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In Yemen i bambini sono costretti a mangiare le foglie per sopravvivere

Nel poverissimo distretto di Aslam non c’è più niente da mangiare e per colpa delle bombe saudite, gli aiuti internazionali non arrivano

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha difeso davanti al Congresso le operazioni di guerra dell’Arabia Saudita in Yemen. Riyad, a capo di una coalizione sunnita sostenuta dagli Usa, ha invaso il paese nel marzo 2015 per limitare il potere dei ribelli Houthi, accusati di essere alleati dell’Iran sciita. In tre anni e mezzo, sono morte oltre 10 mila persone, i tre quarti civili. Pompeo ha riconosciuto che molti bambini stanno morendo, per le bombe sganciate in modo indiscriminato nei centri abitati e la malnutrizione, ma ha aggiunto che i sauditi «stanno facendo del loro meglio» per proteggere i civili. Purtroppo non è così e Aslam, distretto yemenita soprannominato la “Somalia del Medio Oriente”, lo dimostra.

POVERTÀ ESTREMA. Aslam è uno dei distretti più poveri del paese. È costituito da centinaia di piccoli villaggi, molti isolati sulle montagne, con una popolazione di circa 100 mila persone. In Yemen 2,9 milioni di donne e bambini sono gravemente malnutriti e 400 mila bambini sono a un passo dal morire di fame. Ben 8,4 milioni di persone su una popolazione totale di 29 milioni non hanno da mangiare e rischiano di morire senza gli aiuti internazionali. Nel distretto di Aslam 400 bambini solo nel mese di gennaio sono stati ricoverati per problemi legati alla malnutrizione, a questi si sono aggiunte altre 1.319 persone nei mesi successivi. Il 15 per cento dei bimbi del distretto è alla fame.

COSTRETTI A MANGIARE FOGLIE. Ed è per questo che, come riportato in un reportage dell’Associated Press, sono costretti a mangiare l’unica cosa che le bombe non hanno distrutto in Yemen: le foglie. Ogni pasto, nel distretto di Aslam, è costituito da un impasto di foglie della vite locale, lavate spesso in acqua contaminata dalle feci e fatte bollire. Il risultato è una poltiglia verde dal sapore acido. La gente non ha altro. Questo tipo di cibo causa diarrea e crampi allo stomaco ma l’unica clinica della zona è a molti chilometri di distanza e si può raggiungere solo con l’automobile o la moto. Ogni infezione rischia di essere letale.

CONSEGUENZE DELLA GUERRA. La clinica in questione, oltretutto, ha subito le conseguenze dalla guerra: non ci sono pediatri, né elettricità, né bombole di ossigeno. Gli strumenti medici si pagano e i genitori vagano spesso di città in città per cercare i soldi per comprare quanto necessario ai figli malati. «Siamo nel XXI secolo», commenta laconico il capo della clinica, Mekkiya Mahdi, «ma questo è quello che la guerra ci ha fatto».

«CI RIMANE SOLO DIO». Informate della situazione, Nazioni Unite e Unicef hanno detto che provvederanno a fare arrivare subito aiuti umanitari anche nel distretto di Aslam. Le operazioni saudite, purtroppo, rendono difficile anche la circolazione degli aiuti in Yemen. La madre di una neonata di sette mesi, Zahra, sta aspettando che le portino del latte artificiale. A causa della malnutrizione lei non ne ha più e non sa dove procurarselo. Ma crede poco negli aiuti internazionali: «Siamo poveri e non abbiamo niente. A noi non arriva nulla. Ci rimane solo Dio».

Fonte: Leone GROTTI | Tempi.it

 

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