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Scandalo sui fondi pubblici a club di prostituzione gay. Rotola la prima testa

Dopo gli opuscoli gender, l’UNAR nuovamente nel ciclone. Si dimette Francesco Spano.

A stanare gli strani finanziamenti dell’UNAR, l’ufficio antidiscriminazioni razziali e sessuali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio ci hanno pensato Le Iene, storico programma a metà tra satira e inchiesta di Italia 1, nella loro puntata di domenica 19. A completare l’informazione le intuizioni di Mario Adinolfi su Facebook.

La sintesi del servizio è sostanzialmente questo:

a finire sotto accusa è una associazione cui fanno capo alcuni circoli, saune e centri massaggi dedicati al mondo omosessuale e che alcune settimane fa si è aggiudicata un bando da 55mila euro dell’Unar, l’Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio. Con questi soldi pubblici, secondo quanto emerge dal servizio de Le Iene, all’interno dei circoli ci sarebbero episodi di sesso e prostituzione.

Uno scandalo che nasce dalla segnalazione anonima di un contatto intervistato da Filippo Roma. ” In realtà questi circoli non sono altro che dei locali con ingresso a pagamento – spiega il testimone – dove si incontrano persone gay per fare sesso, a volte anche questo a pagamento. si tratta di un’associazione di imprenditori del mercato del sesso gay. Si nascondono dietro l’etichetta di associazioni di promozione sociale. Le stesse che dovrebbero avere come mission quella di aiutare le persone, ma in realtà, il loro unico scopo è quello di fare soldi senza pagare le tasse”.

Così il direttore de La Croce e leader del Popolo della Famiglia questa mattina:

 

E’ questa in sintesi la notizia che ha condotto il direttore dell’Ufficio, Francesco Spano, a presentare le sue dimissioni oggi a Maria Elena Boschi che oltre ad essere la potente Segretario della Presidenza del Consiglio ha anche la delega su questi argomenti.

 

In una intervista rilasciata al sito Gaia Italia, Aurelio Mancuso, Presidente di Equality Italia, spiega il punto di vista della comunità LGBT in Italia, confermando sostanzialmente che il problema esiste e che è un errore dello stesso mondo omosessuale italiano, pur spiegando che non è la totalità dei circoli a comportarsi così:

Abbiamo, come quotidiano co-organizzatore di eventi, goduto del patrocinio gratuito di UNAR per una delle nostre manifestazioni e siamo certi della serietà con la quale i progetti vengono vagliati. Come è possibile accusare con tanta leggerezza di finanziare la prostituzione?
Tra quelle 29 associazioni ci sono realtà molto differenti fra loro, alcune, per scelta non hanno mai richiesto finanziamenti all’Unar, è il caso di Equality Italia, che essendo una rete di lobbismo sociale, le sue attività se le auto finanzia o le organizza con istituzioni o enti privati. Siccome sono certo che Gaiaitalia.com abbia svolto tutto nel pieno rispetto delle regole, penso che anche l’associazione protagonista di questa vicenda, abbia avuto il buon senso di organizzare tutto nei termini previsti. Rimane il fatto che nella comunità lgbt, non si sia mai sciolta l’ambiguità rispetto alla eccessiva interconnessione tra attività ricreative e quelle propriamente culturali e sociali. La normativa vigente in Italia è oggi più stringente di un tempo, ma non sufficientemente chiara. Se io difendo una storia che ha permesso di avere le risorse necessarie per affrontare battaglie civili difficilissime, allo stesso tempo non nego che sul ruolo dei circoli ricreativi c’è sempre stata una discussione molto accesa dentro il movimento lgbt. Questa storia, che ahimé sembra non rammentare più nessuno, racconta di come i circoli ricreativi hanno assicurato attraverso l’esclusività dei propri soci (tramite la tanto contestata tessera) sicurezza, tutela della privacy, servizi. Non tutto è stato positivo, troppe cose sarebbero dovute cambiare, ma nella sostanza, (come anche le forze dell’ordine sanno) questi luoghi hanno permesso a varie generazioni di crescere meglio. Oggi il mondo è cambiato e, spero che anche queste associazioni abbiano compreso, che la gran parte della comunità lgbt non sente più come necessari luoghi che non si rinnovano. Anche se giovani e giovanissimi alle prime esperienze e soprattutto gli anziani (di cui nessuno mai parla) ritengono invece ancora utile relazionarsi in ambiti protetti.

Il sito dell’Unione Cristiani Cattolici Razionali, riprendendo la notizia, ha aggiunto al suo servizio sull’argomento e sull’Anddos anche una postilla che ripubblichiamo:

Abbiamo scoperto che l’associazione Anddos, oltre ad essere finanziata dall’Unar ed affiliata addirittura all’Entes (Ente Nazionale Turistico Enogastronomia e Sport), è una diretta concorrente di Arcigay. Anche quest’ultima associazione è accreditata all’Unar (cioè all’ufficio del Governo italiano) e, con la tessera di Arcigay, si può accedere «al cosiddetto circuito ricreativo: una cinquantina di locali divisi fra saune, cruising, bar, discoteche». Cos’è il cruising? E’ la stessa cosa che viene praticata nei circoli Anddos: si entra nudi, dark room, sesso compulsivo tra gay. Basta –si legge«tesserarsi o essere in possesso della tessera personale Arci Uno Club, o ACSI (CONI), OnePass Multiclub». E c’è chi ormai spiega che la scoperta delle Iene è solo la punta dell’iceberg.

Fonte: Aleteia.org

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