«Non c’è niente come la Chiesa cattolica», diceva la persona con cui ho assistito alla Messa di inizio del pontificato di Leone XIV. E, in effetti, suscita una grande commozione, fino alle lacrime, vedere la bimillenaria storia della Chiesa cattolica ripresa in tanti aspetti di una liturgia bellissima, dalle Laudes Regiae, che riportano all’incoronazione di Carlo Magno fatta da un altro Papa Leone, all’anello del Pescatore, che ricorda a Robert Francis Prevost il suo primissimo predecessore, segno di come Cristo trasformò un semplice pescatore nel primo capo della Chiesa. Abbiamo contemplato la Chiesa universale in tre cardinali, espressione dei tre continenti, che prestano obbedienza al pontefice; nei vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, coppie di coniugi anziani e giovani presenti, segno dell’unità che si fonda sull’obbedienza a Pietro.
L’unità.
Sembra che il Papa andrà presto a Nicea per celebrare il 1700° anniversario del Concilio ecumenico (Niceno I) che nella città asiatica definì il Credo, la professione di fede che ripetiamo oggi come allora durante la Messa. A Nicea la Chiesa era ancora unita, non c’erano stati né lo Scisma orientale del 1054 né la Riforma protestante di 500 anni dopo. C’erano però le eresie, in particolare quella ariana, che stavano sconvolgendo la vita interna della Sposa di Cristo. Andare a Nicea sarebbe un messaggio forte per un tema che sembra stare particolarmente a cuore a Leone XIV: non soltanto l’unità con le comunità cristiane divise, ma anche l’unità interna. La mentalità relativista che domina la cultura contemporanea, infatti, sembra essere ben radicata anche fra i cattolici. La dottrina della Chiesa, indicata nel Catechismo della Chiesa cattolica del 1992 come un riferimento costante dell’unità dottrinale, sembra interessare poco o niente.
L’unità si costruisce nella fedeltà e nell’obbedienza a Pietro e di questo il nuovo Pontefice sembra ben consapevole. Il suo richiamo costante al predecessore Francesco ci vuole ricordare la continuità della Chiesa, che professa la stessa dottrina da Pietro a Leone XIV e da sempre la propone agli uomini di ogni epoca come via per la salvezza eterna.
La missione.
L’unità è la condizione della missione. Non possiamo sperare di convincere qualcuno che Cristo è l’unico Salvatore se siamo divisi. Se l’unità comporta la fatica del superamento dell’individualismo, anche la missione comporta dei sacrifici. La Chiesa che abbiamo visto nello splendore della sua centralità durante la celebrazione dell’inizio del pontificato, con i suoi riti millenari e le delegazioni di tutto il mondo pronte a omaggiare il Papa, è la stessa Chiesa che in Asia e Africa si rivolge con umiltà e pazienza ai popoli che ancora non hanno conosciuto il Vangelo ed è la stessa che, in Occidente, è chiamata a praticare la nuova evangelizzazione, per rimediare e superare un secolarismo penetrato in profondità nella cultura odierna. Papa Leone ha ricordato numerose volte, in questi primi giorni di pontificato, la centralità della missione.
La dottrina sociale.
Il richiamo a Leone XIII è evidente. Il pastore della Chiesa dal 1878 al 1903 non è soltanto il Papa della Rerum novarum, ma è il Papa che produsse una svolta epocale nella storia cristiana, proponendo con il suo Corpus leoninum un progetto di ricostruzione di tutta la società sconvolta dalla Rivoluzione. La Rerum novarum è un tassello importante del suo progetto, perché coglie l’attenzione della Chiesa nei confronti dei più deboli, che allora, dopo la rivoluzione industriale e la soppressione dei corpi intermedi che servivano alla loro protezione, erano gli operai sfruttati da un sistema sociale sbagliato, che li esponeva alla tentazione della lotta di classe. Ma Leone XIII scrisse oltre ottanta encicliche, che affrontano tutti i temi relativi alla società, oltre a quelli spirituali, come lui stesso ha spiegato nell’esortazione apostolica Vigesimo anno quinto, appunto nel 25° anniversario del suo pontificato.
Avremo modo di ritornare anche su questo aspetto. Intanto preghiamo per Leone XIV, per le sue intenzioni, perché possa convincere i potenti a ricercare concretamente quella pace che manca agli uomini, la pace nel mondo, anzitutto, ma anche la pace interna delle nazioni.
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