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Malala si è laureata a Oxford, la sua battaglia in nome dell’educazione continua

La Pakistana, che fu vittima di un attentato perché voleva andare a scuola, segna un’altra vittoria in nome del diritto all’educazione: ora vive in Inghilterra dove ha conseguito la laurea in Filosofia, Politica ed Economia.

È la persona più giovane a essere stata insignita del premio Nobel, conferitole nel 2014 a soli 17 anni. Oggi nella storia di Malala Yousafzai va annotato un altro traguardo: la laurea presso il prestigioso ateneo britannico di Oxford.

Ha condiviso il momento di gioia su Twitter, con poche parole da semplice ragazza di 22 anni che, dopo e nonostante tutto, è:

Difficile esprimere la gioia e gratitudine di questo momento, adesso che ho completato la mia laurea in Filosofia, Politica ed Economia all’università di Oxford. Non so cosa mi aspetta. Per ora sarà Netflix, letture e riposo.

Le foto che accompagnano la sua dichiarazione così spontanea la inquadrano da una parte tutta coperta di schiuma e coriandoli (tipico dei festeggiamenti in stile oxfordiano) e dall’altra insieme alla grande colonna portante della sua vita, la famiglia.

L’energia della penna, il riposo meritato

Come gli altri studenti ha vissuto l’esperienza di fare l’università e i relativi esami al tempo del lockdown. C’è da intuire che abbia vissuto la didattica a distanza con spirito intraprendente, considerando quali ostacoli ben più drammatici si siano frapposti tra lei e la scuola.

In un suo famoso discorso alle Nazioni Unite (12 luglio 2013) ricordò l’attentato di cui fu vittima a 15 anni perché fu così ribelle da voler andare a scuola, contro la legge talebana che nel suo paese negava l’istruzione alle bambine:

Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati.

L’energia della sua penna è cresciuta e sta vincendo contro la violenza della spada: usando questa immagine simbolica Malala contrapponeva la sua battaglia di civiltà all’oscurantismo cruento dei talebani.

Dopo l’attentato che la colpì mentre era a bordo di uno scuolabus, l’Inghilterra ha accolto lei e la sua famiglia. Da uno sperduto villaggio pakistano a Birmingham, una delle città più popolose del Regno Unito: è stata una grande occasione, ma in lei resta la ferita di essere lontana dal paese natio. E da allora i riflettori del mondo intero hanno illuminato la sua vicenda, offrendole microfoni importanti per diffondere il suo pensiero. Premi, riconoscimenti, incontri coi leader mondiali, fanno di lei un’icona … eppure è anche e ancora una ragazza di 22 anni.

Allora è bello applaudire questa giovanissima leader anche quando ci mostra il suo profilo da semplice ragazza che guarda serie TV; segno che la tragedia vissuta quasi fino alla morte non ha avuto la meglio. Segno anche che l’impegno umanitario a livello internazionale non le toglie lo sguardo e il desiderio delle cose semplici che tengono in piedi tutto il resto. Sì può sentir parlare di Netflix e riposo dalla paladina del diritto all’educazione? Certo che si può.

Il diritto ad andare a scuola non è l’erudizione né il successo; lo scopo della conoscenza è che la nostra persona sia nutrita a fondo così da poter comprendere e adempiere il senso della sua presenza su questa terra. E fa parte della nostra interezza anche il sapersi godere e concedere una pausa. Quanto a Malala, è sicuro che la attenderà un’agenda piena di sfide, ma ora è giusto questo tempo di riposo. Ogni slancio vigoroso nasce da una riflessione appartata e silenziosa. Stare in disparte a osservare e pensare, è tempo investito bene. Ai giovani che la applaudono come modello oggi Malala insegna (come già ben espresso nel celebre passo del Qoelet) che c’è un tempo per ogni cosa, anche per fermarsi a prendere fiato. Benedetto e fecondo è il tempo in cui ci si sottrae dal grande rumore e impeto del mondo.

Le tappe di una storia insanguinata e feconda:

Malala Yousafzai è nata a Mingora, in Pakistan, nel 1997.

All’età di 11 anni comincia a scrivere sotto pseudonimo un blog per la BBC  per documentare le violenze del regime talebano nei confronti delle donne, a cui per legge viene vietato di frequentare la scuola. Nell’ottobre del 2012 avviene l’attentato che le costa quasi la vita: fu colpita alla testa da uomini armati mentre tornava a casa su uno scuolabus. Per salvarla fu necessario trasferirla in un ospedale di Birmingham in Inghilterra, dove poi rimase a vivere con la famiglia. I talebani rivendicarono l’attentato e dichiararono che l’avrebbero colpita di nuovo, per la sua «oscenità» nei comportamenti.

Il mondo occidentale ha prestato attenzione alla sua voce: nel 2013 è stata ospite all’ONU dove ha pronunciato un discorso in difesa dell’istruzione di tutti bambini e bambine; nel 2014 le viene consegnato il Nobel per la pace. È la più giovane ad aver ottenuto questo riconoscimento. Nel discorso pronunciato quando ricevette il premio, pose al mondo tre domande: «Perché i Paesi che noi chiamiamo “forti” sono così potenti nel combattere guerre e non nel portare la pace? Perché dare armi è così facile e dare libri ai bambini è così difficile? Perché fare carri armati è così facile mentre costruire scuole è così difficile?».
Da allora il suo impegno a favore del diritto all’istruzione e alla pace è cresciuto, rendendola uno dei modelli più significativi per i giovani. La sua voce parla a nome delle tante voci messe a tacere che abitano in quelle zone del mondo dove essere donna è ancora un’onta e conquistare i diritti fondamentali è ancora una battaglia lontana dai traguardi minimi.

Fonte: Annalisa TEGGI | Aleteia.org

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