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Tommaso d’Aquino in pochi minuti. Risposte per chi ha fretta alle domande fondamentali

«Tommaso d’Aquino illuminò la Chiesa di Dio più di qualunque altro Dottore; e ricava maggior profitto chi studia per un anno solo nei libri di lui, che chi segue per tutto il corso della sua vita gl’insegnamenti degli altri». Lo psicologo statunitense Kevin Vost (1961) ha collocato questo pensiero di Papa Giovanni XXII (1316-1334) – fatto peraltro proprio, nel secolo XX, dai papi san Pio X (1903-1914) e Pio XI (1922-1939) – introducendo le Conclusioni di un libro, scritto per chi, magari, un anno di tempo per studiare l’Aquinate proprio non ce l’ha, ma, ciononostante, pensa di potersi invece ritagliare «pochi minuti» per accogliere l’invito che Papa Benedetto XVI (2005-2013) rivolse dieci anni fa a tutti i fedeli: «Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di san Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Theologiae».

L’autore deve il ritorno alla fede cattolica proprio a Tommaso d’Aquino dopo «venticinque anni trascorsi nei deserti dell’ateismo» (p. 222). Aveva iniziato a studiarlo – da psicologo della memoria – per ragioni professionali; impressionato, poi, dalla rappresentazione incredibilmente accurata e completa della natura dell’uomo, aveva affrontato lo studio delle parti della Somma di Teologia riguardanti la ragionevolezza della fede nell’esistenza di Dio dimostrata grazie alle «cinque vie», e infine quelle riguardanti Gesù Cristo, la Chiesa e la vita di grazia.

I 42 brevi capitoli del libro ripercorrono questa traiettoria, adottando uno stile colloquiale anche quando si tratta di affrontare i grandi temi del bene e del male, oppure dell’origine e del destino dell’uomo. Non mancano, inoltre, refutazioni en passant delle risposte sbagliate che la modernità e il relativismo danno o hanno dato alle grandi domande di senso.

Per renderne ancora più intrigante la lettura, l’autore ha inserito, a mo’ di intermezzi, i «Riquadri del bue muto», alludendo così all’epiteto con il quale l’Aquinate veniva preso in giro dai suoi compagni di studio: ciascun «riquadro» consiste, infatti, di una o due pagine dedicate a questioni di «saggezza spicciola» pure trattate nella Somma, come per esempio «è peccato essere noiosi?», «è peccato amare il vino?» oppure «se mi distraggo quando prego, Dio smette di ascoltarmi?».

A più riprese nel corso del volume, Kevin Vost ricorda che Tommaso d’Aquino, probabilmente «l’uomo più intelligente e in gamba del mondo» (p. 9) non ha redatto migliaia di pagine su Dio e sulle verità della fede cattolica con l’indole accademica dell’erudito. Tommaso – cui non a caso si devono anche cinque commoventi inni eucaristici – scriveva, per così dire, spinto dall’amore. Nella sua anima, «i fuochi della carità ardevano con l’intensità di un sole» (p. 284). Volendo conquistare il prossimo all’amore per Dio, e consapevole del fatto che non si può amare veramente qualcuno che non si conosce, ha eretto le sue cattedrali di pensiero per spiegare al prossimo ciò che aveva capito della bellezza del creato e, di conseguenza, del suo creatore, mai smettendo di guardare la realtà del bene con gli occhi della gratitudine.

Consigliabile a chiunque voglia accostarsi, con minimo sforzo, al santo che la Chiesa ha costantemente proposto come maestro di pensiero e del giusto modo di fare teologia, e voglia così trovare risposte convincenti alle domande fondamentali (chi sono? perché esisto? in che cosa consiste la felicità? …).

Fonte: Maurizio BRUNETTI |  AlleanzaCattolica.org

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