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La Silicon Valley torna in ufficio: lo smart working non piace più

Contrordine compagni: lo smart working va bene, ma senza esagerare. I colossi della Silicon Valley, dopo averci propinato per un anno il sogno di un futuro senza uffici né orari, popolato da donne sempre connesse che lavorano sorridenti in casa mentre i figli a fianco fanno i compiti e da uomini che gestiscono gli affari sdraiati su un lettino in spiaggia con in mano un cocktail, hanno cambiato idea.

Google e Twitter tornano in ufficio

L’angloitaliana Fiona Cicconi, incaricata di gestire il ritorno in sede dei dipendenti di Google, ha dichiarato che da settembre chi vorrà lavorare da casa più di 14 giorni dovrà richiedere un permesso speciale e dovrà comunque abitare a una distanza accettabile dall’ufficio.

Le prospettive aperte dalle famose parole del creatore di Twitter, Jack Dorsey («i nostri dipendenti possono lavorare da casa per sempre»), sono già finite nel dimenticatoio. Twitter ha comunicato che si aspetta che «la maggior parte» dello staff torni a lavorare in ufficio, con la possibilità di passare «parte» della settimana a casa. Una bella differenza.

La Silicon Valley cambia idea

A Microsoft lo smart working sarà accessibile solo per alcune posizioni e solo per ricoprire «meno del 50% dell’orario di lavoro». Amazon dal canto suo ha ribadito il «ritorno a una cultura ufficiocentrica», mentre IBM richiederà ad almeno l’80% dei dipendenti di lavorare almeno tre giorni su cinque in ufficio.

La sbornia per lo smart working, insomma, sembra passata persino nella Silicon Valley. Secondo Amazon, solo la presenza fisica dei dipendenti nello stesso luogo permette di «inventare, collaborare e imparare insieme in modo efficace». Il capo esecutivo di IBM, Arvind Krishna, ha spiegato: «Se un dipendente ambisce a gestire un gruppo, se vuole avere più responsabilità o promuovere un certo tipo di cultura nel suo team, come può farlo da remoto?». Quando parte del personale tornerà in ufficio e ricomincerà a sviluppare rapporti personali, continua, chi lavora da remoto comincerà presto a sentirsi «svantaggiato».

Pare insomma che neanche i colossi del web nella ultratecnologica e futuristica Silicon Valley possano fare a meno dei rapporti umani “fisici” per promuovere il loro mondo digitale, wireless e senza legami.

Fonte: Leone Grotti | Tempi.it

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