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Una casa per conoscersi

Inaugurata la Abrahamic Family House negli Emirati Arabi Uniti

Una moschea, una sinagoga e una chiesa tutte di pietra bianca formano la Abrahamic Family House, il monumentale complesso interconfessionale che è stato inaugurato recentemente negli Emirati Arabi Uniti. I singoli edifici di culto che compongono il nuovo complesso sono uniti da uno spazio espositivo centrale, un giardino pubblico e un centro congressi.

Per il vicario apostolico di Arabia del Sud, monsignor Paolo Martinelli, «l’apertura della Abrahamic Family House è un evento di eccezionale importanza. Rappresenta un’espressione potente del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato qui ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Si tratta di un testo indubbiamente profetico sul modo con cui le religioni sono chiamate a relazionarsi tra loro e a contribuire al bene dell’umanità. Questa casa, mi sembra, ne vuole incarnare lo spirito».

Costruito nel nuovo distretto culturale sull’isola Saadiyat di Abu Dhabi, di fronte alla sede emiratina del museo del Louvre coperta da una cupola, il complesso di preghiera colpisce per la struttura, con i suoi tre edifici di culto costruiti con dimensioni identiche e con accanto a ognuno di essi i simboli di una mezzaluna, di una menorah e di una croce. «Il fatto che nella stessa realtà vi siano tre luoghi di culto, una moschea, una sinagoga e una chiesa cattolica, con i rispettivi simboli ben visibili anche da lontano, esprime — sottolinea il vescovo — una delle idee fondamentali della dichiarazione di Abu Dhabi: la coesistenza pacifica tra le religioni e la promozione di un mondo più umano e fraterno. Non si può mai giustificare la violenza e l’odio in nome di Dio. Questo messaggio è quanto mai necessario oggi al mondo intero. L’apertura di questa casa rappresenta un invito forte a tutti i popoli a lavorare per la pace e la riconciliazione, a porre fine alle guerre e ai conflitti. Le religioni devono essere sempre più protagoniste di processi di pace. Inoltre, vorrei sottolineare che qui non si tratta in alcun modo di un tentativo di mescolare le religioni o di relativizzare il loro significato. Piuttosto questa casa rappresenta un invito alla collaborazione, alla tolleranza e alla coesistenza solidale. Si può vivere insieme appartenendo a religioni diverse, ricercando il bene comune».

Un luogo votato alla conoscenza dell’altro: «Il fatto che all’interno della Abrahamic Family House si trovino i luoghi di culto delle tre religioni abramitiche — continua Martinelli — è anche un invito alla reciproca conoscenza. Una delle possibilità che la struttura offre è quella di incontrare persone delle diverse religioni, dialogare con loro, conoscersi superando visioni unilaterali che impediscono un incontro reale e una stima reciproca». Ma è anche un luogo dove riscoprire il senso religioso, e promuovere la pace e la riconciliazione. «Questa inaugurazione rappresenta un invito rivolto a tutto il mondo a riscoprire il profondo significato antropologico della religione, che concretamente vive e sussiste nelle diverse religioni», spiega il vicario apostolico: «L’uomo è per sua natura un essere religioso, fatto per entrare in rapporto con Dio, con l’Assoluto, con l’Incondizionato. Tanta cultura contemporanea ha rifiutato l’idea di Dio e ha ridotto l’umano al solo dato materiale, riducendo in questo modo l’apertura originaria verso il mistero. L’uomo che dimentica Dio dimentica ultimamente se stesso e i suoi desideri più profondi. L’uomo non può mai fare a meno di Dio, del suo amore e della sua misericordia». La coesistenza pacifica tra persone di diverse religioni, prosegue il presule, «ci ricorda che la ricerca di Dio richiede sempre relazioni buone e positive con tutti. Da qui il valore della fratellanza universale che il documento di Abu Dhabi ha sottolineato radicalmente e che il Papa ha poi approfondito nella Fratelli tutti».

La chiesa all’interno della Abrahamic Family House è dedicata a san Francesco d’Assisi, «il santo della fratellanza universale, della pace e della riconciliazione, il santo della lode a Dio per mezzo di tutte le creature, il santo che si reca dal sultano a Damietta per promuovere pace e riconciliazione. È il santo del dialogo e dell’incontro. Per i tanti missionari francescani cappuccini presenti nel Paese, questa casa è anche un invito a essere testimoni della gioia del Vangelo seguendo le orme del santo di Assisi. Dall’inaugurazione della Abrahamic Family House mi aspetto — dice monsignor Martinelli — di poter camminare insieme ai fratelli e alle sorelle che appartengono ad altre religioni per approfondire l’importanza della relazione con Dio e per contribuire insieme all’edificazione di una società più fraterna e solidale».

Un fatto di vitale importanza lo considera anche Yehuda Sarna, rabbino capo della comunità ebraica degli Emirati Arabi Uniti, che definisce questo luogo «un grande punto di convergenza per il mondo, dove i grandi leader religiosi e culturali verranno ispirati». All’ingresso della sinagoga (che è la prima casa di preghiera ebraica costruita nel Paese), Sarna ha apposto la tradizionale mezuzahinsieme a Ephraim Mirvis, rabbino capo delle United Hebrew Congregations of the Commonwealth del Regno Unito. Alla cerimonia si sono uniti anche il rabbino Ben de Toledo e sua moglie Yael, che vivranno in un appartamento accanto alla sinagoga.

Nel nuovo complesso di preghiera la sinagoga porta il nome di Moses Ben Maimon, il filosofo e medico ebreo spagnolo del xii secolo che trascorse gran parte della sua vita in Marocco e in Egitto. La moschea, invece, prende il nome dal Grande imam Ahmad Al-Tayyeb.

Un pensiero ai giovani lo ha rivolto Mohamed Khalifa Al Mubarak, presidente dell’Abrahamic Family House, che ha aperto la cerimonia inaugurale con un momento di silenzio per le persone colpite dai terremoti in Turchia e in Siria. «Speriamo che la casa della famiglia abramitica — ha detto — ispiri i giovani di tutto il mondo, mentre mettiamo in luce la nostra comune umanità e lavoriamo per la creazione di un mondo più pacifico per le generazioni a venire».

Le funzioni religiose per musulmani, cristiani ed ebrei si svolgeranno nelle tre case di culto separate; il forum centrale ospiterà conferenze e cerimonie per sviluppare il dialogo.

Fonte: Rosella FABIANIOsservatoreRomano.va

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