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Scuola, il cambiamento è già cominciato

A Valdobbiadene il Festival dell’Innovazione Scolastica. Uno sguardo e un approccio diverso alla scuola. Un’avventura della ragione della libertà

Nell’attesa della grande riforma rivoluzionaria che risolverà tutti i problemi dall’alto, centinaia forse migliaia di insegnanti sperimentano ogni giorno nuovi metodi di insegnamento basati sulle competenze trasversali. Alcuni di questi risultati, sconosciuti soprattutto a chi non guarda ciò che capita ma ciò che deve ancora avvenire, saranno presentati al Festival dell’Innovazione Scolastica che comincia oggi a Valdobbiadene. 

La scuola, questo meccanismo enorme, sparso in 50mila sedi su tutto il territorio nazionale, dove lavorano più di un milione tra docenti, assistenti, dirigenti e personale ATA, dove i nostri bambini/ragazzi passano svariate ore della giornata e sono chiamati ad apprendere conoscenze e abilità di ogni tipo, la scuola insomma, appare in modo del tutto diverso vista da “fuori” o da “dentro”.

A vederla da fuori, spesso a prevalere è la noia, il sospetto, forse la paura. È questa la prospettiva da cui troppo spesso, in questi momenti di avvio dell’anno scolastico, la guardano i media. Occorre dire che anche la scuola tante volte ci ha messo del suo per avvallare questa fama. Spesso infatti la scuola è stata un luogo di “agguati” più che di “appuntamenti”, come dice Luigi Ballerini, ovvero una macchina per selezionare, non per formare.

Eppure, a vederla da dentro le cose possono apparire ed essere del tutto diverse.

Magari in molte sedi scolastiche prevalgono ancora le vecchie logiche, ma in almeno altrettante situazioni emerge una vitalità inaspettata. Ne sono testimonianza i docenti e i dirigenti scolastici che si ritrovano in questi giorni (5-7 settembre) a Valdobbiadene nell’ambito di quello che è diventato il più importante evento di avvio del nuovo anno scolastico, ovvero il Festival dell’Innovazione Scolastica.

Vista da “dentro”, infatti, si scopre che in tante scuole, in tante classi, a dominare non è la noia o la fredda legge dei voti (“Tu sai, bravo. Tu non sai, bocciato”) ma qualcosa di diverso, qualcosa che assomiglia alla vita, non alla morta gora dantesca.

“Decisa a fare ciò che è bene” diceva Pasolini di sua madre, che avanza lenta per mettere i fiori sulla tomba del figlio morto tragicamente, in una bellissima poesia (Appendice alla religione del mio tempo. Una luce). A guardarla trascinarsi ricurva, a passo lento, Pasolini intravedeva un sentimento antico che aveva impregnato le sue ossa, l’animo, il cuore, nonostante tutte le tragedie che le erano toccate nella vita. “Decisa a fare ciò che è bene”.

È lo stesso sentimento che si ritrova come un germoglio nei bambini che in questi giorni, nelle case di milioni di famiglie, si preparano a ricominciare la scuola e non vedono l’ora. Sono presi dal preparare i quaderni, le matite, lo zaino e tutto quello che serve all’inizio delle lezioni.

C’è qualcosa di commovente nell’entusiasmo di questi bambini. Da adulti (da vecchi) siamo tentati di guardarlo con una sorta di ironia, venata di cinismo. Perché lo sappiamo: molti, chi nel giro di un mese, chi nel corso degli anni, quel sentimento lo perdono. Lo si perde, lo si dimentica. Per vergogna, perfino, si nega di averlo mai avuto.

Eppure, in modo del tutto imprevisto, quel sentimento perdura, oppure rinasce dopo essere rimasto sepolto sotto strati di cenere. Grazie a un incontro con un collega, con un vecchio professore…

La scoperta straordinaria che può fare chi non teme di guardare la scuola da “dentro” – e il Festival dell’Innovazione Scolastica di Valdobbiadene costituisce l’occasione per farlo – è che, nonostante i mille problemi e le mille magagne, quello stesso sentimento, quella decisione a fare ciò che è bene, in modo del tutto inaspettato è viva in molti docenti e dirigenti.

Lo si vede scorrendo e ascoltando le centinaia di esperienze delle scuole che da tutta Italia si incontrano e condividono le loro buone pratiche su un tema affascinante come quello delle Non Cognitive Skills.

Allora si scopre che la scuola non è quel posto noioso, desolato e selvaggio di cui spesso si sente parlare. Vi è qualcosa di straordinario, che assomiglia molto all’entusiasmo della bambina che si appresta a entrare in prima elementare e alla decisione che muoveva i passi della mamma di Pasolini.

È qualcosa che ha il profumo dell’umano, ovvero della libertà che si erge – come recitava Sofocle nell’Antigone – e che si avventura senza timore, con rispetto e senza arroganza, in quella terra sconosciuta che è l’io dei propri allievi, per tirarli fuori dal mondo delle ombre e far loro ammirare la grandezza, la bellezza, l’ordine della realtà.

E questo, molti docenti lo fanno senza essere dei supereroi, semplicemente aiutandosi, mettendosi insieme in classe, nei collegi docenti, tra scuole diverse.

Guardando così la scuola da “dentro”, si possono scoprire esperienze straordinarie. È quanto desideriamo fare in questi giorni di Festival.

Fonte: Alberto Raffaelli | IlSussidiario.net

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