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Trecento milioni per salvare le paritarie dal valore “insostituibile”

Ha funzionato. Nonostante Covid, nonostante l’antico dileggio della Costituzione e dell’articolo 33 rispolverato in piena pandemia da Cinquestelle e amici di Micromega. Nonostante le barricate, i paraocchi, il ridicolo adagio delle paritarie costantemente chiamate “private” e dei termini branditi come sinonimi di diplomificio, in Italia “finalmente si è parlato di scuola”. E finalmente quelle 12 mila realtà, che danno lavoro a 180 mila persone e nelle quali studiano 900 mila tra bambini e ragazzi, sono diventate preziose, anche solo per mero calcolo e convenienza, agli occhi dello Stato e della politica.

TRECENTO MILIONI IN PIÙ

“Dopo quattro mesi di chiusura e senza aiuti economici alle paritarie un ragazzo su quattro, quindi oltre 200 mila ragazzi, sarebbe rimasto senza scuola. Finendo per bussare alle porte dello Stato che a sua volta avrebbe dovuto impegnare, in questo assurdo momento storico fatto di incognite e distanziamento, svariati miliardi per garantire posti, spazi e insegnanti”. Gabriele Toccafondi, una vita sulle barricate sì, ma per la libertà di scelta, educazione e oggi più che mai per dare voce a chi non sapeva se avrebbe trovato il proprio asilo o istituto aperto a settembre, è soddisfatto: la Commissione, spiega a Tempi.it, nel decreto Rilancio in fase di conversione ha approvato “150 milioni di aumento grazie al lavoro degli emendamenti: complessivamente alle paritarie arriveranno così 300 milioni in più, 180 milioni alle scuole dell’infanzia (0-6 anni) e 120 milioni alle scuole paritarie. E via quel ridicolo riferimento all’esclusione del beneficio delle risorse per studenti sopra i 16 anni”.

UN AIUTO “DOVEROSO E NECESSARIO”

Venerdì sera, frutto di un accordo politico tra maggioranza e opposizione, si è concretizzato un aiuto “doveroso e necessario”: agli 80 milioni già assegnati dal decreto all’infanzia e i 70 alle scuole ne sono stati aggiunti rispettivamente 100 all’infanzia e 50 alle scuole. Da sommarsi, per continuare a parlare di cifre del 2020, ai 512 milioni di contributo e i 36 milioni per la disabilità, nonché alle detrazioni fiscali. “Utile e doveroso perché in gioco c’era la sopravvivenza di realtà che già faticavano ad arrivare al pareggio di bilancio prima di Covid. Ma il cui valore è stato ampiamente riconosciuto nel confronto politico”.

UN DIBATTITO FINALMENTE POLITICO

Toccafondi assicura di aver trovato per la prima volta “ampio consenso e convergenza trasversale sulla scuola e ho ben presente per storia politica personale il livello del dibattito pubblico e in sede istituzionale degli ultimi anni. Mai si era approdati a fare i conti con il valore insostituibile della seconda gamba su cui si regge il nostro sistema di istruzione nazionale. L’emergenza, il rischio macelleria economica e sociale, ci ha costretto a guardare e comprendere per la prima volta i numeri. E questo grazie al lavoro di tanti, in primis a quello dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, di Maurizio Lupi e altri che non hanno mai smesso di creare i presupposti per un dialogo. Nessuno di noi è arretrato davanti all’impegno di lavorare insieme nel passaggio parlamentare per garantire l’erogazione del servizio pubblico educativo delle scuole paritarie di ogni ordine e grado alla ripresa del nuovo anno”.

SOPRAVVIVENZA E DIDATTICA IN PRESENZA

Una ripresa che per Toccafondi andava messa in sicurezza innanzitutto attraverso l’erogazione immediata di risorse e il confronto sulla sopravvivenza della scuola stessa e della didattica in presenza. “L’obiettivo economico lo stiamo portando a casa, ora serve tenere sul riportare a scuola i ragazzi. Oggi in Italia si può fare praticamente tutto ma sulla scuola è stato deciso con tre mesi e mezzo di anticipo che i ragazzi dovranno mantenere la distanza di un metro l’uno dall’altro, due dalla cattedra, entrare e uscire sfalsati, sanificare ogni giorno qualunque cosa. In altre parole è stato deciso il 28 maggio che a settembre un milione e mezzo di ragazzi non potrà rientrare in classe e questo per me non si chiama scuola, né prevenzione, ma universo parallelo”.

“ORA SI TORNI IN CLASSE. POI AUTONOMIA”

In questo senso le proposte del documento diffuso dalla Cdo “Liberare le scuole” sono per Toccafondi colme di ragioni, “su tutte spicca il tema dell’autonomia scolastica, l’unico strumento che a cascata può far funzionare la scuola, senza autonomia non bastano neanche i migliori insegnanti e dirigenti. Anche sulla selezione di qualità e merito di chi va ad insegnare ai nostri figli c’è da lavorare, tuttavia, il primo passo da affrontare è quello che ci pone un tema di sopravvivenza e di riapertura”. Rientro a scuola di tutti, no allo smembramento delle classi e sì al buon senso, “l’obiettivo deve essere ora quello di tornare in classe tutti a settembre”.

Fonte: Caterina GIOJELLI | Temp.it

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