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Siria. Primo morto per il virus. Appello: togliete l’embargo sulle forniture sanitarie

L’appello a Onu, Ue e Usa di New Humanity: togliete l’embargo sulle forniture mediche e sanitarie. Sanzioni «inaccettabili», con la pandemia in corso, privano la popolazione degli «aiuti vitali»

È stato confermato il primo caso di decesso per Covid-19 nella Siria nordorientale, sotto il controllo delle Forze democratiche siriane: lo segnala, in una nota, Medici senza frontiere che sottolinea la preoccupazione per la preparazione e la capacità del Paese di rispondere a un’epidemia di questo genere con un sistema sanitario indebolito dal conflitto, ritardi nelle diagnosi e la chiusura delle frontiere. Will Turner, responsabile dell’emergenza per Msf lancia l’allarme: “Abbiamo forniture supplementari e staff medico pronto a partire, ma non abbiamo le garanzie che possano entrare nel Kurdistan iracheno e proseguire verso la Siria”.

Per la Siria, quasi senza ospedali dopo nove anni di guerra civile, e che ora teme «effetti devastanti » per il diffondersi della pandemia da Covid-19, «servono decisioni senza precedenti, per far fronte a una crisi senza precedenti» che potrebbe mietere vittime soprattutto fra i più deboli.

Con queste motivazioni New Humanity, assieme alla sua associata Azione per un Mondo Unito, ha lanciato un appello internazionale per sospendere l’embargo contro la Siria «almeno per le forniture sanitarie e i materiali destinati alle cure mediche e per i fondi necessari per pagarle».

Una iniziativa, precisa l’Ong di ispirazione cristiana, che «non va nel merito delle varie posizioni politiche» e, precisano i promotori, vuole «andare oltre i partiti» con l’obiettivo di «salvaguardare la popolazione civile siriana è al di sopra di qualsiasi orientamento politico o ideologico» superando anche ogni ostacolo costituito da nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi.

L’embargo e le sanzioni, affermano i promotori, in questo particolare momento sono «crudeli e inaccettabili» perché privano la popolazione civile «degli aiuti e del sostegno che possono rivelarsi vitali».

L’appello di New Humanity – che verrà indirizzato al segretario generale delle Nazioni Unite, ai presidenti di Consiglio e Parlamento Europeo, al presidente degli Stati Uniti e alla speaker della Camera Usa – è già stato firmato da Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea, Giovanni Malagò, presidente del Coni, Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, Cornelio Sommaruga, già ambasciatore della Svizzera e presidente della Croce Rossa Internazionale, don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Conferenza episcopale italiana, Susanna Camusso, responsabile relazioni internazionali della Cgil, Alessandra Aula, segretaria generale del Bice (International Catholic Child Bureau), Pascal Pittet di Terres des hommes, Paul H. Dembinski, direttore di Observatoire de la Finance di Ginevra.

Un tema, quello dell’embargo, che sta mobilitando le cancellerie. Secondo il sito del quotidiano panarabo Aawsat sarebbe infatti in corso una «campagna diplomatica di Washington per impedire ai governi russo e siriano di strumentalizzare la pandemia» allo scopo di allentare le sanzioni economiche europee e americane che Mosca, da tempo, definisce unilaterali e illegali. Washington, osserva sempre Aawsat , ha sempre precisato che le sanzioni non riguardano la fornitura di beni umanitari.

Una conferma della sofferenza della popolazione viene da don Antoine Tahlan, sacerdote armeno–cattolico di Aleppo: «Gran parte delle attrezzature e delle forniture mediche sono state trafugate, e molti medici sono emigrati» perché minacciati dai «terroristi », ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che soffre.

Ma la Siria è ormai un poligono dove si confrontano le tensioni regionali: un raid aereo israeliano nella Siria centrale, denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha ucciso nove combattenti pro Assad, tra cui sei non siriani, e alcuni miliziani di Hezbollah.

Fonte: Luca Geronico | Avvenire.it

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