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Il gusto divino di star a tavola con i Santi

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo ampi stralci dell’introduzione del nuovo libro di Romana Cordova, Il cibo e i santi. 40 ricette 40 santi, Berica Editrice, pagg. 146, € 14,50.

«Penso ai Santi come a degli amici carissimi oltre che dei modelli da seguire. Amici tanto cari, quelli verso cui riporre una fiducia certa, a cui rivolgersi per chiedere un sostegno sicuro. Ogni credente ha i suoi “preferiti”, quelli che sente più vicini, fortemente affini e con i quali intrattiene una relazione maggiore. E un’amicizia di tale intensità, avvolta dalla venerazione per chi è divenuto esempio di comportamento a cui ispirarsi, non può che coinvolgere la vita nei suoi aspetti più quotidiani come il cucinare e il mangiare […]

Il rapporto col cibo è in un certo senso rapporto con Dio. Mangiare è vitale, essenziale per la sopravvivenza, imprescindibile. Di conseguenza, proprio perché è vitale è gioia. Inoltre è dono di Dio e della sua Provvidenza e consumarlo insieme è comunione. L’Eucarestia avviene in una mensa. E tutto l’Antico e il Nuovo Testamento sono ricchi di immagini gastronomiche che rimandano a realtà interiori, spirituali. È sempre stato un atteggiamento dunque naturale, quello di dedicare ai Santi cibi e pietanze, per rendere omaggio, per festeggiare in occasione della loro memoria liturgica o di particolari momenti […]

Dopo aver condotto per tre anni una trasmissione radiofonica su Radio Maria dal titolo Cucinare con i Santi e non solo, prende vita questa raccolta di ricette tradizionalmente dedicate o ispirate ai Santi. I quaranta Santi e le rispettive ricette che contiene hanno storie, origine, tipologia diverse ma anche molte similitudini e consonanze. Ci sono Santi di epoche remote e di tempi più vicini, quindi ricette antiche e altre più recenti, alcune attualizzate per esser rese più consone al gusto contemporaneo e con modi e tecniche che ne consentano una più facile realizzazione.

La maggior parte delle pietanze sono cibi popolari spesso con origine nel mondo contadino in cui la semplicità degli ingredienti e certi tipi e modalità di preparazione ricorrono e sono espressione di determinate località e periodi storici. Alcune ricette vengono dal mondo monastico, in cui c’è stata una vasta fioritura di pietanze con riferimento ai Santi e molte ideate e legate a eventi particolari […]

Di sicuro nella vita di tanti Santi, nelle regole di ordini monastici e congregazioni religiose, il digiuno e l’astinenza da molti cibi e per periodi dell’anno piuttosto prolungati erano presenti, talvolta caratterizzanti, e ciò sembrerebbe in contrasto con l’uso di festeggiarli attraverso una pietanza. Ma la scelta di digiunare o di evitare degli alimenti e di praticare una dieta povera e volta all’essenziale nei Santi non è mai per un rifiuto del cibo e della vita che rappresenta o della gioia del nutrimento. Sono piuttosto atti per favorire un’armonia tra corpo e anima.

Si tratta di esercizi per rinvigorire lo spirito rinunciando a ciò che è superfluo per il corpo in modo da vivere un maggior abbandono fiducioso alla Provvidenza. Sono espressioni messe in pratica per esaltare la stessa corporeità nella rinuncia come dono di sé. Proprio per questi motivi cibi che rispecchiano tali princìpi rendono omaggio ai Santi e ci aiutano a seguirli anche nelle vie che loro hanno sperimentato essere efficaci».

Fonte: IlTimone.org

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