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Manuel Bortuzzo: “La lesione midollare non è stata totale. Mi sono dato dieci anni per tornare a camminare”

Nel suo libro “Rinascere. L’anno in cui ho ricominciato a vincere”, che il nuotatore ha presentato a “Che tempo che fa”, scrive: “12 millimetri più in basso rispetto al punto in cui sono stato colpito dal proiettile e non sarei qui a scrivere queste pagine. Come in gara bastano 12 millesimi per mandarti alle Olimpiadi o farti vincere un mondiale”

“Per 12 millimetri sono ancora qui”. Con il sorriso Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto colpito 9 mesi fa da un proiettile che lo ha costretto alla sedia a rotelle, da Fabio Fazio a Che tempo che fa rivela che se “il proiettile avesse preso l’aorta addominale avrei avuto 90 secondi di vita. Per un filamento rimasto potrei tornare a camminare ancora”. Manuel spera di alzarsi dalla sedia a rotelle e, stando alle sue parole, questo suo sogno potrebbe anche realizzarsi: diversamente da come diagnosticato nei primi giorni dopo l’incidente, la lesione midollare non è stata completa. “È una notizia pazzesca, che ho sempre voluto tenere per me perché quando non si è sicuri è sempre meglio andarci con calma”.

Lo confessa anche nel suo libro Rinascere. L’anno in cui ho ricominciato a vincere, nelle librerie da martedì 5 novembre e che ha presentato da Fazio domenica sera: “In questo libro ho voluto annotare tutti i miei progressi e miglioramenti. Mi sono dato 10 anni per tornare a camminare”. Fiducioso anche il medico di Bortuzzo, Marco Molinari, direttore dell’Unità di Neuroriabilitazione e Centro Spinale della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, struttura dove nei mesi scorsi il nuotatore aveva iniziato la riabilitazione: “Occorre sempre avere fiducia nella ricerca, quella sul recupero dopo una lesione spinale sta andando avanti molto velocemente”.

Bortuzzo nel suo libro descrive il suo midollo come un “viadotto sospeso nel vuoto che mette in collegamento gambe e cervello“. E aggiunge: “A causa di un brutto incidente, questo viadotto è crollato quasi del tutto, è rimasta solo una sottilissima lingua d’asfalto. Senza, sarebbe stato impossibile ricostruire il collegamento. Ma visto che c’è, gli operai possono mettersi al lavoro e usare quel pezzettino come punto di partenza per provare ad allargare di nuovo la carreggiata. Sarà difficilissimo e dovranno procedere molto lentamente, ma possono farcela”.

E poi: “Non capita a tutti, in effetti, di trovarsi ad appena 12 millimetri dalla morte – scrive sul libro – 12 millimetri più in basso rispetto al punto in cui sono stato colpito dal proiettile e non sarei qui a scrivere queste pagine. Come in gara bastano 12 millesimi per mandarti alle Olimpiadi o farti vincere un mondiale, quella notte quei 12 millimetri hanno fatto la differenza tra esserci e non esserci più”. Mentre la chiusura del libro: “Ho conosciuto l’abisso della disperazione, e ne sono venuto fuori, ora posso dirlo, sulle mie gambe. L’unica strada che conosco per rinascere“.

Fonte: IlFattoQuotidiano.it

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