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«Non lasciamoci anestetizzare le coscienze» Il giudice Rocchi: dire sì alla vita, sempre

Capace, efficace, coinvolgente: in questo modo il dottor Giacomo Rocchi, consigliere della Corte di Cassazione, giudice penale presso il Tribunale di Firenze e presidente del Comitato “Verità e Vita”, si è proposto a Bonemerse presso la chiesa di S. Maria Nascente al terzo incontro del ciclo “Famiglia, pietra angolare della società”, promosso dal Comune in sinergia col parroco, don Mario Bardelli, col gruppo culturale parrocchiale ed in collaborazione col Gruppo Laico Canossiano “Giuseppina Ghisi” di Cremona.

Particolarmente impegnativo il tema trattato dall’illustre relatore, “Per la vita, senza compromessi”, slogan della sesta Marcia nazionale per la Vita, prevista a Roma per il prossimo 8 maggio. L’obiettivo è quello di organizzare un pullman di cremonesi pronti ad esprimere anche così, pubblicamente, il proprio no all’aborto. Un argomento, questo, che, peraltro, mostra come e quanto il compromesso sia, su queste tematiche, un concetto guasto sin dall’origine, poiché impedisce di vedere «il bambino» abortito come «persona».

Non è possibile definire «buona» la legge 194 (quella che ha introdotto l’aborto legale in Italia). Il dott. Rocchi ha analizzato la normativa, che sino ad oggi ha già condannato a morte 6 milioni di bambini, e ne ha evidenziati i punti critici: ad esempio, il fatto che, entro i primi 90 giorni, la donna possa, in sostanza, abortire sempre, in virtù di un principio insindacabile di autodeterminazione. Oppure il fatto che l’aborto delle minorenni rappresenti il 3,2% del totale (3.339 casi come dato numerico), secondo i dati 2015 forniti dal Ministero della Salute. 227 sono invece gli aborti di ragazze di età addirittura inferiore ai 15 anni. Se nel 1983 gli aborti tardivi furono lo 0,7% del totale, ora hanno raggiunto quota 4,2%, a causa delle nuove tecniche di diagnosi prenatale.

Non è possibile neppure negare che la legge 194 autorizzi l’eugenetica, poiché uno dei motivi per abortire viene espressamente individuato nella presunta malformazione del nascituro, certificata dal medico. Non è vero nemmeno che la normativa non sia un mezzo per il controllo delle nascite e lo dicono le cifre: il 19% delle donne richiedenti l’aborto aveva già interrotto una volta la gravidanza; il 5,2% lo aveva già fatto due volte; l’1,6%, tre volte; l’1%, quattro o più volte. Il che significa che, complessivamente, 1 donna su 4 aveva già abortito, utilizzando chiaramente la norma come contraccettivo.

Infine, la legge 194 non rappresenta nemmeno un argine agli aborti clandestini: prima della 194, si registravano 120 mila aborti all’anno in Italia (ovviamente, all’epoca, tutti clandestini); oggi se ne registrano 100 mila legali, 30 mila clandestini, decine di migliaia precoci con la varie «pillole», oltre ad altre decine di migliaia di embrioni uccisi con la cosiddetta fecondazione assistita.

«L’aborto in Italia è un diritto soggettivo, non sanzionato penalmente – ha dichiarato il dott. Rocchi – per cui, di fronte alla pretesa della donna di abortire, è statuito l’obbligo per gli altri soggetti di provvedere», al punto che, qualora ella non possa «esercitare questo diritto», ha «diritto ad essere risarcita per il danno dovuto alla nascita indesiderata del bambino». Non solo: il dott. Rocchi ha definito esplicitamente una gravissima violenza il fatto che «la donna non sia tenuta a comunicare al padre di suo figlio la decisione di abortire». Tra gli altri, l’illustre relatore ha segnalato anche un problema di ordine giuridico: «Noi – ha detto – siamo abituati a farci educare dalle leggi», in grado in qualche modo di anestetizzare le coscienze: «L’aborto clandestino è stato depenalizzato e reso una banale sanzione amministrativa, ma nessuno ha avuto alcunché da ridire. Lo stesso per la fecondazione assistita eterologa».

All’incontro, alquanto partecipato, ha fatto seguito un vivace dibattito. L’auspicio è che ora tutto questo si traduca concretamente in un pullman, che, raccogliendo i cremonesi, da Bonemerse conduca a Roma quanti desiderino partecipare alla prossima Marcia nazionale per la Vita e testimoniare così il proprio no all’aborto ed a qualsiasi altro attentato perpetrato contro la vita umana.

Fonte: marciaperlavita.it

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