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Il nuovo Custode di Terra Santa, Ielpo: «Serve una presenza disarmata»

«Vivo questo incarico come servizio alla Chiesa anche se sento la sproporzione tra il compito affidatomi e la mia persona». «Importante è dare testimonianza concreta al messaggio di pace»

Lucano, 55 anni, frate minore professo dal 1998 e sacerdote dal 2000, fra Francesco Ielpo è il nuovo Custode di Terra Santa. Ieri l’approvazione di Leone XIV alla sua elezione da parte del ministro generale dei frati minori Fusarelli e del suo Definitorio. Subentra a fra Francesco Patton che ha guidato la Custodia per 9 anni. Al nuovo custode il benvenuto del patriarca di Gerusalemme dei latini, il cardinale Pizzaballa, che ha anche ringraziato Patton per il lavoro svolto. Ielpo è il presidente della Fondazione Terra Santa e dal 2013 svolge attività pastorale in collegamento tra l’Italia e la Terra Santa, guidando anche molti pellegrinaggi.

«Sento una grande sproporzione tra l’incarico che mi viene affidato e la mia persona. Un compito così mi fa tremare le gambe. Ma lo vivo come un servizio alla Chiesa». Padre Francesco Ielpo, dell’ordine dei frati minori, commenta così a caldo la sua nomina a nuovo Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion. Ieri mattina la comunicazione ufficiale con il bollettino della Santa Sede che dava notizia del fatto che papa Leone XIV ha approvato la sua elezione avvenuta da parte del ministro generale fra Massimo Fusarelli e il suo Definitorio. Lo ripete a quanti in queste ore hanno cercato di raggiungerlo per intervistarlo. Per padre Ielpo la giornata, invece, è stata cadenzata dagli impegni presi da tempo per la sua missione di visitatore dell’ordine dei frati minori in alcune regioni del Sud Italia. Lo raggiungiamo a Napoli sono nel tardo pomeriggio.

Padre Ielpo come sta vivendo questa nomina?
Ripeto, la vivo come un servizio alla Chiesa. Un servizio che non ho cercato e non ho chiesto. Ho detto sì perchè sono convinto che nello svolgere questo nuovo incarico non sarò da solo. Con me ci saranno i tanti frati che vivono in Terra Santa e che sono una ricchezza per l’Ordine e per quei luoghi. Epoi il senso di sproporzione che provo tra l’incarico e la mia persona lascia ampio spazio di manovra all’azione di Dio in primo luogo su di me. Ecco perchého risposto positivamente a questa nuova missione.

Mai avuto la tentazione di rispondere di no?
Umanamente davanti a un impegno così complesso e importante, il pensiero può passare nella mente. Sono consapevole che la mia vita ora si complica e cambia rispetto al tempo presente. Però proprio in questi giorni ho ascoltato la meditazione di un predicatore che si domandava: “con quale faccia vado davanti al Crocifisso per chiedergli una vita tranquilla. Proprio a lui che la vita tranquilla non l’ha avuta e soprattutto che è morto in croce per tutti noi”. Ecco quelle parole mi hanno aiutato a dire di sì. A non chiedere una vita tranquilla. Devo però dire che fino ad ora il Signore nella mia vita di francescano e personale non mi ha mai deluso e non mi ha mai abbandonato.

Lei arriverà in Terra Santa in uno dei momenti più drammatici della storia recente di questi luoghi. Con che spirito parte? E cosa pensa di fare all’inizio del suo nuovo incarico?
Non nascondo che davanti a quanto sta avvenendo in Terra Santa si prova un forte sentimento di impotenza. Nessuno ha una soluzione in tasca. Penso a san Francesco d’Assisi che nel 1219, quindi più di 800 anni fa, giunse in quelle stesse terre mentre imperversava la guerra tra crociati e musulmani. Ci andò disarmato, con un solo messaggio che diceva che c’è un’altra via alternativa alla guerra, quella dell’incontro. Ecco penso che come allora la nostra presenza in Terra Santa debba essere umile, discreta e disarmata. E poi siamo chiamati a portare il messaggio che la Chiesa, che papa Leone XIV ci affidano.

E nella Custodia?
Penso che il mio primo compito sia quello di creare un clima di comunione tra noi frati minori. Non è un passaggio di poco, perché attraverso la nostra capacità di mostrarci uniti, di vivere da fratelli, di vivere in pace, daremo una testimonianza concreta sia del nostro essere frati minori francescani sia del messaggio che vogliamo portare alla popolazione di questa terra. Ovviamente accanto alla testimonianza siamo chiamati anche a proseguire il nostro impegno nella numerose opere educative e caritative che abbiamo messo in piedi nei Paesi che ricadono sotto la giurisdizione della Custodia.

Scorrendo la sua biografia si scopre che la Terra Santa per lei non è un luogo sconosciuto o poco frequentato.
È vero. Sin dal 2013 sono commissario di Terra Santa, prima per la sola regione della Lombardia e successivamente per l’intero Nord Italia. Un incarico che ha come obiettivo quello di creare un ponte concreto tra l’Italia e la Terra Santa. In questi anni ho guidato tanti pellegrinaggi di fedeli che partivano dal nostro Paese e li ho accompagnati nei luoghi in cui ha vissuto Gesù. Ma ho anche personalmente visitato quasi tutte le comunità dei francescani presenti nei territori della Custodia. Visite che avevano l’intenzione di dimostrare concretamente e di persona la mia vicinanza e sostegno a quelle comunità. Vicinanza e sostegno che veniva condiviso anche dai fedeli italiani.

La Custodia non limita la propria giurisdizione a Israele e Palestina, ma coinvolge anche i territori di Giordania, Siria, Libano, Egitto, Cipro e Rodi. Una presenza che vuole essere di sostegno alle comunità cristiane e cattoliche che lì vivono spesso con gravi problemi. Come fermare la lenta e progressiva diminuzione della presenza cristiana nei luoghi di Gesù?
Anche in questo caso non ho ricette pronte e non penso che sia un tema all’ordine del giorno solo della Custodia. Ma le voglio raccontare un episodio che ho vissuto in Siria, durante il periodo della guerra. Stavo compiendo una delle mie visite alle comunità francescane e una giorno sono andato a casa di una giovane coppia sposata con una bambina piccola. Parlando con loro ho scoperto che anche a loro era balenata l’idea di costruire la loro famiglia lontana dalla Siria, per non dare vita a una famiglia sotto i bombardamenti. Incuriosito ho chiesto che cosa avesse fatto cambiare loro idea. La risposta mi ha colpito: “Pensavamo di andarcene, ma abbiamo visto che i francescano sono rimasti qui. E allora abbimao pensato che anche noi potevamo restare qui, magari sperando di poter contribuire dopo la guerra alla ricostruzione del nostro Paese”. Quella risposta fotografa ne modo migliore il nostro compito di francescani: essere con la gente in ogni luogo e in ogni condizione. Ancora una volta il valore della testimonianza può essere vincente.

Quando raggiungerà la sua comunità nella Custodia di Terra Santa?
Ci vorrà ancora circa un mesetto, anche perché sto completando l’incarico di visitatore in alcune provincia del Sud dell’Ordine dei frati minori. Terminato questo impegno, raggiungerò il mio nuovo luogo di missione.

Fonte: Enrico Lenzi | Avvenire.it

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