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Servono leader con una nuova mentalità. Il Papa all’Associazione Rondine: “Quando ho scelto il nome di Francesco pensavo ai poveri e alla pace”

“Servono leader con una nuova mentalità. Non sono leader di pace quei politici che non sanno dialogare e confrontarsi: un leader che non si sforza di andare incontro al ‘nemico’, di sedersi con lui a tavola, come fate voi, non può condurre il proprio popolo verso la pace”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco, ricevendo in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, i Membri dell’Associazione Rondine-Cittadella della Pace, organizzazione fondata nel 1988 con l’obiettivo di impegnarsi per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto, ispirandosi tra gli altri alle parole e al pensiero di Giorgio La Pira e di Don Lorenzo Milani, in occasione dei 20 anni della sua attività.

“Siete già voi quei giovani leaders che nell’Appello chiedete agli Stati e ai popoli di impegnarsi a formare insieme! Ci chiedete di aderire al vostro Appello. Da parte mia, lo farò, e domando ai Capi di Stato e di Governo di fare altrettanto”, ha così affermato Francesco riferendosi all’appello da loro scritto e che verrà presentato il 10 dicembre prossimo al Palazzo di Vetro dell’Onu, in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, a augurandosi che “la vostra voce – debole, ma forte della speranza e del coraggio della giovinezza – possa essere ascoltata”.

“La pace infatti è responsabilità di ciascuno”, e “con gli sforzi di tutti dobbiamo togliere definitivamente la guerra dal pianeta e dalla storia dell’umanità”, ha così affermato con forza il Pontefice. “Possiate contribuire ad abbattere i muri più alti, a costruire ponti e a spazzare via i confini invalicabili, retaggio di un mondo che sta finendo. Avete superato le barriere più dure, quelle interne a ciascuno di voi, dissolvendo l’inganno del nemico, e vi siete stupiti di voi stessi quando avete riaperto i confini bloccati dalle guerre. Non perdete mai lo stupore e l’umiltà”. Rivelando, inoltre, che “anch’io quando ho scelto il nome di Francesco pensavo ai poveri e alla pace”.

“Il vostro impegno educativo è ospitare giovani che, in varie parti del mondo, vivono bloccati in culture avvelenate dal dolore e dall’odio e offrire loro una sfida audace: verificare di persona se l’altro, colui o colei che sta al di là di un confine chiuso, di reticolati o muri invalicabili, sia davvero quello che tutti affermano: un nemico. In questi vent’anni avete messo a punto un metodo capace di trasformare i conflitti, facendo uscire i giovani da questo inganno e riconsegnandoli ai loro popoli per un pieno sviluppo spirituale, morale, culturale e civile: giovani generosi che, incolpevoli, sono nati col peso dei fallimenti delle precedenti generazioni”, ha così ribadito Francesco.

Aggiungendo che “la povertà – in senso negativo – e la guerra sono collegate in un circolo vizioso che uccide le persone, alimenta sofferenze indicibili e sparge un odio che non si ferma. Scegliendo di dedicarvi ai giovani, voi vi impegnate anche a combattere la povertà e costruire la pace, come opera di giustizia e di amore. Un’azione che alimenta la speranza e pone la fiducia nell’uomo, soprattutto nei giovani. La Pira scriveva che La Verna è ‘il trampolino di lancio per le imprese di pace’. Su quel monte è custodito un mistero di dolore e di amore trasfigurante e voi, che avete elaborato il Metodo Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti, lassù ricevete continua ispirazione per progredire a servizio del bene comune”.

Fonte:  Francesco Gnagni – FarodiRoma

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