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Appendino aumenta i tagli alle materne paritarie: via 750mila euro

Non solo i tagli alle scuole materne torinesi della Fism sono stati mantenuti, ma sono addirittura aumentati rispetto a quanto promesso più recentemente. Nella tarda serata di ieri, è stata la stessa maggioranza a respingere l’emendamento della Giunta che prevedeva un’attenuazione alla stangata prevista nel Bilancio previsionale.

Alla Fism era stato promesso, nei giorni scorsi, che la sforbiciata ai fondi sarebbe stata di “soli” 500 mila euro, rispetto ai 750 mila euro inizialmente definiti. I contributi comunali alle scuole paritarie sarebbero arrivati a due milioni e mezzo (a fronte dei tre milioni dello scorso anno). Ieri notte, invece, è arrivata la sgradita sorpresa: per evitare di esporsi eccessivamente, l’emendamento Salva Tagli è stato ritirato. Proprio nella stessa giornata della manifestazione spontanea davanti al Comune organizzata dai genitori per cercare un dialogo con l’Amministrazione.

E così, in una situazione di grande difficoltà, i bambini delle scuole materne paritarie potranno contare su un budget ancora più risicato, da 2 milioni e 250mila euro. Nella fase finale dell’approvazione del Bilancio, le opposizioni hanno deciso di non partecipare al voto, per manifestare la loro più totale contrarietà.

In piazza per difendere i diritti dei più piccoli

C’erano decine di sagome colorate di carta, ieri mattina, stese sul selciato della piazza davanti al Comune. Rappresentavano gli oltre cinquemila bambini torinesi, colpiti dai tagli decisi dalla Giunta Appendino ai contributi per le scuole dell’infanzia Fism (Federazione italiana scuola materna). «Non potevamo portare direttamente i bambini e allora abbiamo chiesto loro di aiutarci, disegnando se stessi», racconta Vittoria Calamia, tra i genitori che hanno organizzato la manifestazione spontanea. Ormai da qualche settimana si sono anche organizzati nel gruppo Facebook GeniTori Noi, dove condividono e comunicano tutte le notizie sul tema.

A dimostrare l’ampio coinvolgimento, sono state raccolte negli ultimi giorni 9.450 firme per protestare contro i tagli e proprio ieri mattina il pesante pacchetto pieno di fogli è stato consegnato direttamente dai genitori all’assessora comunale all’Istruzione, Federica Patti. Anche l’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) era presente in piazza con il presidente nazionale Roberto Gontero: «Quando la politica incomincia ad operare tagli alle scuole dimostra di essere una politica ideologica, che non intende perseguire davvero il bene della società, basata sulle famiglie e sull’istruzione. In questo caso, poi, c’è una vera e propria discriminazione, che colpisce esclusivamente le scuole paritarie».

Accanto ai genitori, c’era anche chi, quotidianamente, gestisce le scuole. «Siamo qui non per difendere le scuole paritarie, ma per difendere i bambini, le famiglie e la libertà di educazione. Questo provvedimento – spiega suor Giovanna Gallino, salesiana e direttrice di un istituto torinese – è contrario alla democrazia: infatti siamo qui come cittadine italiane, non come suore». Resta poi da scardinare ancora uno specifico stereotipo: «C’è ancora chi pensa che nelle nostre scuole vengano soltanto i bambini ricchi. È un’assurdità.

Ci sono famiglie normalissime e alcune hanno anche difficoltà a sbarcare il lunario, ma hanno fatto una scelta educativa ben precisa, con una scuola che possa portare avanti i valori condivisi. I bambini saranno i cittadini di domani. Se chiudessero le scuole paritarie, quale istituzione potrebbe farsi carico di tutte le esigenze?». Intanto, nell’aula del Consiglio comunale, la discussione sul Bilancio di previsione andava avanti, ma non ci sono state sorprese positive: il taglio da mezzo milione di euro sui contributi è rimasto invariato. L’assessora Patti, in una nota diramata nel pomeriggio, ha commentato negativamente la manifestazione dei genitori: «Da tempo purtroppo il ridursi dei trasferimenti statali, problemi di bilancio, vincoli normativi e crisi economica minacciano la sostenibilità dei servizi educativi. Spesso le misure che ne sono conseguite hanno colpito esclusivamente i servizi a gestione diretta.

Ad esempio quando sono stati tagliati i fondi di funzionamento dei circoli didattici o quando in nidi e scuole comunali è stato impossibile, per un anno intero, garantire le supplenze a causa dell’uscita dal patto di stabilità. Qui non si parla di calpestare i diritti di nessuno, tanto meno dei bambini. Trovo che la protesta inscenata oggi davanti al Comune sia una strumentalizzazione che non favorisce il dialogo sul ripensamento dell’intero sistema educativo cittadino, del quale paritarie, comunali e private, fanno parte».

Immediata la risposta: «Ma quale strumentalizzazione? », si chiede Paolo Audisio, uno dei genitori in piazza, che continua: «La manifestazione è stata decisa dai genitori stessi, attraverso il passaparola e i social network. Non c’erano bandiere di partito o ideologiche ma semplicemente cittadini indignati per un taglio che continuiamo a ritenere discriminatorio per la libertà di scelta educativa. Eravamo davanti al Comune a protestare proprio per cercare un dialogo con il Comune. Ma nessuno ci ha interpellato».

Fonte: Danilo Poggio | Avvenire.it

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