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Gaza. L’inedito di Papa Leone: Il Presidente di Israele invitato in Vaticano
— 4 Settembre 2025— pubblicato da Redazione. —
Il 13 febbraio 2024, quattro mesi dopo il 7 ottobre 2023 che aveva definito insieme a Papa Francesco “l’attacco terroristico disumano” a Israele, il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, pronunciò parole che oggi suonano profetiche: “Diceva Sant’Agostino che la speranza poggia sullo sdegno e sul coraggio, credo che tutti siamo sdegnati per quanto sta succedendo, per questa carneficina, ma dobbiamo avere il coraggio di andare avanti e di non perdere la speranza perché, se perdiamo la speranza, incrociamo le braccia. Invece bisogna lottare fino in fondo e cercare di dare fin dove possibile il nostro apporto, il nostro contributo” perché “il diritto alla difesa di Israele, che è stato invocato per giustificare questa operazione, sia proporzionato. E certamente con trentamila morti non lo è”.
Sono passati quasi due anni, i morti sono ormai oltre 60 mila e 2 milioni di palestinesi stanno per essere sfollati con la forza. Oggi più che mai, quindi, tanto più da quando è diventato papa un seguace di Sant’Agostino, “la speranza poggia sullo sdegno e sul coraggio”.
Nel corso dell’estate è stato un crescendo di sdegno: “Siamo allibiti” ha detto Parolin dopo l’ultima uccisione dei giornalisti; “legittimo dubitare che sia stato un errore”, il commento sul missile esploso contro la parrocchia di Gaza; fino a sei giorni fa quando Parolin ha rilanciato le parole del Papa all’udienza generale contro l’evacuazione forzata.
E ora, c’è un’iniziativa di coraggio. Non era mai successo che un capo di Stato incontrasse il Papa su richiesta di quest’ultimo. La novità è contenuta nel comunicato diramato dal portavoce di Herzog Jason Pearlman, in cui si sostiene che il presidente di Israele “partirà giovedì mattina per un visita di un giorno in Vaticano su invito del Papa”. Normalmente un’udienza a un capo di Stato o di governo è “concessa” dal Papa, dopo che essa è stata a lui richiesta. Ma Pearlman parla espressamente di “invito”, nonostante il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni, abbia precisato che sia “prassi della Santa Sede acconsentire a richieste di udienza rivolte al Pontefice da parte di Capi di Stato e di governo, non è prassi rivolgere loro inviti.”.
Al centro dei colloqui – ha preannunciato Pearlman – “saranno gli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi, la lotta contro l’antisemitismo globale e la salvaguardia delle comunità cristiane in Medio Oriente, insieme alle discussioni su altre questioni politiche”. Ma, come ha affermato proprio ieri Herzog alla cerimonia di premiazione dell’Israel Defense Prize a Gerusalemme “Israele deve riflettere in modo profondo, pratico e, cosa non meno importante, coraggioso” sul futuro di Gaza dopo Hamas.
Con ogni evidenza proprio questo futuro sarà al centro del colloquio con il Papa mentre vengono rese note anticipazioni sulla sua trasformazione di Gaza in riviera con investimenti multimiliardari e la costruzione di grattacieli sul mare. Le anticipazioni del Washington Post sono state duramente commentate sull’Osservatore Romano da Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani: “Certe proposte di sviluppo, che impongano ai palestinesi un futuro deciso per loro e forse anche su di loro, o peggio contro di loro – si legge – non sono che un’ulteriore prova di arroganza e cecità. Il futuro dei palestinesi potrà e dovrà essere deciso soltanto insieme a loro, mai senza di loro”.
L’Osservatore Romano parla di “reazione sproporzionata” a Gaza da parte del governo israeliano, “che è andata ben oltre ogni limite eticamente accettabile, come riconoscono non soltanto numerosissime autorità internazionali ma anche tante voci interne allo stesso Israele e più in generale al mondo ebraico”. In questo contesto, ricorda sempre il quotidiano vaticano, “si pubblicano uno dopo l’altro, prima sommessamente e ora sempre più apertamente, ‘piani’ per un ‘nuovo Medio Oriente’, (…) Naturalmente è prevista quella che viene significativamente definita ‘l’evacuazione volontaria’ dei palestinesi. I quali, se lo vorranno, un giorno potranno tornare (sic!).
“È un piano che si commenta da solo”, conclude il quotidiano. “Avremmo potuto pensare che si trattasse di un racconto di fantascienza, della trama di un film fantasy. Invece è, a quanto pare, tristemente vero”.
Lunedì, 1 settembre, intanto, il nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede, Brian Burch, ha presentato copia delle lettere credenziali al sostituto della Segreteria di Stato mons. Pena Parra, cerimonia che precede l’incontro con Leone.
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