini. Nel fine settimana, tra incontri e stand, si poteva trovare di tutto, dalle migliori tecniche per generare figli naturalmente, agli ultimi ritrovati in termini di fecondazione artificiale fino al piatto forte: l’utero in affitto.

La fiera (illegale) dell’utero in affitto

La fiera, organizzata in Francia alla luce del grande successo in Belgio dell’evento organizzato da Men Having Babies, è un evento unico nel paese perché rappresenta un paradiso extraterritoriale (all’interno dei confini francesi) dove la violazione della legge non è solo possibile, ma tollerata e avvallata dalle autorità statali.

In Francia l’utero in affitto è vietato da una sentenza della Corte di Cassazione del 1991 che stabilisce l’indisponibilità del corpo umano e poi dall’articolo 16 di una legge del 1994. Chi vi ricorre, in base all’articolo 227-12 del Codice penale, rischia un anno di carcere e 15 mila euro di ammenda. Com’è possibile, che a fronte di un quadro legislativo così chiaro, il 4 e il 5 settembre nella capitale francese si siano tenute oltre 8 conferenze su come comprare bambini violando la legge e nessuno abbia avuto niente da ridire?

Si scelgono capelli, sesso e «razza»

Tra i tanti stand presenti in fiera, che proponevano pacchetti completi “bambino in mano”, c’erano anche tre banche dei gameti che offrivano a pagamento (altro che dono!) spermatozoi e ovociti “di qualità” per permettere ai futuri genitori di selezionare la «razza» preferita del figlio, il colore dei capelli e il sesso. Nessun antirazzista si è stracciato le vesti ed è intervenuto per denunciare la pratica.

La selezione del sesso dovrebbe poi inquietare le femministe francesi, dal momento che qualora il prodotto non sia del genere preferito (quasi sempre quello maschile), l’embrione verrà gettato nella spazzatura per far posto a un nuovo tentativo. Anche in questo caso, però, silenzio assordante.

Dal pacchetto “low cost” a quello “Vip”

Girando tra gli stand, si trova un gruppo americano come Iarc Surrogacy che si propone di «accompagnare le coppie dall’inizio alla fine del programma»: dalla scelta cioè della madre surrogata, al disbrigo delle pratiche legali fino alla consegna fisica del nascituro. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche: per comprare un figlio in Canada con CReATe servono almeno 100 mila euro, di più per accedere alla pratica in California, ma c’è anche la soluzione “low cost” dell’ucraina Feskov che permette di portarsi a casa un figlio con 49 mila euro appena. Chi vuole un trattamento con tutti i crismi, però, può accedere alla «formula Vip» e sborsare diecimila euro in più. In compenso, si è certi di avere «un bambino geneticamente sano». E nel caso in cui il bambino abbia delle malattie, e il problema «venga individuato nei primi tre giorni di vita, potete lasciare il nascituro in ospedale e averne un altro gratuitamente». Questa è la promessa che l’anno scorso è stata fatta da Feskov a una coppia “acquirente”.

«Soddisfatti o rimborsati»

Al di là dell’utero in affitto, a Desir d’Enfant si trova di tutto. C’è la clinica spagnola Eugin di Barcellona che vende programmi di fecondazione artificiale che permettono di concepire un bambino entro 24 mesi «soddisfatti o rimborsati». La clinica Ivf Barcelona alla modica cifra di 5.000 euro permette a due donne di essere “entrambe madri” dello stesso bambino (metodo Ropa, illegale in Francia).

Non tutti i francesi sono complici di questo obbrobrio e di questa parodia del diritto. La Manif Pour Tous ha manifestato davanti all’entrata della fiera, denunciando la compravendita dei bambini e la schiavizzazione delle donne. Il collettivo Giuristi per l’infanzia ha fatto un esposto presso tribunali, Comune e governo ma nessuno ha risposto.

L’evento che pretende di essere informativo, è in realtà commerciale come dichiarato con franchezza l’anno scorso da un espositore sui proventi derivati dalla fiera: «Caspita, altro che se vendo!». Il problema è che l’oggetto della trattativa sono esseri umani. Ma questo alla Francia di Emmanuel Macron non importa: all’ingresso di Porte de Champerret regolarmente controllato il green pass. Tanto è bastato al governo per autorizzare l’evento.

Fonte: Leone GROTTI  | Tempi.it

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