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Se a Ferrara il problema più urgente è il gender

L’assessorato alle Pari opportunità, in collaborazione con le associazioni Lgbt, ha redatto un vademecum di oltre 40 pagine da distribuire negli ospedali e negli ambulatori, al fine di educare il personale a un uso corretto del linguaggio, “per evitare le discriminazioni di genere”. Che ai medici e agli infermieri venga chiesto di non usare più mamma e papà? Pensiamo che i cittadini abbiano diritto di sapere quanto ha speso l’Amministrazione. E se la cifra poteva essere più urgentemente investita nel migliorare la sanità di tutti. Nessuno escluso
La sanità italiana ha tanti problemi, si sa. Anche quella dell’Emilia Romagna non fa eccezione, nonostante si tratti di una delle Regioni più virtuose, capace di attirare nei suoi ospedali anche tanti pazienti del Sud. Ultimamente però, anche a causa dell’epidemia di influenza, alcuni reparti di Pronto soccorso sono andati in tilt. È dell’altro ieri, per esempio, la notizia di una paziente in attesa in un ospedale di Bologna che è andata in escandescenze e ha addirittura aggredito dottoressa e infermiera finite a loro volta in barella. Un caso estremo che però la dice lunga su quale sia il disagio.

Eppure, anche in ambito sanitario, sembra che uno dei problemi più urgenti sia quello del “gender”. A Ferrara, infatti, il Comune ha pensato bene di redigere, ovviamente a spese dei contribuenti, un vademecum di oltre 40 pagine da distribuire negli ospedali e negli ambulatori, al fine di educare il personale sanitario a un uso corretto del linguaggio “per evitare le discriminazioni di genere”. Insomma, per non urtare la sensibilità dei pazienti omosessuali e dei loro parenti e accompagnatori. Quando poi al vademecum ha fatto seguito l’annuncio di un corso specifico di formazione, sono divampate le polemiche soprattutto da parte delle associazioni cattoliche e anche di diversi esponenti delle opposizioni, che hanno parlato di “uno spot ideologico a favore delle teorie gender”.

Il manualetto, dal titolo “Oltre gli stereotipi di genere, verso nuove relazioni di diagnosi e cura”, è stato redatto dall’assessorato alle Pari opportunità con la collaborazione di Ausl e delle associazioni Lgbt e si propone di “combattere le discriminazioni in ambito sanitario e di far crescere comportamenti non giudicanti, non trattamenti speciali ma un’assistenza consapevole delle differenze” passando in rassegna gli “stereotipi più frequenti sulle discriminazioni di genere”. A medici e infermieri si suggeriscono i comportamenti più corretti da adottare, in particolare di “usare un linguaggio neutro e inclusivo nei rapporti coi pazienti” e di “facilitare la manifestazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere”. Si spera ovviamente che ai medici non venga richiesto di non utilizzare i termini di mamma e papà

In ogni caso – ribadendo con forza che il rispetto della persona è fondamentale e che medici e infermieri dovrebbero essere i primi a rispettare la dignità del malato, di qualunque orientamento sessuale, dando prova di sensibilità nei confronti di tutti – non si può fare a meno di chiedersi se ci fosse proprio bisogno di redigere un vademecum su questi temi. Stiamo parlando di medici e infermieri. Non basta forse conformarsi all’etica professionale?Siamo proprio sicuri che tra i tanti problemi di cui soffrono i nostri ospedali questo sia uno dei più urgenti? Al di là delle polemiche ideologiche, il sospetto è che ancora una volta i nostri amministratori rischino di perdere il contatto coi bisogni veri della gente comune.

Fonte: FamigliaCristiana.it

Approfondimenti:
Quaderno ad uso dei professionisti della salute Oltre gli stereotipi di genere, verso nuove relazioni di diagnosi e cura.

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