Luca Trapanese nel 2018 ha adottato Alba, una bambina con la sindrome di Down rifiutata da trenta famiglie e che è diventata a pieno titolo sua figlia anche se lui è single e omosessuale. La loro vita insieme è spesso condivisa da Luca sui social ed è stata raccontata con Luca Mercadante in Nata per te (un libro che poi è diventato un film, trasmesso stasera du Canale 5). La scelta di Luca nasce dalla fede ed è cresciuta in parrocchia. Per l’esattezza in quella della Santissima Trinità di Napoli, la sua città, dove è nato nel 1977. Dopo il liceo classico sceglie il seminario. «Durante un viaggio a Lourdes incontro un ragazzo di cui mi innamoro e dopo due anni mollo tutto. Cambio scuola, mi laureo in Beni culturali», racconta Luca. Quel viaggio, che gli ha cambiato la vita, adesso è diventato il protagonista del suo nuovo libro, il primo romanzo, Le imperfezioni (Salani), la storia di un amore apparentemente impossibile, nato durante un altro Cammino, quello di Santiago, e dei piccoli grandi miracoli che servono per renderlo reale. «Tutta la vita è un cammino, per nulla facile tra l’altro. Io questo cammino l’ho fatto davvero», racconta Trapanese. «E come Livio, il protagonista del libro, ho scoperto che il vero cammino si fa col cuore, più che a piedi. Io l’ho fatto in compagnia del mio padre spirituale, don Gennaro Matino: l’ho conosciuto in parrocchia a sedici anni, mi ha aiutato a metabolizzare la morte del mio migliore amico e mi ascolta sempre, ancora oggi».
SENTIRSI PARTE DELLA CHIESA
«I miei genitori non frequentavano la Chiesa quando ero piccolo», chiarisce Luca. «Io ci sono finito perché ci ha chiesto di farlo la madre di Diego: eravamo adolescenti e lui stava male, aveva un tumore. Sua mamma ci consigliò di frequentare di più la parrocchia perché ci avrebbe fatto bene». «Non ho più smesso», continua, «anche senza Diego, ed è stata la mia salvezza. Sa cosa? Ho avuto la fortuna di non sentirmi mai fuori dalla Chiesa, anzi. Ho trovato persone che mi hanno guardato come Luca, non per il mio orientamento sessuale. Ho gestito per dieci anni tanti progetti della Fondazione del cardinale di Napoli. Di recente mi sono dimesso perché mi hanno chiesto di diventare assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli come tecnico».
Sì, Luca è un vero esperto: si è dedicato per tanti anni come volontario e a livello professionale ad attività nel sociale in Italia e nel mondo. Tra le tante cose, ha fondato l’associazione A ruota libera, per sostenere la socialità delle persone con disabilità, la cooperativa Raggio di Sole, per favorire l’occupazione delle persone fragili, e ha realizzato la comunità-famiglia La Casa di Matteo, unica nel Sud Italia dedicata ai bambini disabili gravi. Proprio la sua esperienza tra i bambini con diversa abilità lo ha portato all’adozione di Alba. Doveva essere solo un affido temporaneo perché era stata abbandonata ma, quando nessuna famiglia si è fatta avanti per adottarla, Luca ha detto il suo “sì”. L’adozione da parte di persone non sposate è infatti prevista dalla Legge in alcuni casi particolari. «La paternità è una grande responsabilità ma la disabilità non mi ha mai spaventato. Per me Alba non è una scelta di serie B. C’è un salmo, ovvero “il Signore è il mio pastore”, che illumina le mie giornate», confida Luca. «E poi c’è una figura che ha segnato la mia esistenza. Si tratta di Madre Teresa di Calcutta, l’ho conosciuta quando sono stato in India e mi ha regalato una medaglietta che porto sempre con me».
SENTIRSI SOSTENUTI DA DIO
Perché Le imperfezioni è il titolo del suo romanzo? «C’è una grande diseducazione a vedere le imperfezioni. Siamo sommersi da messaggi che ci inducono a cercare la perfezione e alla fine siamo tutti scoppiati e insoddisfatti, violenti. Altro che perfetti. Nessuno ci guarda e dice: guarda che siete imperfetti, non sarete degli idoli, nessuno lo è. Più che la perfezione, serve insegnare a raggiungere la felicità». Nonostante la disabilità, la malattia, l’imperfezione, si può essere felici. «Mi sento di dire che alla fine Dio ci ama così come siamo perché siamo stati fatti a sua immagine e somiglianza». La preghiera? «Prego sempre anche quando devo fare cose stupide. Mi piace molto quella che rivolgiamo all’Angelo custode. Quel che conta per me è comunque», dice convintamente Luca, «fermarmi e ascoltare: è lì che incontro Dio. Anche la mia bambina, che ha quasi cinque anni, conosce Gesù. Casa mia è piena di statue di arte sacra. Abbiamo un bellissimo Bambinello che era di mia nonna e adesso è nella mia camera da letto. Ogni sera Alba lo saluta con un bel bacio della buonanotte, e va a dormire»