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Renzi al Meeting: usciamo da 20 anni inutili

  L’Italia, dice alla platea di Rimini, deve recuperare il suo ruolo di “dispensatrice di bellezza” nel mondo e proporsi come interlocutrice di pace e di dialogo. Sulla politica migratoria non accenna ad arretramenti. “Perderemo tre voti, ma continueremo a salvare vite umane”.

Rimini rivendicando la sua diversità culturale e identitaria. “Io al Meeting non ci volevo nemmeno venire”. Poi però, ha subito aggiunto, ci ha ripensato, e ha voluto partecipare, proprio in virtù di quella volontà di dialogo e di confronto e soprattutto nel riconoscimento che c’è “qualcosa di più grande dell’esperienza politica”: un orizzonte cristiano comune. Ha citato i tempi della scuola, le sue discussioni animate al liceo con i coetanei di Comunione e liberazione, ma anche i pregiudizi superati grazie al rapporto con il professore di religione del suo liceo legato a don Giussani, presente in platea. Forse non è scattato un feeling, ma gli applausi non sono mancati, soprattutto nella comune interpretazione del ruolo dell’Italia non come “falco” nello “scontro di civiltà” ma come soggetto dialogante a tutti i livelli: in Europa, nel Mediterraneo, nei Paesi del terzo Mondo.

Renzi ha riproposto il tema di molti suoi discorsi pubblici, a cominciare dalla Leopolda, evitando di toccare il tema delle unioni civili: quello di un Paese che ha girato a vuoto per vent’anni e che ora cerca di uscire dalla secche attraverso le riforme, a cominciare dall’Italicum e del Jobs Act, in nome della sua capacità di dispensare bellezza (non solo da un punto di vista artistico, ma nel senso di creatività e benessere). “L’Italia ha trasformato la Seconda Repubblica in una rissa permanente ideologica. Il Berlusconismo ha messo il tasto pausa al dibattito delle idee”. Un leit motiv che è stato ripetuto anche a Rimini: “Quello che salverà il Paese è il prendere consapevolezza delle straordinarie forze di cui l’Italia dispone”. Sollecitato dalle domande del fondatore della Compagnia delle Opere Giorgio Vittadini, attualmente a capo della Fondazione per la Sussidiarietà, ha ribadito il ruolo del Paese in politica estera nel Mediterraneo e in Europa, dall’Egitto ai Balcani. Sulla politica di accoglienza dei profughi e dei disperati che attraversano il Canale di Sicilia per approdare sulle sponde italiane non ha mostrato arretramenti: “Noi possiamo perdere tre voti, non me ne importa nulla, ma prima dobbiamo preoccuparci di salvare delle vite umane, poi ci preoccupiamo del resto. Non è buonismo: è umanità”.

Quello di Renzi, nella rappresentazione che ha saputo dare nel suo discorso di “politica alta” è un Paese che “sa dare bellezza” in un mondo “che chiede bellezza”, portatore di dialogo nei diversi conflitti, contrario alla “logica dei muri che finiscono per ingabbiare chi li costruisce” e soprattutto accogliente e solidale. Un Paese che rifiuta la paura, che opera per la pace e il dialogo e soprattutto rifiuta le contrapposizioni ideologiche. Trovando in tutto questo consonanza con lo spirito del Meeting. Non sono mancati, nel suo discorso, i passi in cui è ricorso alla “captatio benevolentiae”. Uno di questi è una frase di Chesterton, autore notoriamente apprezzato dal popolo del Meeting, come ha ricordato lo stesso Renzi: “Il mondo non finirà per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia”. Per Renzi ciò che gli italiani devono fare è recuperare il senso della meraviglia, intesa come volontà di mettersi definitivamente alle spalle una stagione di risse ideologiche futili e inconsistenti (rappresentate dai talk show).

Il discorso si è chiuso tra gli applausi e le incitazioni della platea (solo all’inizio si era sentito qualche fischio), suggellate dalle parole della presidente del Meeting Emilia Guarnieri: “Di fronte a chi sta cercando di tirare fuori il Paese dalla crisi noi ci siamo”.

Renzi ha poi annunciato, una volta giunto a Pesaro: ” Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino”.

Fonte: Famiglia Cristiana.it

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