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Lettera al direttore di Avvenire: «Non bestemmi, prego»

Caro direttore,
lavoro in un ufficio spedizioni. Stamani è arrivato un autista algerino o marocchino e gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare una mezzora poiché il magazziniere era impegnato con un altro scarico. L’autista ha bestemmiato e io gli ho fatto notare che nel mio ufficio non si bestemmia; che sono un cattolico praticante e che la bestemmia offende. Mi ha guardato come se fossi un marziano e comunque è andato via. Senza scomodare sociologi, politici, mass media (si fa per dire), perché la bestemmia è diventata per noi occidentali “sopportabile”?
Marco Sostegni – Vinci (Fi)

Posso solo dirle, caro signor Sostegni, che lei ha fatto bene a “non sopportare”. Anch’io – ormai da una vita intera – chiedo sempre con gentilezza e fermezza di smettere a chi bestemmia a portata delle mie orecchie. E spiego che, oltre al dolore morale, a causa di quell’improperio provo anche un profondo disagio fisico. In genere, per fortuna o per grazia, vengo ascoltato. Non saprei però valutare se oggi queste invettive siano diventate più frequenti di un tempo, a me anche una sola pare di troppo.

Marco Tarquinio

Fonte: Avvenire.it

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