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Il Gender, tra i peggiori mali di oggi: il Papa nell’ultimo libro-intervista

In libreria dall’11 febbraio “San Giovanni Paolo Magno” un dialogo tra un giovane prete nato e cresciuto nel pontificato wojtyłano e l’attuale successore di Pietro: aneddoti e letture, sacerdozio e celibato, storia e sfide per l’avvenire. Inoltre Aleteia anticipa un’importante pagina di Francesco sulle “gender theories”.

Tra meno di una settimana sarà nelle librerie italiane (ma nel frattempo è già in corso d’opera la traduzione in polacco, francese, spagnolo, portoghese e inglese) l’ultimo libro di Papa Francesco, dedicato al suo predecessore polacco: “San Giovanni Paolo Magno” è il titolo. Per la precisione, si tratta di un libro-intervista col giovane sacerdote aquilano (e docente e divulgatore) don Luigi Maria Epicoco. Già lo scorso 15 gennaio Paolo Rodari anticipava alcuni contenuti a pagina 19 di Repubblica:

Si tratta di una riflessione – scrisse allora il vaticanista – che nei fatti va proprio a riscrivere la narrazione distorta del suo rapporto con il vescovo di Roma che quando la sera del 16 ottobre 1978 si affacciò su piazza San Pietro disse di essere venuto «da un paese lontano». «Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo (il Papa, ndr) quasi alla fine del mondo», disse invece Francesco quando venne eletto il 13 marzo del 2013, ispirato a mostrare un legame col Papa che sarebbe poi diventato santo.

Paolo Rodari, La controffensiva di Bergoglio: “Celibato intoccabile”, in La Repubblica del 15 gennaio 2020 (online già il 14 gennaio)

Non erano giorni casuali, e per questo scegliamo di riferirci a quell’introduzione: infatti appena due giorni prima, il 13 gennaio, erano stati anticipati su Le Figaro alcuni contenuti di un libro del cardinal Sarah con un contributo di Benedetto XVI, e in quei due giorni si stava consumando una poco trasparente polemica sulla paternità editoriale del libro – annunciato come dirompente. Rodari ebbe la possibilità di gettare una folata rinfrescante in quella cappa di logomachie pretestuose:

C’è tutto un mondo che ritiene che Francesco stia tradendo la teologia morale di Wojtyla, dal celibato dei preti alla comunione ai divorziati risposati, e che lo giudica per questo eretico. […] Bergoglio spiega invece in pagina il suo rapporto con Giovanni Paolo II, i passi della sua teologia di cui è maggiormente debitore. […] E aggiunge come secondo lui il celibato oltre ad essere una caratteristica della Chiesa cattolica, è anche una grazia che va preservata e conservata.

Ibid.

È vero, a p. 75 si trova a proposito un breve paragrafo di chiarezza e fermezza adamantine. Non si produce un libro, però, per pubblicare un testo di sei righe e mezzo, e in questo il titolo (ma questo solo) di Repubblica rischia di risultare fuorviante: non c’è alcuna “controffensiva” perché il libro non è una reazione, malgrado una considerazione superficiale delle tempistiche possa darne l’idea. Per sincerarcene siamo risaliti alla fonte di prima mano, don Luigi Maria Epicoco, facendo sì che il co-autore ci raccontasse in presa diretta la genesi e il senso di questo libro.


Aleteia: Quando e come è nata l’idea del libro?

don Luigi Maria Epicoco: L’idea è nata durante un colloquio con il Papa, a giugno dell’anno scorso: gli raccontavo del progetto di una breve biografia spirituale per i 100 anni dalla nascita di Papa Wojtyła. A quel punto il Papa mi ha raccontato qualche aneddoto personale legato al predecessore, e da lì è nata l’idea di raccogliere la sua testimonianza e inserirla in questo libro. Da allora fino al Natale appena trascorso ci siamo incontrati periodicamente per organizzare e raccogliere questa condivisione.

A.: Giusto per fare l’avvocato del diavolo… Allora come mai la prefazione reca la data del 2 febbraio?

d. L.M. E.: Il volume è stato completato a gennaio, come la stessa anticipazione di Rodari dimostra, ma l’Epifania era appena passata e la prima data liturgica “forte”, utile per mettere simbolicamente un punto, è stata la Candelora.

A.: Tra Giovanni Paolo II e Francesco… resta posto per Benedetto XVI?

d. L.M. E.: Non si potrebbe pensare ai due senza il terzo: Benedetto rimane il vero trait d’union tra la fine di un pontificato importante, come quello di Giovanni Paolo II, e un altro pontificato importante, che non ci sarebbe mai stato senza le scelte e le intuizioni di Papa Benedetto.

Più volte, inoltre, nel corso delle conversazioni, Papa Francesco ha ribadito che a suo avviso nel 2005 l’unica persona che potesse raccogliere l’eredità di Giovanni Paolo II era il cardinale Ratzinger.

A.: Qual è la pagina di questo libro che le è più cara?

d. L.M. E.: Nel capitolo “Il sacerdote” avevo chiesto al Santo Padre una parola sull’accompagnamento spirituale, visto che anche in Christus Vivit aveva invitato i giovani a farsi seguire nella crescita e che Giovanni Paolo II stesso ebbe diversi accompagnatori d’eccezione, tra cui il santo laico Jan Tyranowski. Il Papa ha ribadito più volte che non si deve pensare al ministero dell’accompagnamento anzitutto come qualcosa che la Chiesa possa o debba codificare, alla maniera dei ministeri istituiti: :

…fondamentalmente l’accompagnamento spirituale è un carisma. Non è tanto una funzione, ma una paternità, una fratellanza che trova la sua radice ultima non nella nostra organizzazione quanto nella vita dello Spirito. Certamente è insito nel dovere del sacerdote quello di accompagnare, ma ribadisco l’idea di fondo che l’accompagnamento è un carisma, che in alcuni casi si manifesta con forza e in altri si fa più fatica a riconoscerlo, e che non riguarda | solo i sacerdoti ma anche i laici e le consacrate perché è un carisma del battezzato.

Papa Francesco (con Luigi Maria Epicoco), San Giovanni Paolo Magno, 76-77

A.: Qual è la pagina di questo libro più cara al Papa?

d. L.M. E.: È difficile dire che ci sia una pagina preferita: il Santo Padre ha voluto rivedere con cura le bozze e ho avuto la gioia di consegnargli personalmente due copie del volume stampato, che ha ricevuto con entusiasmo. Penso di non fare torto a nessuno se rivelo che, nelle fasi di revisione, la sua attenzione tornava a concentrarsi sulla sua risposta a una mia domanda circa le modalità più specifiche in cui in questo preciso frangente storico il male si fa presente e agisce: il Papa ha dato una risposta nettissima indicando «una di queste» nella «teoria del Gender», e aggiungendo alcune importanti precisazioni di cui anche nel (talvolta virulento) dibattito attuale si farebbe bene a tenere conto.


Data la delicatezza del tema e l’importanza delle sfumature, col permesso dell’Editore San Paolo anticipiamo per i lettori di Aleteia questa risposta del Papa:

In ogni epoca storica il male si è manifestato in diverse maniere. Secondo Lei, in questo momento storico qual è la modalità più specifica attraverso cui il male si fa presente e agisce?

Una di queste è la teoria del Gender. Voglio però subito precisare che dicendo questo non mi sto riferendo a coloro che hanno un orientamento omosessuale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita anzi ad accompagnare e a prenderci cura pastorale di questi fratelli e di queste sorelle. Il mio riferimento è più ampio e riguarda una pericolosa radice culturale. Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo | e la donna. Se io dico in maniera chiara questa cosa, non è per discriminare qualcuno, ma semplicemente per mettere in guardia tutti dalla tentazione di cadere in quello che è stato il progetto folle degli abitanti di Babele: annullare le diversità per cercare in questo annullamento un’unica lingua, un’unica forma, un unico popolo. Questa apparente uniformità li ha portati all’autodistruzione perché è un progetto ideologico che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone, dell’unicità di ognuno, della differenza di ognuno. Non è l’annullamento della differenza che ci renderà più vicini, ma è l’accoglienza dell’altro nella sua differenza, nella scoperta della ricchezza nella differenza. È la fecondità presente nella differenza che fa di noi degli esseri umani a immagine e somiglianza di Dio, ma soprattutto capaci di accogliere l’altro per ciò che è e non per ciò in cui lo vogliamo trasformare. Il cristianesimo ha sempre dato priorità al fatto più che alle idee. Nel Gender si vede come un’idea vuole imporsi sulla realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta di|ventando un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi.

Fonte: Giovanni MARCOTULLIO –  Aleteia.org

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