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Rota d’Imagna, il borgo rinato con i bimbi della guerra

Viaggio tra i bambini provenienti dall’orfanotrofio ucraino di Berdyansk, vicino Mariupol, arrivati undici mesi fa nel borgo della provincia di Bergamo cambiando la vita del paese e dei suoi abitanti. Vanno a scuola, si divertono in oratorio, studiano l’italiano. E non riescono più a immaginare il proprio Paese senza le bombe

Disegnare l’Ucraina senza la guerra. I bambini provenienti dall’orfanotrofio di Berdyansk accolti undici mesi fa a Rota d’Imagna, borgo di montagna di 900 abitanti in provincia di Bergamo, non riescono a immaginarsela e per questo hanno lasciato in bianco la parte sinistra del cartellone preparato per ricordare il primo anniversario del conflitto. C’è la data d’inizio, 24/02/2022, e accanto una donna, di spalle, che si dispera di fronte agli edifici colpiti dalle bombe. Vista dai bambini, la guerra s’è mangiata ogni speranza di pace.

Anche se per questi ottantasei fratelli di disperazione, la guerra è iniziata otto anni prima, perché la sede del loro orfanotrofio era nel Donbass, dove nel 2014 è iniziato il conflitto tra esercito ucraino e milizie separatiste filorusse appoggiate da Mosca. Gli ospiti dell’orfanotrofio erano stati spostati a ottanta chilometri da Mariupol, a Berdyansk, centro portuale sul mar Nero e uno dei primi a cadere in mano russa un anno fa. Qui, per quasi un mese, i bambini si sono nascosti nei seminterrati per sfuggire alle bombe.

Poi sono partiti e sono arrivati a Rota d’Imagna. Tutti insieme, centoquindici, accompagnati da nove connazionali adulti. I ragazzi di Rota sono un caso unico in Italia: non c’è un altro gruppo così grande che sia stato lasciato unito. Il loro inserimento in un borgo così piccolo, oltre che un’ammirevole storia d’accoglienza, è anche un esperimento sociale con le scuole che li hanno accolti, una rete di operatori e volontari che provano a rispondere alle loro esigenze, a cominciare dall’insegnamento dell’italiano che alcuni ora conoscono bene.

Non sono mancati i problemi: «Cinque ragazzi sono stati rimpatriati in Ucraina, in zone dove non si combatte, perché non si erano adattati: alcuni rubavano nei bar, altri provavano a scappare di notte, altri infastidivano gli abitanti», racconta il sindaco Giovanni Paolo Locatelli, al suo secondo mandato, che ha nominato come delegato del Comune all’accoglienza Zaccheo Moscheni, 73 anni, in pensione a Rota dopo quarant’anni di lavoro a Milano nel campo dei servizi sociali.

Fonte: Antonio SANFRANCESCO | FamigliaCristiana.it

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