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Il miracolo che ha confermato la santità di José Sánchez del Río

La mamma di una bambina strappata alla morte otto anni fa si sente benedetta per il fatto di far parte della storia di “Joselito”

Otto anni fa, i medici in Messico scollegarono una bambina di nome Ximena Galvez dalle apparecchiature che la tenevano in vita, convinti che fosse morta a livello cerebrale.

Domenica scorsa, Ximena ha abbracciato forte papa Francesco durante una Messa in Piazza San Pietro.

L’incredibile storia di questa bambina è venuta alla ribalta in occasione della canonizzazione di José Sánchez del Río, martire della Guerra Cristera messicana.

Paulina Galvez, la mamma di Ximena, è convinta che sia stato attraverso l’intercessione di San José – chiamato affettuosamente dai messicani “Joselito” – che sua figlia è riuscita a sopravvivere. E la Chiesa è d’accordo con lei, considerando la sua guarigione inspiegabile dal punto di vista medico un segno da parte di Dio del fatto che Joselito è un santo.

Paulina Galvez è di Sahuayo, nello Stato messicano di Michoacán, dove San Joselito nacque nel 1913 e venne martirizzato nel 1928. Si tratta di una zona del Messico in cui i cristeros, incluso San Joselito, lottarono coraggiosamente per la libertà religiosa e che ora è sottoposta a nuove prove per via dell’attività sempre più intensa dei cartelli della droga.

Parlando con Aleteia a Roma, Paulina si è descritta come “una persona che è stata abbondantemente benedetta ed è molto amata da Dio e dalla nostra Beata Madre”.

Potrebbe descriverci brevemente cos’è accaduto a sua figlia otto anni fa?

Mia figlia aveva meningite, tubercolosi ed epilessia; hanno dovuto asportarle un polmone; ha avuto un ictus. Quando me l’hanno data, mi hanno detto che era già in “stato vegetativo”. Io ho detto che non credevo nei medici ma credevo in Dio, ed è stato allora che ho iniziato ad aggrapparmi a Lui.

Cosa l’ha convinta che sia stata l’intercessione di José a guarire sua figlia?

Dopo che mi è stato detto che secondo i medici aveva 72 ore di vita e che l’avrei portata a casa morta, ho visto che la prima volta in cui ho messo un’immagine raffigurante mi niño (José Sánchez) accanto a lei mi ha stretto il dito. La seconda volta ha mosso la gamba. La terza apriva e chiudeva gli occhi ogni volta che le mostravo l’immagine, e ogni volta ho iniziato a pregare. E allora ho scoperto che mia figlia stava bene, che nostro Signore e la nostra Madre erano con lei e che mi niño, José Sánchez, la teneva tra le braccia. E lei ha risposto ogni volta che le mettevo la sua immagine davanti agli occhi.

Ci dica del processo di indagine del Vaticano…

Sono stati sette anni e mezzo lunghissimi, con studi, visite in vari ospedali, medici… Studi e altri studi. È stato un processo molto lungo e penso che per me sia stato un incubo, ma grazie a Dio l’abbiamo gestito, e ora possiamo dire che il nostro niño, José Sánchez del Río, è stato elevato agli altari e viene riconosciuto come santo in tutto il mondo.

Come sta ora Ximena?

È felice. Piena d’amore, di salute, di felicità. È davvero benedetta. E penso che sia più vicina a Dio della maggior parte degli altri bambini.

Com’è cambiata la sua vita dopo tutto questo?

È tutto diverso. Mi sento più vicina a Dio e alla nostra beata Madre. Ho sperimentato in modo più profondo l’amore che Dio ha per noi e quanto Egli sia grande. Il suo tempismo è perfetto. Al Suo fianco, non dobbiamo temere nulla.

Abbiamo visto che c’è stato un abbraccio molto sentito tra Ximena e il Santo Padre, e anche tra lei e il papa…

È stato un sogno divenuto realtà per entrambe stargli così vicino, poter condividere la nostra gioia con lui e soprattutto esprimergli la nostra gratitudine per il fatto che grazie a lui il nostro niño abbia potuto essere canonizzato. E chiedergli di pregare per la pace nel mondo, nelle nostre famiglie, e ancora dirgli che gli vogliamo davvero bene e che preghiamo per lui.

Le ha detto qualcosa in particolare?

Ha detto che anche lui ci voleva molto bene e che dovevamo pregare per lui.

Questo articolo si basa su un’intervista fornita da Mariangeles Burger e Luz Ivonne Ramírez Padilla.

Fonte: Aleteia.org

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