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L’avvocato dei genitori. «Bibbiano diventi occasione di riforma del sistema minorile»

L’avvocato dei genitori dei bambini strappati alle famiglie: serve subito un disegno di legge, oggi chi viene accusato non ha diritto di difendersi. Riaperta anche l’inchiesta “Diavoli della Bassa”

Lei difendeva i genitori, quando i loro bambini venivano portati via la notte da casa, la mattina da scuola. Era la fine degli anni ’90 e l’avvocato Patrizia Micai era il legale di alcune delle famiglie entrate nell’inchiesta allora denominata ‘I Diavoli della Bassa Modenese’, l’antecedente (quasi a fotocopia) di ‘Angeli e Demoni’, l’inchiesta aperta un mese fa dalla procura di Reggio Emilia a Bibbiano e dintorni. Stesse modalità, stessi operatori, ma allora meno interesse politico e mediatico: «Di quella vicenda si occupò Avvenire e pochi altri, noi rimanemmo soli e tutto fu coperto dall’oblio», spiega Micai. «Anche i genitori che furono assolti dalle accuse di abusi e di riti satanici non rividero mai più i figli. Figli che durante le sedute con gli operatori della Asl di Mirandola pian piano si convinsero di essere stati davvero abusati e di aver partecipato a riti sanguinari, e alla fine odiarono madri e padri. Se a Bibbiano stava succedendo lo stesso – e sarà la magistratura ad appurarlo – forse questa volta siamo arrivati in tempo per salvare i bambini. Ma allora bisogna guardare a Bibbiano come a una grande occasione».

Bibbiano una occasione?

Occasione epocale di riforma del sistema minorile. Se le accuse saranno confermate, sarà un momento storico sconvolgente ma anche di rifondazione, purché la politica se ne stia fuori e si resti sul piano strettamente tecnico scientifico. Occorre un disegno di legge che sia immediatamente esecutivo e approvato da tutti i partiti, in modo serio, puntando tutti solo alla tutela del bambino. Per fare ciò, ci vuole un tavolo tecnico non composto dalle solite rappresentanze autoreferenziali, ma da chi veramente sa cosa fare: dopo la Bassa Modenese e Bibbiano è chiaro a tutti che il sistema di tutela del minore ha delle falle. Dire ‘che non accada più’ non serve, se poi non si cambia.

Nel concreto, da dove partire?

Quando arrivano le segnalazioni, i tempi delle indagini devono essere brevi e certi, in modo che il bambino venga subito messo sotto la protezione del suo curatore speciale, figura che l’ordinamente già prevede ma che in Italia pochi si possono permettere. Il bambino avrà così il suo avvocato che lo tutela e che nomina i propri consulenti su elenchi di professionisti specializzati, pagati dallo Stato. Altrimenti resteremo sempre ostaggio dell’articolo 403 del Codice civile, quello che oggi dà ai servizi sociali l’enorme potere di decidere autonomamente se allontanare un bambino dalla famiglia, senza che questa possa fare nulla. Il 403 va soppresso: è così vago e passibile di interpretazioni che difficilmente i genitori e il bambino possono sostenere verità diverse da quanto affermano i servizi sociali. Manca proprio dal punto di vista procedurale questa possibilità.

Di questa prima fase, la più drammatica, resta traccia?

Dei primi incontri tra operatori e famiglia non sono previsti video e nemmeno uno straccio di verbalizzazione. Se io non ho acceso il registratore in tasca (come il padre che avete intervistato giorni fa a Bibbiano e che per questo si è salvato), come dimostro se ho ragione io rispetto al racconto dell’assistente sociale? Non parlo necessariamente di dolo, anche l’operatore bravo si può sbagliare, aver preso appunti male, scambiare una pratica con un’altra, succede. Allora la cosa più civile è applicare ciò che già la Carta di Noto prevede, che ci siano video, audio e verbalizzazioni di tutti gli incontri: quando ci si lascia si firma il verbale, così nessuno può aver capito male, è a tutela di tutti, anche degli operatori. Accade nelle riunioni condominiali, e non in un contesto così delicato?

Altra falla: com’è possibile che i genitori siano assolti ma i figli vadano lo stesso in adozione, come nel caso noto di Angela Lucanto?

Non può essere che ci siano tempi incoerenti tra il processo civile, che si occupa della parte dell’affidamento del minore, e il processo penale, che riguarda gli adulti e i presunti abusi intrafamiliari. Alla fine il bimbo resta fuori famiglia per anni, è devastante. Occorre trovare una modalità perché intanto continui ad avere un contatto con la famiglia, con nonni, zii, anche con i genitori sotto accusa, a meno che non sia il bambino a non volerlo. La domanda che dobbiamo farci è: è interesse del minore rimanere completamente lontano dalla sua famiglia? Se avrà il suo avvocato, sarà lui a stabilirlo. Badi bene che, nel caso il bambino non voglia vedere i genitori, è importante capire perché: perché è abusato? O perché è alienato? Plagiato? In stress post traumatico, proprio da allontanamento? Nella Bassa Modenese i piccoli subirono tali trattamenti da psicologi e assistenti sociali che si convinsero di aver ucciso decine di bambini e tuttora, da adulti, ne sono convinti.

Altra riforma urgente?

Gli allontanamenti: nella Bassa successe che un presunto padre abusatore era stato arrestato, non c’era più, in casa restavano la mamma e i fratelli della bimba ‘abusata’ (Margherita). Perché allora portarla via? Desaparecida per sempre. Persino un adulto, se è colto in fragranza di reato, per sua tutela ha diritto a un processo per direttissima entro 48 ore, perché invece la bimba, che è la vittima, resta sequestrata a tempo indeterminato? Il piccolo, innocente, vede le forze dell’ordine entrare in classe e venire proprio da lui, per un bimbo è la discesa dei marziani, è condotto in una struttura sconosciuta, perde tutti i suoi riferimenti, i giocattoli, gli amici. Poi ci vengono a dire che ha sintomi di malessere? L’Italia è continuamente condannata dagli organismi internazionali, è possibile che ciò accada in uno stato di diritto? Il padre di Margherita alla fine fu assolto, ma lei fu data in adozione e ancora oggi che è adulta rifiuta di rivedere la famiglia. Perché non accada più non ci si può affidare al buon senso dei singoli, va disciplinato.

Una volta soppresso l’articolo 403, risalente al 1941, cosa cambierebbe?

La famiglia avrebbe la possibilità di difendersi: oggi se un operatore entra in casa e porta via un figlio, i genitori non sono nessuno, non hanno diritto di contraddittorio, devono solo subire. Ma nel nostro ordinamento non esistono i provvedimenti ‘inaudita altera parte’, cioè con una parte che non può parlare, in qualsiasi contenzioso penale o civile ci si può sempre difendere, lo dice l’articolo 111 della Costituzione.

Dopo 20 anni lei è sempre convinta dell’innocenza dei suoi assistiti, persino di quelli che furono condannati.

Condannati sulla base delle relazioni di quei servizi sociali e psicologi, parte dei quali oggi sono indagati a Reggio Emilia. Quei genitori furono ‘presunti colpevoli’, anziché presunti innocenti come prevede il nostro ordinamento, dovevano loro trovare le prove di essere innocenti. Prove della colpevolezza non esistevano, erano condannati sulla base di perizie psicologiche fatte dalla onlus ‘Hansel e Gretel’ oggi indagata. La grande notizia però è che il procuratore capo di Modena Paolo Giovagnoli ha appena annunciato la riapertura delle indagini sulla Bassa Modenese: riesaminerà le carte e i video di allora, verificherà tutti i legami tra i due casi, così come richiesto mesi fa dall’ex senatore Carlo Giovanardi in un esposto. La prescrizione? Non inizia a decorrere fin tanto che il reato persiste, e molte situazioni sono ancora in corso, inoltre le famiglie porteranno molti nuovi elementi. Io intanto ho già ottenuto la revisione di uno dei processi, il 10 ottobre avremo la prima udienza, poi procederò con gli altri, e questa volta si parlerà anche di omicidi: tra infarti e suicidi, sei persone ci hanno rimesso la vita.

Fonte: Lucia Bellaspiga | Avvenire.it

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