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Arriverà una nuova generazione di santi e potrete essere uno di loro!
— 15 Ottobre 2020— pubblicato da Redazione. —
Lo Spirito Santo effonde ovunque i suoi doni. Alla fin fine, essendo il Popolo di Dio, siamo stati chiamati a raggiungere un fermo e perfetto proposito nella nostra vita: la santità. Ma come possiamo essere annoverati tra questi nuovi santi? Papa Francesco, nella sua enciclica Gaudete et Exultate, ci propone tre cose molto importanti.
La prima è vivere avendo Cristo come massimo esempio, cercando, anche nelle nostre imperfezioni e nelle nostre cadute, di essere graditi al Signore. La seconda, ovviamente, è procedere mano nella mano con Maria, nostra Madre e protettrice, pregandola di poter raggiungere quella grande meta seguendo il suo esempio. La terza è lasciarci circondare, guidare e condurre dai cosiddetti “amici di Dio”, i santi. Sono alla presenza di Dio, e mantengono con noi legami di amore e comunione per aiutarci ad arrivare lì.
Non dobbiamo pensare necessariamente a quelli già beatificati o canonizzati. Consideriamo anche “i santi della porta accanto”. La Volontà di Dio è santificare e salvare gli uomini… tutti! Per questo, la santità si può trovare in qualsiasi angolo del Suo Popolo.
Riflettete ora sui genitori che allevano con tanto amore i figli, sui malati che donano la propria vita a Dio, sulle religiose che continuano a servire i poveri nonostante le loro carenze… È la santità della porta accanto, dice Papa Francesco. Rappresenta coloro che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio.
È per questo che, in occasione della recente beatificazione di Carlo Acutis, un giovane laico con una profonda devozione per l’Eucaristia e per la Vergine Maria, conviene conoscere altri giovani che pur nella loro breve vita sono riusciti a lasciarci un esempio di profonda fede, per cui molti credenti aspettano con ansia la loro beatificazione.
Montse Grases
Si potrebbe dire che Montse abbia vissuto come qualsiasi altra ragazza della sua età, ma con una grande caratteristica: era piena di Dio. Trovò Gesù nella normalità del quotidiano e donò la sua vita per servirLo. Nata nel 1941 in Spagna, amava lo sport, la musica e la danza, e recitò anche in alcune opere teatrali. I suoi parenti la descrivevano come una ragazza spontanea che lottava per dominarsi ed essere gentile e generosa con tutti.
Fin da piccola i suoi genitori le hanno insegnato a pregare per gli altri, e nel tempo questo è diventato il “marchio” della sua vita. Dimenticò se stessa per dedicarsi al servizio agli altri.
Nell’adolescenza si avvicinò all’Opus Dei su invito di sua madre, e lì ricevette un’importante formazione cristiana. Col tempo decise di unirsi completamente a quell’istituzione, e mise in primo piano la contemplazione della vita di Gesù, la pietà eucaristica e la devozione alla Vergine.
A 16 anni le venne diagnosticato un cancro al femore, al quale reagì con grande pace, confidando nella Volontà di Dio. Morì un Giovedì Santo poco prima di aver compiuto 18 anni.
“Penso che se sono fedele a quello che Dio mi chiede ogni giorno Egli mi darà la Sua grazia. Sono disposta a tutto perché ne vale la pena” sono le parole che riassumono la vita di questa ragazza fedelmente innamorata di Dio.
Nel 2016 Papa Francesco ha approvato il decreto della Congregazione delle Cause dei Santi con cui si dichiara che Montse ha vissuto le virtù in grado eroico e si riconosce la sua fama di santità.
Nato nel 1994, la sua vita è stata caratterizzata da una profonda fede, da un’armonia ispiratrice e dalla chiara carità. Era perito agrario e calciatore, ma a 18 anni i medici gli scoprirono un tumore al ginocchio.
Dal momento in cui ha saputo della gravità delle sue condizioni, Gianluca si è preoccupato di circondarsi di persone che lo aiutassero a rendere il resto della sua vita una preparazione a una morte santa. È stato così che, mano nella mano con un sacerdote che lo ha accompagnato per tutto il processo, ha scritto un libro in cui ha raccontato come le sue lotte e la sua amicizia con Dio lo abbiano trasformato in un gigante. Ha contagiato tutti coloro che lo conoscevano con la sua “malattia più grande”, come la definiva: l’amore.
Grazie alla fede, ha imparato a guardare alla morte con la speranza di un’eternità accanto a Dio, e ha donato la sua vita per riuscirci, aprendo il suo cuore al Signore. È morto felice e grato, perché la morte non lo ha colto di sorpresa.
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