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SCUOLA/ “Soft skills e lezioni di 45′, come costruire un diploma tecnico turistico in 4 anni”

L’Iis “Martino Bassi” di Seregno (Monza) è l’unico in Italia a sperimentare il nuovo percorso quadriennale su un indirizzo tecnico turistico. Parla la dirigente scolastica.

L’Istituto di istruzione superiore “Martino Bassi” di Seregno (Monza) è l’unico in Italia a sperimentare il nuovo percorso quadriennale su un indirizzo tecnico turistico. Interviene la dirigente scolastica Carola Z. Gavazzi.

Per prima cosa, inquadriamo l’Istituto M. Bassi in un territorio come quello della Brianza. Qual è la vostra “utenza” attuale, chi è il diplomato di un indirizzo turistico?

Il Martino Bassi è a Seregno da circa mezzo secolo, in quella che oggi è la provincia di Monza e Brianza. Tra i suoi corsi, l’indirizzo turistico ha delle peculiarità specifiche su cui abbiamo pensato di costruire il nuovo progetto quadriennale. Il diplomato turistico è un esperto di comunicazione interculturale, in grado di operare in diversi settori che spaziano dal lavoro in agenzia turistica, all’impiegato ed al mediatore linguistico-culturale.

Con questi prerequisiti, cosa fanno dopo i ragazzi del Bassi? Puntano di più alla prosecuzione degli studi, universitari o Its, o all’inserimento immediato nel tessuto lavorativo di una zona “ricca” e caratterizzata dall’export?

L’Istituto Bassi ha una percentuale di inserimento nel mondo del lavoro altissima, come da Rapporto di autovalutazione di istituto: essa è pari al 66,6 per cento quindi in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Ciò dipende dall’alta ricettività del tessuto economico territoriale in cui è ubicata la scuola, la ricca Brianza appunto, ed anche dalla tradizione interna dell’istituto di svolgere stage lavorativi sin dal terzo anno. Trattandosi di un istituto tecnico gli studenti hanno comunque la piena opzione tra il proseguimento degli studi e l’inserimento nel lavoro, senza escludere un buon numero che sceglie di costruirsi un percorso di studio direttamente all’estero.

Il quadro orario che presentate sul vostro sito per il nuovo quadriennale sembra abbastanza rivoluzionato: settimana corta, anno scolastico più lungo, lezioni di 45 minuti tutti i giorni fino alle 16: probabilmente non è solo desiderio di far qualcosa di “diverso” pur rientrando nei vincoli del bando Miur.

Senza dubbio l’idea principe è quella di sperimentare e innovare con attenzione anche nei confronti di un orizzonte culturale più ampio che vada oltre i confini del nostro Paese. Abbreviare di un anno il percorso di studi significa offrire agli studenti un vantaggio competitivo significativo, in linea con quanto già avviene in molti Paesi europei — tra cui Belgio, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito — dove gli studenti si affacciano al mondo del lavoro o della formazione superiore (università o Its) a 18 anni anziché a 19. La forte impronta innovativa della proposta riguarda non solo l’articolazione del percorso in quattro anni, ma raccoglie anche le specificità che il bando ci ha permesso di introdurre: caratterizzando sia i contenuti delle materie di studio (dall’introduzione del marketing agli approfondimenti su storia dell’arte e geografia locali) sia i metodi didattici, partendo dal Clil che inizia già al primo anno.

Quando si leggono sigle come Teal o Tandem, oltre all’ormai consueto Clil, l’addetto ai lavori si sforza di ricordarne il significato, il genitore rischia di perdersi. Al di là della novità, qual è la concreta utilità di questi metodi?

Teal (Technology-enhanced active learning) è una procedura di apprendimento sviluppata nelle università americane, basata su un uso efficace degli strumenti tecnologici, mentre Tandem indica un insieme di procedure per lo studio delle lingue con uno scambio diretto tra studenti di differenti aree. Nuove materie di studio e metodologie didattiche all’avanguardia, che sono il frutto dei più recenti esiti della ricerca pedagogica particolarmente nel campo linguistico, hanno sempre un’unica finalità: promuovere il successo formativo dell’apprendente ed il benessere a scuola. La didattica si sforza quindi di essere personalizzata ed individualizzata sulla base dei bisogni degli studenti.

Si tratta di un percorso impegnativo per il quale servono dei pre-requisiti: non solo in italiano e matematica, come vale per ogni istituto tecnico, ma anche una certificazione di base in inglese ed in spagnolo. Lo studente che non le avesse, ma scegliesse ugualmente di mettersi in gioco? Non rischia di essere un corso per una ristretta élite?

Le certificazioni sono pre-requisiti orientativi, cioè previsti per aiutare e supportare nella scelta i ragazzi e i genitori, e corrispondono ai livelli che si dovrebbero avere effettivamente in uscita dalle medie. Del resto, se si parte da subito con lo studio di tre lingue, e all’interno di un istituto tecnico, gli studenti sanno che scelgono un percorso impegnativo; ma non ci sono vincoli di iscrizioni se non quelli di un test attitudinale previsto dal bando ministeriale nel caso di eccedenza di iscrizioni.

Quali sono quindi i vantaggi che proponete a chi sceglie di dedicare quattro anni ad un percorso così originale?

Scegliere la sperimentazione turistica quadriennale significa optare per un piano di studi potenziato, di eccellenza, che consente allo studente di acquisire nei quattro anni non solo tutte le necessarie conoscenze formali, ma anche soft skills e competenze globali decisive per vincere le sfide di questo tempo, come la capacità di lavorare in gruppo con persone che parlano un’altra lingua nei contesti più diversi, la capacità di ascolto e mediazione…

I profili in uscita?

Tra i profili in uscita al termine del quarto anno, guida e accompagnatore turistico, consulente strategico di viaggi, blogger e giornalista turistico, key account presso enti, uffici del turismo e ministeri. E non dimentichiamoci che questo nostro impegno non sarà autoreferenziale: il progredire del lavoro sarà monitorato dall’esterno, per garantirne l’efficacia da ora e per tutto il quadriennio.

Fonte: Carola GAVAZZI | IlSussidiario.net

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