L’antisemitismo e il razzismo vanno estirpati all’origine, perché sono ideologie che nulla hanno a che fare con il pensiero conservatore.
Abbiamo assistito nei giorni scorsi a un feroce attacco al maggiore partito italiano da parte di tutte le forze ideologiche e politiche progressiste, che hanno aspramente criticato alcune dichiarazioni di contenuto antisemita e razzista di giovani militanti di FdI, riprese e veicolate dalla testata giornalistica Fanpage, che, attraverso alcuni suoi giornalisti, si era infiltrata surrettiziamente nell’organizzazione giovanile del partito di Giorgia Meloni, Gioventù Nazionale.
Ora,non mi esprimo circa la possibile scorrettezza professionale di un giornalista che si infiltra in una associazione ponendosi come obbiettivo la mera delazione, per concentrarmi invece sul fatto in sé, cioè che probabilmente questi giovani hanno detto certe cose pensando di fare delle battute di spirito, senza alcuna consapevolezza della portata delle loro parole. Proprio questo sconcerta.
Perché, nel gergo giovanile, affiora l’antisemitismo? Esiste davvero, oppure si tratta soltanto di folklore, un fondo di razzismo nella società e, ancora di più, nelle organizzazioni giovanili di FdI, razzismo non riconducibile a innocue battute calcistiche?
Credo che il problema sia proprio questo, che dietro un certo antisemitismo o razzismo «da bar» c’è una vera e propria ignoranza, frutto di una mancata riflessione su che cosa siano veramente l’antisemitismo e il razzismo. E questo perché questi giovani — in generale, ma in particolare i giovani che frequentano un partito che vuole essere conservatore — sono stati influenzati anche da «cattivi maestri» e formati da cattive letture, oppure da nessuna lettura.
Penso che il problema non si possa risolvere accettando il diktat che viene da ambienti esterni, certamente assai ostili a FdI, né che basti una lettera, peraltro «perfetta» come ha scritto Giuliano Ferrara, di Meloni ai dirigenti e ai militanti del partito, in cui afferma perentoriamente che non c’è spazio in FdI per nostalgici, antisemiti o razzisti.
La vera domanda credo sia: che cosa mettiamo al posto delle battute, frutto di cattive letture o di cattivi maestri? Perché soltanto se capiranno e si convinceranno che razzismo e antisemitismo sono ideologie perverse allora il problema sarà superato.
L’antisemitismo e il razzismo sono ideologie, che nascono all’interno della modernità, sono frutto dell’Illuminismo razionalistico; ripresi in grande stile dal nazionalsocialismo, essi nascono nella sinistra francese dell’Ottocento (cfr. p. es. Michel Dreyfus, L’antisemitismo a sinistra in Francia. Storia di un paradosso (1830-2016), FreeEbrei, Torino 2018) e si pongono in una prospettiva esplicitamente anticristiana proprio perché negano l’unità del genere umano, la comune figliolanza divina di ogni uomo e donna, il loro essere persona imago Dei. Sono ideologie che nascono dall’odio nei confronti di identità altre, che sia un popolo, un uomo o una cultura. Rappresentano l’errore contrario al cosmopolitismo, che nega le differenze e le peculiarità delle culture e dei popoli, ma rimangono un errore.
Altra cosa è la difesa dell’identità dei diversi popoli, che contribuiscono al bene comune ciascuno con le proprie peculiarità. Per denunciare il progetto mondialista di eliminare le diverse identità culturali bisogna affermare e difendere la dignità di ogni persona e di ogni popolo, ricordando che l’uguaglianza e la libertà sono valori portati da Cristo e nulla hanno a che vedere con l’imposizione dell’ugualitarismo ideologico o con il libertarismo senza verità e senza regole.
Sono ormai circa due secoli che questo odio di razza — ma anche di religione — è stato diffuso nel corpo sociale, accanto e in competizione con l’odio di classe del marxismo. È un tema difficile e complesso, che andrebbe approfondito e certamente un post non basta. Ma se questo approfondimento non avverrà mai, si tratta solo di aspettare il prossimo «incidente».
Se invece venisse affrontato, il chiarimento potrebbe finalmente contribuire a far nascere una classe dirigente di conservatori convinti, cioè tali da non subire alcuna pressione interessata e ideologica e capaci di liberamente difendere identità e differenze, proprio perché sanno che la cultura conservatrice genuina non tollera nessuna forma di antisemitismo o di razzismo.
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