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Tu non conosci ancora la bellezza della tua voce, ma non sei solo se vuoi scoprirla

Accompagnamento spirituale dei giovani. No, non è costringerli a convertirsi. No, non è spingerli a diventare preti e suore. Allora cos’è? Scopriamolo insieme!

Lo scorso gennaio ho intervistato Briana Santiago per raccontare la sua Consacrazione ed è stata occasione per ricordarmi di quanto sia provvidenziale il carisma delle Apostole della vita interiore nel tempo che viviamo: la loro vocazione e missione è interamente dedicata alla cura spirituale del popolo e dei giovani in particolare. Durante la chiacchierata con Briana mi colpì quando raccontò della sua esperienza universitaria negli USA:

Negli Stati Uniti c’è più richiesta di accompagnamento spirituale, mentre qui in Italia si parla più di evangelizzazione o ritiri di meditazione spirituale. In Italia siamo noi che dobbiamo andare incontro ai giovani, mentre, ad esempio, negli USA al centro cattolico che frequentavo in università le consorelle esponevano un cartello all’inizio dell’anno per iscriversi a un colloquio di direzione spirituale e due ore dopo quel foglio era pieno.

E quei giovani che si segnavano in fretta non erano per forza cristiani o ferventi credenti: intendevano l’accompagnamento offerto dalle suore cattoliche come una possibilità di andare a fondo delle domande che scendono a grappolo da quella più essenziale, “Chi sono?“.

Anche qui, alle nostre latitudini, abbiamo sete disperata di questa acqua buona. Allora, ho chiesto alle Apostole di raccontare cos’è questa possibilità concreta dell’accompagnamento spirituale dei giovani, perché non tanti ne sono a conoscenza e invece è un concime benedetto che la Provvidenza ci mette a disposizione in un tempo arido di speranza e amore incondizionato.

Ringrazio Janel Olberding che ha condiviso con noi un vademecum della proposta che è il discernimento in compagnia di una guida e chi voglia mettersi in contatto con le Apostole può farlo attraverso il loro sito o la loro pagina Facebook.

 

Perché fare un accompagnamento spirituale?

Hai mai tentato di fare una scalata in montagna in un luogo a te sconosciuto? Hai tanta voglia di farla perché in tanti ti hanno parlato del panorama stupendo che si vede da lassù, perciò ti accingi a prepararti. Per prima cosa vai al negozio a comprare la cartina, poi te la studi bene. Pensi di aver capito qual è il sentiero giusto per arrivare alla cima, anche se ti rimangono un po’ di dubbi su quale bivio prendere e se riuscirai a riconoscerlo una volta che arrivi lì di persona. Poi, inizi a preparare lo zaino. Anche qui ti vengono delle domande: farà freddo? Ci sarà vento? Quanta acqua dovrei portare, ci sarà una sorgente lungo il sentiero?

E tante altre domande simili…e poi, come un lampo ti arriva un’idea: perché non esporre tutte le tue domande e incertezze a uno che è esperto di quella montagna? O ancora meglio, perché non chiedergli di accompagnarti nella scalata così che possiate parlarne lungo il cammino ed essere più sicuro di arrivare alla meta desiderata?

Non basta che ciascuno segua ciò che sente dentro (l’istinto, i desideri)?

Possiamo utilizzare questa analogia della scalata in montagna per il cammino spirituale. La meta è l’unione con Dio e il sentiero per arrivarvi è questa nostra vita terrena in cui si presentano vari scenari: le curve dove la visibilità è ridotta, temporali improvvisi e decisioni da prendere. Si può tentare la scalata senza un accompagnatore, fidandosi delle proprie risorse e istinti, e certamente Dio che desidera l’approdo del pellegrino cercherà di sussurrargli le mosse giuste.

In questo modo, ascoltando lo Spirito che parla al cuore, si potrà arrivare in cima senza l’assistenza di un accompagnatore particolare. Per chi desidera arrivare prima e con più facilità per godere la bella vista che ha Dio sulla sua vita e sul mondo, può essere di grande aiuto chiedere l’accompagnamento a chi ha già esperienza del cammino. La possibilità di confrontarsi con  una guida lungo il percorso aiuta a togliersi quei dubbi che naturalmente vengono quando si viaggia da soli.

Parlare con un’altra persona è “farsi convincere” o riuscire a vedere meglio?

Il confronto con un accompagnatore spirituale non è per farsi convincere o farsi dire ciò che si deve fare. Non si tratta di fidarsi ciecamente del consiglio della guida delegando a lei la responsabilità delle decisioni. La persona accompagnata deve diventare sempre di più protagonista della propria vita. La guida spirituale ha il compito di assistere l’altro nell’ascolto più attento di se stesso e di Dio per vivere una relazione sempre più autentica e profonda.

L’accompagnatore non si intromette in quella relazione unica e speciale fra Dio e la persona, ma la facilita attraverso l’ascolto di quanto la persona riporta. La guida assume spesso la funzione di uno specchio: riflette l’immagine veritiera della persona a se stessa, come la vede Dio. A partire dall’ esperienza della propria identità come figlio amato di Dio, la persona diventa più libera e più responsabile della sua vita.

In quale momento della vita è meglio farlo?

Ci si può avvalere dell’aiuto di un accompagnamento spirituale in qualsiasi momento della vita, e anche per tutta la vita. Un momento particolarmente indicato è quello della giovinezza per il fatto è un tempo di scoperta della propria identità. A partire dalla propria auto-comprensione si prendono delle decisioni che avranno conseguenze per tutto il resto della vita.

L’accompagnatore “assomiglia a un maestro di canto posto da Dio accanto a te per aiutarti ad esprimere quel canto unico, che sei tu, tra tutte le musiche e tutti i rumori che t’ingombrano ed interferiscono. Tu non conosci ancora la bellezza della tua voce!” (P. Didier-Marie, La Relazione di Accompagnamento, Libreria Editrice Vaticana, 2018, p. 10)

Se lo faccio, poi mi convincete a diventare prete/suora?

Intraprendere un accompagnamento spirituale non vuol dire finire col diventare preti o suore! Per arrivare all’unione con Dio non serve consacrarsi, ma amare, e si può amare in qualsiasi vocazione. San Giovanni Paolo II soleva ripetere: la persona umana si realizza solo mediante un dono sincero di sé. L’accompagnamento vuole essere un aiuto a discernere in quale modo donarsi, quale concretezza prende l’amare nella vita quotidiana.

Per fare l’accompagnamento spirituale bisogna per forza essere cristiani praticanti?

Non necessariamente una persona deve essere un cristiano praticante per iniziare un percorso di accompagnamento. Chiunque desideri conoscere e ascoltare di più Dio che parla in quel luogo interiore e sacro della propria coscienza, può chiedere l’aiuto di una guida. Conoscendo di più Dio e il suo Figlio Gesù, è probabile che desidererà incontrarlo anche fisicamente nei sacramenti.

Qual è lo scopo?

L’obiettivo della vita spirituale è vivere in comunione con Dio. I mezzi ordinari e indispensabili per tale comunione sono i sacramenti e la preghiera  in quanto tramiti della grazia divina. La ricezione frequente dei sacramenti, soprattutto l’Eucarestia la Confessione, alimenta e rafforza la relazione con Dio. La preghiera è come l’aria per l’anima: è l’ambiente in cui si gioca la relazione con Dio e senza la quale quest’ultima non potrebbe sussistere.

L’accompagnamento spirituale si aggiunge a questi mezzi e li presume; un vero accompagnamento spirituale richiede la pratica quotidiana della preghiera perché è nella relazione con Dio che uno scopre la propria identità di figlio amato. A partire da quest’identità si delineano poi i tratti caratteristici della propria vocazione e missione nel mondo.

Cos’è il discernimento?

La preghiera quotidiana offre anche la materia da portare alla guida per imparare l’arte del discernimento. Saper discernere è utile non solo per le grandi decisioni della vita, ma anche nelle vicende più piccole di ogni giorno. Andare a trovare i nonni oggi o no? Come spendere il tempo oggi pomeriggio? Decidere cosa fare in base al discernimento e non solo all’istintività porterà a vivere le giornate con più serenità interiore.

Il discernimento richiede tre passi fondamentali: consapevolezza della propria vita interiore, (accorgersi dei pensieri, sentimenti e desideri che emergono durante la preghiera e che sono sempre in divenire), capire questi movimenti interiori (da dove vengono e dove porterebbero), per decidere come agire.

L’accompagnatore offre un ascolto attento e non giudicante nel quale la persona può esprimere liberamente i suoi pensieri, dubbi, sentimenti e desideri. Il poter esternarli verbalmente aiuta la persona a chiarire cosa le si muove dentro e a darne un nome. La guida può fare delle domande, mai per curiosità, ma per aiutare la persona ad avere più consapevolezza e comprensione delle sue esperienze spirituali. Una brava guida non dà risposte alle domande o soluzioni ai problemi, ma facilita la persona a riconoscere l’operato di Dio nella propria vita in modo da arrivare lei stessa a decidere quale sia il prossimo passo. In questo modo, la persona cresce nella propria capacità di ascoltare e distinguere la voce di Dio, e diventa più libero e responsabile nel rispondervi.

Come si svolge concretamente?

L’accompagnamento spirituale avviene attraverso dei colloqui confidenziali. La frequenza dei colloqui è regolare, solitamente mensile, per la durata di un’ora circa. Può sembrare poco tempo per la quantità e l’intensità di quanto una persona vive in un mese, ma l’importante non è raccontare tutto alla guida, piuttosto avere l’occasione per riconoscere quanto stia avvenendo interiormente e farne una sintesi. L’accompagnamento non è da confondere con l’amicizia che invece può prevedere tanti altri momenti di condivisione.

Come scegliere la guida spirituale?

L’accompagnamento spirituale è un ministero nella Chiesa che proviene non dal sacramento dell’ordine, ma dal battesimo. Perciò l’accompagnatore può essere un laico, una donna, un consacrato o no, l’essenziale è che la guida sia impegnata nel proprio cammino con Cristo, che preghi, che conosca l’animo umano e l’azione dello Spirito Santo. Inoltre è importante che sia istruita nella dottrina cattolica. Siccome l’accompagnamento richiede l’apertura del cuore, è importante scegliere una persona di cui si ha fiducia. E’ una relazione fondata sulla libertà e in qualsiasi momento, sia la persona guidata sia la guida può discernere di interrompere l’accompagnamento.

Fonte: Annalisa Teggi | Aleteia.org

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