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Quella bugia che raccontiamo a noi stessi

Le radici del fenomeno, i rischi e le problematiche che può causare. Ecco cosa è la self-deception e perché si tratta di un autoinganno.

La “self-deception” (autoinganno) consiste nel mentire a se stessi e, inconsapevolmente, lavorare, oggi, nella moderna società mondiale, per costruirsi una realtà più piacevole, autoconvincendosi, a oltranza, del proprio operato senza vedere le eventuali storture. Il negare l’evidenza, inconsciamente, serve anche ad addossare a eventi esterni i propri insuccessi, a esempio uno studente che riceve voti non brillanti ma è convinto di studiare a sufficienza e attribuisce il tutto alla sfortuna o al non essere compreso.

Che cos’è la self-deception

La self-deception è una forma di bugia, rivolta all’interno anziché all’esterno, in cui il soggetto, senza rendersene conto, giustifica la propria azione e aumenta l’autostima a dispetto di una realtà ben diversa. La bugia nella sua accezione più ampia comprende anche quelle frottole che sono rivolte agli altri, consapevolmente. In alcuni casi, tuttavia, dalla menzogna a se stessi si finisce per creare un quadro falso anche agli altri. L’alterazione di ogni aspetto oggettivo e logico, a volte e in modo indiretto, convince anche il prossimo.

Rimanere in questa zona di confort, utilizzando la strategia del mentire a se stesso è adattivo nel breve periodo poi diventa patologico, distorce la realtà e la percezione, pone l’individuo in un suo mondo scollegato dal vero, socialmente disallineato.

L’inconscio, stimolando la coscienza (a cui fa giungere informazioni filtrate), attiva i processi di difesa contro l’ansia e induce a un’autostima notevole che si avverte come logica e non soggetta a critica (proprio al contrario dell’appello kantiano per il continuo esame critico della ragione).

La self-deception al tempo della pandemia

Uno sviluppo molto attuale della nuova tendenza di self-deception è legato al Coronavirus. Soprattutto nei primi mesi della pandemia, della scorsa primavera, molti individui erano inconsapevolmente convinti di un sicuro ritorno alla normalità e al lavoro come prima, alla fine di una pausa ritenuta di breve durata. Il processo di adattamento, in un primo momento, è stato davvero veloce e persuasivo, rifiutando, inconsciamente, il cambiamento.

Le radici del fenomeno

Il fenomeno ha radice antiche. L’imperatore filosofo, lo stoico Marco Aurelio, affermava “Se qualcuno fosse in grado di dimostrare a me che quello che penso non sia giusto, sarò felice di cambiare, perché io cerco la verità, dalla quale non sono mai stato veramente danneggiato. È colui che continua nel suo autoinganno e ignoranza che viene davvero danneggiato”. L’argomento è affrontato nel volume “Leadership e autoinganno. Come uscire dalla scatola”, edito da Piccin-Nuova Libraria, alla terza edizione italiana del 2019, curato da The Arbinger Institute.

Il sito www.chedonna.it, dedicato al mondo femminile (salute, benessere, moda, casa, ecc.), in un articolo del 9 marzo scorso, stimava l’autoinganno secondo quanto segue “Si parla spesso di sincerità senza pensare che tante volte la prima persona a cui raccontiamo bugie siamo noi stessi. Ebbene sì. Anche se non tutti ne sono consapevoli, ogni giorno una persona media tende a dirsi dalle 3 alle 8 bugie, anche più volte”.

La Rivista di psichiatria ricorda “La self-deception si può considerare come un meccanismo per fronteggiare gli eventi di vita stressanti. L’indebolimento di questo meccanismo può accrescere il rischio di suicidio in quanto l’individuo non riesce a sopportare la consapevolezza di un sé fortemente negativo”.

A tal proposito, in un articolo dell’Espresso del 18 gennaio scorso, il Prof. Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ricorda “C’è una coincidenza molto sospetta e siamo certi che la rapida crescita a cui assistiamo in questi ultimi mesi di alcuni disturbi in particolare come l’ansia, l’irritabilità, lo stress, i disturbi del sonno sono legati direttamente all’isolamento. Tra i giovani è vera e propria emergenza. Per esempio a dicembre il Reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino ha lanciato l’allarme: i ricoveri per Tentativi Suicidio (TS) sono passati da 7 nel 2009 a 35 nel 2020 e nello stesso periodo (2009-2020), nel Day hospital psichiatrico, l’ideazione suicidaria è passata dal 10% all’80% dei pazienti in carico. Numeri che fanno rabbrividire, soprattutto se si pensa che riguardano i giovanissimi”. Rivolto all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, precisa “Vediamo negli anni un incremento notevolissimo delle attività autolesive e dei tentativi di suicidio: nel 2011 i ricoveri sono stati 12, nell’anno appena concluso abbiamo superato quota 300. […] Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento”.

Un fenomeno da non prendere alla leggera

La self-deception è un fenomeno umano e comprensibile e, se circoscritto a eventi occasionali e rari, può risultare, anche simpatico e ironico. Il problema si pone quando l’autoinganno è ripetuto, costante e continuo e si traduce in uno scarico di responsabilità nonché un tentativo di azzerare i sensi di colpa per azioni non impeccabili. La strategia di addossare al poco tempo disponibile la colpa per non essere riusciti ad assolvere appieno i propri compiti e doveri, convince solo la persona che lo crede e che si autoassolve; di fatto, gli impegni presi non si estinguono. Quando non si riesce a creare la condizione per “una stretta di mano con se stessi” è il momento in cui non si può pretendere di ricercarla o concederla al prossimo.

Le bugie hanno le gambe corte

Del resto, i trucchi e le bugie per salvare il totem dell’autostima hanno le gambe corte. Giustificare sempre i propri errori e comportamenti, autoassolvendosi, in realtà non porta ad alcuna difesa né a un potenziamento vero della propria considerazione. Si tratterà solo di una convinzione personale del soggetto ma nei fatti e nei rapporti con il prossimo sarà effimera e vuota, fragile.

La tutela dell’autostima arriva anche al disconoscimento della verità, con un accento presuntuoso e limitato al proprio orticello, visto come l’orizzonte mondiale e giustificando il proprio filtro menzognero poiché “così fan tutti”.

Come difendere l’autostima

Non è così che si difende l’autostima. Il narcisismo è la sottile presunzione di essere sempre nel vero, riducendo tutto ciò che non sia desiderabile a una personale zona di continuo confort.

L’atteggiamento mentale di difesa tende a proteggere, esageratamente, l’individuo che si pone in una bolla fuori dal tempo e dalla realtà, rifiutando anche il cambiamento e l’evidenza.

L’autostima, invece, nasce e cresce con il confronto diretto e continuo con il prossimo, franco e aperto a qualsiasi valutazione, sia positiva sia negativa, senza l’inconscia preoccupazione di salvare il salvabile. Solo il confronto dei propri errori con quelli degli altri, in un proficuo esame, può risvegliare coscienze e punti di vista, permettendo di vivere secondo realtà, accettando l’evento negativo e non cercare, a tutti i costi, il confort e l’eden del proprio “io”, senza considerare gli “altri”. Gli altri esistono, anche per limare l’autoconvincimento, l’autoassolvimento e l’autoinganno a cui si riduce il prossimo.

Fonte: InTerris.it

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