L’utero in affitto, in termini medici Gestazione per altri o Gpa, è espressione di violenza alle donne. A dirlo in maniera chiara è l’Onu, attraverso un lavoro capillare svolto da Reem Alsalem, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze. Il report, trasmesso nei giorni scorsi dal segretario generale dell’Onu all’Assemblea del Palazzo di vetro, sarà presentato e discusso ufficialmente in plenaria il 10 ottobre ed è destinato a suscitare reazioni. Innanzitutto perché non “salva” nessun tipo di Gpa, nemmeno quella cosiddetta “altruistica”. E poi perché conclude con un implicito invito a seguire la strada dell’Italia, verso un bando internazionale e complessivo a questa pratica.
Il report è nato dopo un processo di ascolto di un’ottantina di esperti e di oltre 120 realtà coinvolte: agenzie di surrogazione, associazioni di genitori intenzionali, donne che hanno portato avanti gravidanze conto terzi… Una specie di commissione d’inchiesta, insomma. La prima sorpresa è che l’Onu, nel suo resoconto, considera la surrogata “altruistica” esattamente come quella “commerciale”, perché laddove la prima è consentita, come in Gran Bretagna, si prevedono rimborsi spese consistenti.
La separazione forzatadal seno della madre
La realtà è che la Gpa rinforza le differenze sociali: le madri surrogate provengono da ceti poveri o sono sradicate dai loro ambienti – sempre più coinvolte le donne delle comunità migranti – mentre le madri intenzionali sono necessariamente benestanti, visto il costo della pratica. Lo stesso si può dire – documenta l’Onu – per le donatrici di ovuli, e in più si aggiunge un connotato razzista: le ragazze occidentali, con istruzione elevata, ricevono un compenso 100 volte superiore per i loro gameti rispetto ad altre categorie di donne.
La violenza della Gpa si esercita anche nei confronti dei bambini: la Relatrice Speciale dell’Onu descrive la separazione immediata del neonato dalla madre gestazionale per la consegna ai genitori intenzionali come «un processo che può essere significativo dal punto di vista emotivo e dello sviluppo. Gli individui con uno sviluppo disturbato dell’attaccamento sono a maggior rischio di manifestare disturbi mentali». Non solo: i neonati da Gpa registrano mediamente una età gestazionale più bassa al parto, alto tasso di nascita pretermine e di basso peso corporeo. Inoltre sono privati dell’allattamento al seno, espressamente proibito nei contratti di surrogazione, con tutte le implicazioni che questo comporta.
Un’altra forma di violenza riguarda le madri surrogate, considerate solo per le funzioni riproduttive e ridotte a “incubatrici umane”. Il report dell’Onu nota che il crescente ricorso di vip e divi di Hollywood alla Gpa ha contribuito a “glamourizzare” o “normalizzare” la pratica, e a renderla una scelta tra le tante per diventare genitori, tanto che negli Stati Uniti alcune società offrono contributi finanziari e assicurazioni sanitarie ai loro dipendenti. «Una dinamica che rischia di rinforzare stereotipi coloniali e discriminatori», visto che le madri surrogate sono mediamente straniere e povere e particolarmente esposte a situazione di violenza. Se anche esistono alcune donne convinte di svolgere un atto altruistico, la stragrande maggioranza della madri surrogate, infatti, come argomenta il report, sono sprovviste di mezzi per opporsi allo sfruttamento: molti i casi di mancato pagamento del compenso pattuito in caso di aborti spontanei, o di aborti selettivi imposti in caso di gravidanze multiple o di disabilità del feto, anche insignificanti, di segregazione per i mesi della gestazione, di limitazioni pesanti alla propria libertà. «Gli accordi di maternità surrogata, quindi, collocano questa pratica al di fuori dell’ambito della libertà contrattuale», si legge nel report.
Un’altra forma di violenza è il ricorso al taglio cesareo: evidenze raccolte in Paesi come India, Messico e Nepal indicano che il cesareo è la prassi per le madri surrogate, in assenza di indicazioni mediche e perfino di assenso delle interessate.
In tanti casi la Gpa può essere assimilata alla riduzione in schiavitù: è stato questo il termine usato da un procuratore argentino che si è trovato a giudicare il caso di donne povere reclutate sui social media per diventare surrogate e private di ogni libertà personale. Dall’Ucraina arrivano testimonianze simili.
Ma in ogni caso, anche laddove il contratto di Gpa non sia vessatorio, si tratta pur sempre della «vendita di un neonato, il che è un crimine», scrive Reem Alsalem. Il paradosso è che anche nei Paesi in cui la Gpa è ammessa, la compravendita di bambini è proibita. Dov’è la differenza, si chiede significativamente l’Onu? Il “consenso” della donna, comunque, non rende la Gpa etica. «È riconosciuto che il consenso da solo non può giustificare violazioni dei diritti umani, comprese quelle associate alla tratta di esseri umani, alla vendita di organi, alla schiavitù o alla tortura».
Il report, dopo aver documentato nel dettaglio tutta l’iniquità, lo sfruttamento e la violenza insita nella pratica dell’utero in affitto, si chiude con una serie di raccomandazioni agli Stati: compiere passi legislativi per proibire la Gpa, proteggendo nello stesso tempo i diritti di donne e bambini coinvolti; adottare il modello nordico in uso per la prostituzione, che vuol dire scoraggiare la domanda perseguendo i clienti, gli intermediari, le cliniche, proibendo la pubblicizzazione e adottando campagne di educazione; opporsi alla legalizzazione dei contratti di surrogazioni firmati all’estero, salvaguardando però il miglior interesse dei bambini.
Il rilascio del report sulla violenza nella Gpa ha suscitato reazioni contrastanti. Le cliniche sparse nel mondo per ora non commentano in maniera aperta. Ma, per fare un esempio, la consulente per la Gpa Sarah Jefford, australiana, protesta che l’Onu ha consultato esclusivamente organizzazione notoriamente contrarie, «transfobiche, anti sex-work e misogini». «Le raccomandazioni della Rappresentante Speciale negano il diritto delle donne di esercitare la propria autonomia riproduttiva, inclusa la decisione se diventare surrogate e non allevare i bambini che hanno partorito».
«Premiate le lottedelle femministe»
Per contro, numerose associazioni femministe esultano. «Nel documento si loda l’Italia per la legge del 2024 che ha reso l’utero in affitto un reato universale, definendola un modello da imitare in tutto il mondo – scrive il sito di Feminist Post –. È un riconoscimento storico, che premia anni di lotte del femminismo radicale italiano e segna una svolta globale: la nostra vittoria è diventata contagiosa». La legge italiana ha trainato la nascita o il rafforzamento di nuovi gruppi di attivismo internazionale, come Surrogacy Concern in Gran Bretagna, o come la Dichiarazione di Casablanca, una coalizione internazionale formata da oltre 150 esperti e associazioni di 75 Paese del mondo, che dal 2023 chiede l’abolizione universale della surrogata. Il report dell’Onu offre «un riconoscimento senza precedenti al più alto livello internazionale – ha scritto Olivia Maurel, portavoce della Dichiarazione e lei stessa nata da Gpa –. La maternità surrogata non è un atto d’amore, ma una forma di violenza e sfruttamento. E questo rapporto storico apre la strada alla sua messa al bando globale».
Come funziona le legge italiana
Il 16 ottobre compie un anno il provvedimento, fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni e approvata in via definitiva dal Senato, che ha modificato un comma della Legge 40 sulla procreazione assistita, rendendo il ricorso alla Gpa un reato anche se avviene all’estero, in Paesi dov’è legale. La norma prevede una pena da tre mesi a due anni, a cui si aggiunge una multa fino a un milione di euro, per chi ricorra alla pratica. Il report dell’Onu sulla violenza nella surrogazione di maternità considera la legge un modello da imitare in tutto il mondo, dato che nelle raccomandazioni finali invita gli Stati ad «adottare misure volte all’eliminazione della maternità surrogata in tutte le sue forme», rafforzando gli strumenti di tutela per le donne e i bambini. Inoltre gli Stati devono «adoperarsi per l’adozione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che vieti tutte le forme di maternità surrogata».
Fonte: Antonella Mariani | Avvenire.it
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ONU: Un rapporto chiede l’eliminazione della maternità surrogata