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Draghi: «Diventare madre non è antitetico all’emancipazione»

«Le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno. Per decidere di metterli al mondo hanno bisogno di un lavoro certo, una casa, un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. Inoltre, La consapevolezza dell’importanza di mettere al mondo un bambino è un prodotto del miglioramento della condizione della donna»

«La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato. Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa». Così è intervenuto Mario Draghi agli Stati generali della natalità, l’evento fortemente voluto dal Forum nazionale della Associazioni famigliari alla cui apertura hanno partecipato Papa Francesco e il Premier. Entrambi hanno sottolineato la preoccupazione per l’inverno demografico che sta attraversano l’Italia: «Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa».

«Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche. Esiste infatti una relazione diretta fra il numero delle nascite e la crescita economica. Tuttavia, anche nelle società che crescono più della nostra, la natalità è in calo. Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità, ha continuato Draghi.. «Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti. I giovani fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito».

Il Premier ha poi riflettuto sula dimensione etica del mettere al mondo un figlio: «Voler avere dei figli, voler costruire una famiglia, sono da sempre desideri e decisioni fondamentali nella nostra vita. La dimensione etica che questi desideri e queste decisioni comportano è fondante per tutte le società dove la famiglia è importante, cioè per tutte le società. Tuttavia, essa veniva spesso negata o respinta. Per molti anni si è pensato infatti che il desiderare o meno dei figli dipendesse dall’accettare con coraggio e umanità questa dimensione etica. O invece respingerla, negarla in favore dell’affermazione individuale. Ciò ha avuto conseguenze sociali divisive. Si è guardato alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria».

Ha poi ricordatto che oggi, con il superamento di importanti barriere ideologiche, siamo finalmentr giunti a capire che questa è una falsa distinzione che non trova riscontro nei dati, «come mostra uno studio recente del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione: le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno. In Italia, questa differenza è molto ampia. Le coppie italiane vorrebbero in media due figli, ma ne hanno, sempre in media, meno di 1,5. Inoltre, se riflettiamo bene, la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione. Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza».

Infine una sua valutazione positiva per l’assegno unico che partirà a luglio 2021 solo per gli autonomi ma  verrà esteso a tutti i lavoratori nel 2022: «Al sostegno economico delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Da luglio la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse ammontano a oltre 21 miliardi, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti per le famiglie. L’assegno unico ci sarà anche negli anni a venire, è una di quelle misure epocali su cui non ci si ripensa l’anno dopo».

Fonte: FamigliaCristiana.it

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