Sopra La Notizia

LETTURE/ Rispetto ed empatia: essere “bravi” senza emozioni non basta più

Nel mondo del lavoro le competenze tecniche non bastano più. Un estratto dal saggio di G. Comin e G. Giansante, “Tu puoi cambiare il mondo” (Marsilio 2021)

Qual è l’atteggiamento dei manager nei confronti del proprio personal branding? Una ricerca condotta nel 2017 dalla Indiana University ha provato ad analizzare il rapporto di un gruppo di professionisti americani ed europei nei confronti del proprio posizionamento reputazionale. Le interviste condotte dai ricercatori hanno mostrato che tutti ponevano attenzione a questo aspetto. Ma quali valori enfatizzavano, come si mostravano agli altri?

Le loro risposte ricadevano in due principali categorie: “forza vs calore” o “competenza vs gentilezza”. Anche se le distinzioni in qualche caso erano sfumate, i brand personali venivano descritti principalmente come gli sforzi in due diverse direzioni: da una parte c’è il tentativo di essere rispettati e di mostrare capacità professionali e dall’altra quello di piacere agli altri e di costruire una relazione. Un primo professionista descriveva così il suo modo di presentarsi:

Faccio le cose per bene e lo faccio sempre. Quando un nuovo potenziale cliente entra nella mia stanza a volte mi dice che qualcuno ha usato queste stesse parole per descrivermi. Probabilmente perché sono le stesse che uso io quando mi presento ai miei clienti. Questo è quello che gli interessa”.

Dall’altro lato ci sono dei manager che si rappresentavano così: “Sono appassionato, entusiasta e mi impegno. Ma devo anche mostrare la mia umanità e vulnerabilità”.

Un altro afferma: “La ‘regola d’oro’ è il mio brand”, riferendosi all’antica massima diffusa nel mondo anglosassone, “tratta gli altri come vuoi che gli altri trattino te”. Un altro enfatizza la reputazione personale e le doti di connessione con gli altri: “Sono bravo a creare relazioni”. In altre parole, la maggior parte delle persone si presenta con la dimensione della competenza oppure con quella del calore. Ma, come conclude lo studio, sarebbe meglio promuoverle entrambe:

Crediamo che la cosa migliore per un personal brand dovrebbe essere percorrere entrambe le strade. È comprensibile che ci si concentri su una o sull’altra. Per chi si focalizza solo sulla competenza – o solo sulle relazioni – è naturale ricordare i successi raggiunti con questa modalità e pensare che sia quindi la scelta migliore. Tuttavia consigliamo a manager, dirigenti, professionisti e studenti in cerca di lavoro di allargare il proprio personal brand. Farlo significa ampliare il proprio kit di punti forti”.

Non basta essere competenti: il rispetto verso l’altro, la capacità di suscitare un clima positivo e di instaurare relazioni sane sono elementi chiave della reputazione e della crescita personale e professionale.

La sempre maggiore enfasi sulla componente relazionale e umana del posizionamento personale insieme a quella tecnica è una tendenza sempre più marcata nel panorama internazionale. Il Digital Trends Report di Adobe del 2021, il sondaggio annuale che traccia l’evoluzione delle professioni del marketing, della creatività e della tecnologia, ha identificato l’empatia come il motore della carriera lavorativa:

Capire come si sentono le persone è una parte essenziale, ma spesso trascurata, della professione. Conoscere e anticipare le reazioni dei propri interlocutori nei processi decisionali e nei momenti di attrito farà funzionare meglio il processo da entrambe le parti”.

Insomma, se per alcuni decenni nel mondo professionale c’è stata una forte focalizzazione sulle competenze tecniche, oggi le cose sembrano cambiate, grazie a una nuova accezione di requisiti indispensabili. Bruce Tulgan, consulente aziendale irlandese, l’ha sintetizzato così: “Le persone vengono assunte per le loro capacità, ma vengono licenziate a causa della loro mancanza di competenze trasversali”. Ecco perché le soft skills sono diventate fra le competenze più apprezzate dalle aziende. I datori di lavoro le ricercano, ma non sempre con esiti positivi.

Già nel 2015, il Wall Street Journal, dopo aver intervistato novecento dirigenti, ha rilevato come il 92 per cento di loro riteneva che le soft skills – le competenze personali – fossero di importanza pari o maggiore rispetto alle hard skills, le capacità tecniche. Tuttavia, l’89 per cento di loro, dichiarava di aver avuto difficoltà a individuare e assumere persone che possedessero effettivamente queste doti. L’anno successivo LinkedIn aveva condotto una ricerca sul tema, intervistando 281 responsabili delle risorse umane di grandi aziende. Il risultato: per il 60 per cento dei manager la mancanza di competenze trasversali nei candidati limitava la produttività della propria azienda.

Quali sono, dunque, le doti che in qualsiasi momento della propria carriera sarebbe bene possedere? Lo stesso studio ha provato a individuarle: la comunicazione efficace, l’organizzazione, la capacità di lavorare in squadra, la puntualità, il pensiero critico, l’esperienza sociale, la creatività e infine la flessibilità. Queste abilità, oltre ad assicurare un notevole vantaggio competitivo, possono diventare gli elementi distintivi del proprio personal brand.

Il concetto di intelligenza emotiva, enunciato dallo psicologo Daniel Goleman nell’omonimo bestseller del 1995, ha avuto profonde ripercussioni non solo nel campo della psicologia e dell’insegnamento, ma anche sulle teorie della leadership aziendale. Nel suo volume Goleman ha sistematizzato l’idea che per essere un leader di successo non sia sufficiente possedere competenze tecniche eccellenti, e neanche un alto quoziente d’intelligenza. Se nel 2015 il World Economic Forum inseriva l’intelligenza emotiva tra le dieci competenze più importanti nel mondo del lavoro, l’Harvard Business Review la definisce come “la chiave del successo professionale”. L’intelligenza emotiva è una componente non razionale, e consiste in un insieme di capacità che consentono di comprendere e coinvolgere gli altri, una predisposizione innata che però è possibile esercitare e migliorare.

Anche in Italia una profonda riflessione sul tema è in atto da anni. In un recente saggio a cura di Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi e Giorgio Vittadini si mostra come il processo di conoscenza e apprendimento in ambito scolastico e lavorativo “coinvolge capacità non solo cognitive, come ricordare, parlare, comprendere, fare nessi, dedurre, valutare” ma “implica anche qualità trasversali, disposizioni della personalità dette character skills, quali l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza”.

Sono caratteristiche che assumono una importanza ancora maggiore nel contesto pandemico, come afferma Goleman in una recente intervista:

L’intelligenza emotiva è importante oggi più che mai. Stiamo affrontando una nuova realtà, in cui le relazioni giocano un ruolo da protagonista, trasformando il modo in cui interagiamo. Gli studi rivelano che maggiore è la nostra intelligenza emotiva, migliore sarà la nostra risposta di fronte a situazioni di stress”.

Una maggiore intelligenza emotiva implica maggiore soddisfazione nel lavoro, coinvolgimento e partecipazione con i colleghi, migliori performance e salute fisica e mentale, e quindi la diffusione di un buon clima all’interno di un’organizzazione. D’altra parte, come scrive lo psicologo americano in un articolo per l’Harvard Business Review, “le skills tecniche si possono acquisire a scuola, le possono avere tutti. Ma più sali in alto nella gerarchia organizzativa, più sarà importante l’intelligenza emotiva”.

La buona notizia è che l’intelligenza emotiva, pur essendo un’attitudine con una base caratteriale, è una competenza che è possibile acquisire e far crescere, a patto di riconoscerne l’importanza ed essere disposti a investire tempo e impegno per coltivarla. Solo così sarà possibile avviare la costruzione di un personal brand basato su una delle competenze più ricercate sul mercato.

Fonte: Gianluca Comin, Gianluca Giansante | IlSussidiario.net

Newsletter

Ogni giorno riceverai i nuovi articoli del nostro sito comodamente sulla tua posta elettronica.

Contatti

Sopra la Notizia

Tele Liguria Sud

Piazzale Giovanni XXIII
19121 La Spezia
info@sopralanotizia.it

Powered by


EL Informatica & Multimedia