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FUNERALI ATTANASIO – L’imperdibile omelia del Arcivescovo Delphini

L’arrivo del feretro di Luca Attanasio, l’ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo, ucciso lunedì scorso, è stato accolto da un applauso all’ingresso del campo sportivo di Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.

Il campo sportivo e gli spalti erano affollati, pur nel rispetto del distanziamento per le normative anti-Covid. L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha celebrato le esequie. Originario proprio di Limbiate, dove si era formato in parrocchia e in oratorio, 43 anni, Attanasio lascia la moglie Zakia e tre figlie piccole. Con lui sono rimasti uccisi il carabiniere Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, autista del convoglio della missione Onu per la stabilizzazione nel Paese a bordo del quale stavano viaggiando.

Le parole più difficili da trovare sono quelle per la moglie e le figlie “e credo che la parola più significativa è quell’oasi di celebrare la Messa e chiedere al Signore di consolare i vivi e accogliere nella sua gloria colui che è andato via così”. E’ uno dei passaggi più significativi pronunciati dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini arrivando al campo sportivo di Limbiate dove sta per iniziare il funerale pubblico di Luca Attanasio l’ambasciatore della Repubblica democratica del Congo ucciso lunedì.

“L’ho conosciuto solo fugacemente quando è venuto a trovarmi prima del mio viaggio in Congo – ha ricordato l’arcivescovo – ma soprattutto ho avuto la testimonianza dei nostri missionari, della gente che ho visto in Congo che sentivano in lui un alleato per tutte le opere di solidarietà di promozione umana che caratterizzano in generale la presenza delle nostre comunità cristiane”.

L’omaggio dei genitori di Attanasio al sacrificio del carabiniere Vittorio Iacovacci

I genitori di Luca Attanasio hanno reso omaggio “al sacrificio del carabiniere Vittorio Iacovacci, che ha pagato con la vita” il tentativo di proteggerlo. Il messaggio è stato letto da un amico di Attanasio nel corso della cerimonia a Limbiate, paese in provincia di Monza e Brianza nel quale era cresciuto. “Caro figlio siamo distrutti dal dolore, ma dobbiamo essere forti per stare accanto a Zakia e alle nostre tre splendide nipotine”, hanno continuato i genitori di Attanasio.

Il campo sportivo della cittadina dove Attanasio è cresciuto e dove abita la sua famiglia si era riempito rapidamente per dare l’ultimo saluto a Luca dopo il funerale di Stato giovedì mattina a Roma. L’ambasciatore è stato seppellito nel comune che lo ha visto crescere e al quale era rimasto profondamente legato.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia integrale dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.

Viene poi il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore.
Finiscono i clamori, tacciono le parole, la gente radunata si disperde e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
Sono dimenticate le imprese, risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
Perde interesse la cronaca, le parole buone e le parole amare, la retorica e le celebrazioni e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.

La pagina del Vangelo descrive quello che mi potrà dire il Signore, quello che io potrò dire al Signore, quando, come tutti, starò, starò solo alla presenza del Signore.

Il Signore dirà: “Da dove vieni, Luca, fratello?”.
E Luca risponderà: “Vengo da una terra in cui la vita non conta niente; vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si uccide e non importa a nessuno, dove si fa il bene e non importa a nessuno. Vengo da una terra in cui la vita di un uomo non conta niente e si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa!”.
Il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro, che desidero incontrare per condividere la vita e la gioia di Dio! non dire così fratello. Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per ospitalità che hai offerto. Vieni benedetto del Padre mio e ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo”.

Il Signore dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”.
E Luca risponderà: “Mi volgo indietro perché considero quello che resta da fare, considero l’incompiuto che attende il compimento, le promesse che avrei dovuto onorare, la missione che avrei dovuto compiere. Ecco: troppo breve la vita. Ecco, troppe attese sospese! Perciò mi volgo indietro!”.
E il Signore dirà: “Non volgerti indietro, Luca, fratello mio. Troppo breve è stata la tua vita, come troppo breve è stata la mia vita. Eppure dall’alto della croce si può gridare: “È compiuto!”, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi. Perciò non volgerti indietro, Luca, fratello mio; entra nella vita di Dio: tu sarai giovane per sempre!”

E il Signore dirà ancora: “Perché sei ferito, Luca, fratello mio?”
E Luca risponderà: “Sono ferito perché così gli uomini trattano coloro che li amano e coloro che li servono: mi rendono male per bene e odio in cambio di amore (Sal 108,5). Sono ferito perché ci sono paesi dove la speranza è proibita, dove l’impresa di aggiustare il mondo è dichiarata fallita, dove la gente che conta continua a combinare i suoi affari e la gente che non conta continua a ferire e ad essere ferita. Ecco perché sono ferito, perché ecco come sono i malvagi: sempre al sicuro, ammassano ricchezze (Sal 73,12) e contro il giusto tramano insidie (cfr Sal 37,12) e non c’è chi faccia giustizia!”.
E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Guarda le mie ferite, le ho ricevute dai miei fratelli; e guarda il mio cuore: dal mio fianco esce sangue e acqua; se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto frutto (Gv 12,24). Ho seminato nella storia un seme di amore che produce frutti di amore, e chi rimane nell’amore rimane in me e io in lui.
La gente che conta e ammassa ricchezze è destinata a morire e per loro sarà pronunciato il giudizio: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41).
Ma i miti erediteranno la terra, i giusti sono benedetti e benedetta la loro discendenza”.

E il Signore dirà ancora: “Perché piangi, Luca, fratello mio?”
E Luca risponderà: “Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie; piango perché dopo il clamore scenderà il silenzio, dopo la notorietà arriverà l’oblio: chi si prenderà cura delle giovani vite che io non vedrò camminare nella vita”.
E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi, e i vincoli di sangue, i vincoli di affetto, i vincoli di amicizia saranno più intensi e più veri, più liberi e più lieti. La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!”.

Fonte: Tempi.it

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