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Le regole Ue pronte a diventare opportunità per l’export di cibo italiano

La nuova normativa comunitaria che regolerà le operazioni di e-commerce potrebbe ampliare significativamente il mercato della nostra food industry

Novità in arrivo da Bruxelles sul fronte degli acquisti online. La crescita esplosiva dell’e-commerce spinge l’Ue verso l’adeguamento delle norme nazionali che regolano le operazioni di commercio elettronico tra aziende e consumatore finale, ovvero le vendite di beni e/o servizi materiali il cui acquisto, ordinato in rete, è seguito da una transazione economica online e da una consegna fisica del bene all’indirizzo indicato dall’acquirente.

Dal 1° luglio 2021 le operazioni che superano i 10mila euro – soglia unica per tutti gli Stati membri – dovrebbero infatti diventare territorialmente rilevanti ai fini Iva nel Paese di destinazione dei beni. In via generale, questo significherà che gli operatori commerciali (soggetti passivi di Iva) che vendono beni e/o servizi online a privati consumatori (quindi soggetti non passivi Iva) residenti in Stati membri Ue diversi da quello di residenza del fornitore/prestatore, saranno tenuti a versare l’Iva dovuta secondo le norme previste nel Paese dell’acquirente.

In buona sostanza, dunque, al superamento della soglia 10mila euro, il fornitore dovrebbe identificarsi in ciascuno degli Stati membri in cui perfeziona operazioni di vendita rilevanti ai fini Iva. Ma questa non sarà l’unica strada percorribile. Le aziende potranno infatti anche scegliere di fruire del regime denominato OSS (One Stop Shop), che consentirà di identificarsi ai fini Iva in un unico Stato membro senza necessità di dover nominare un rappresentante fiscale in ogni Paese di destinazione nel quale verrà superata la soglia indicata. E questo passaggio, dal sapore squisitamente tecnico, promette di generare riflessi estremamente concreti per le aziende.

“Quest’ultima opzione – osservano gli esperti del Trade & Customs team dello Studio Associato – Consulenza legale e tributaria di KPMG – è destinata a generare una sensibile riduzione degli oneri amministrativi oltre che economici a carico degli operatori per la gestione dell’e-commerce”. E così potrebbero aprirsi “interessanti opportunità anche, e soprattutto, per la produzione agroalimentare nazionale, che potrebbe ampliare significativamente i confini del proprio potenziale mercato” concludono gli esperti di Kpmg, che aggiungono: “Le nostre imprese con un uso più mirato dell’e-commerce potranno raggiungere clienti in ogni Paese dell’Unione europea e in mercati esteri, avvalendosi della ‘prossimità commerciale’ che il web riesce a generare mediante l’uso di un market place virtuale. Non più, dunque, un mercato tutto domestico, o per lo più affidato a consumatori limitrofi all’arco alpino, ma un mercato potenziale che – esteso a tutti gli Stati membri dell’Ue – potrà rivolgersi con facilità a destinazioni lontane come Russia, Cina e Stati Uniti. Si tratta di Paesi nei quali poter spendere il Made in Italy, soprattutto con riferimento ai prodotti pregiati del nostro settore agroalimentare, garantisce assoluta visibilità, con concrete possibilità di successo”.

Fonte: Manuela FALCHERO | IlSussidiario.net

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