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Vincent Lambert viene ucciso in queste ore, ma è senziente: qui il video delle sue lacrime

È stata proditoriamente avviata questa mattina la procedura di soppressione per fame e per sete del tetraplegico francese: i genitori sono stati informati poche ore prima a mezzo di una breve mail. Divulgato poco fa il video girato ieri pomeriggio nella stanza del CHU di Reims, in cui si vede chiaramente l’uomo piangere.

Si direbbe che dal caso di Alfie Evans i responsabili del CHU di Reims abbiano imparato una lezione importante: non dare spazio ai media, non far filtrare neanche un’immagine – ché tanto il tallone d’Achille dei nostri movimenti prolife è che vivono di picchi emotivi, e occhio non vede, cuore non duole. La procedura di sedazione profonda di Vincent Lambert è cominciata circa tre ore fa. Progressivamente adesso verranno rimossi i mezzi di idratazione e alimentazione. I genitori ne hanno avuto notifica a mezzo di una breve mail stamattina: neppure la possibilità di abbracciarlo un’ultima volta.

Ieri pomeriggio, davanti all’edificio in cui è stato ed è detenuto (e in queste ore viene assassinato) Vincent Lambert, si è svolta una manifestazione di sostegno all’uomo. Composta e civile come si usa Oltralpe, ma anche straordinariamente poco nutrita (poco più di 200 persone). Perfino alle Termopili gli sparuti ma pugnaci resistenti erano di più. La Francia che pochi anni fa ha inondato le strade del Paese per il “mariage pour tous”, quella stessa che non più tardi di pochi mesi fa si lasciava andare a eccessi poco germanici per le accise sul diesel, ieri a Reims non c’era. Oggi uccidono Lambert perché già è morta (o perlomeno sembra) quella civiltà che poteva difenderlo.

Tra i pochi resistenti che si sono recati davanti al Sébastopol c’era Philippe Petit, referente dell’Unione nazionale delle associazioni di famiglie di cerebrolesi (sigla francese, Unaftc): Agnès Leclair l’ha intervistato per il Figaro. Petit ha dichiarato:

Vincent Lambert potrebbe essere mio figlio. Oggi tocca a lui, ma forse domani potrebbe toccare a una delle altre millecinquecento persone cerebrolese oggi assistite in Francia. Da principio non ero certo di venire a manifestare davanti al CHU di Reims, ma la confusione e i rabberci di questi ultimi giorni mi inquietano molto. Si sente dire che le persone come Vincent Lambert non siano abbastanza coscienti da poter assurgere allo status di handicappato. Si tratta di un abuso e di uno slittamento semantico molto allarmante: è un modo per dire che queste persone non fanno più parte del nostro corpo sociale. Domani si dirà che costano troppo caro alla società e che la loro vita deve essere interrotta?

Il portavoce dell’associazione ha così messo in luce un punto capitale, quello su cui fin dall’inizio si gioca la mano decisiva di questa macabra partita: la ragione per cui Vincent Sanchez, primario del reparto competente di Reims, s’è calcato sulle spalle la sentenza del Consiglio di Stato e ha tirato dritto in spregio all’intervento del Consiglio Onu per le persone handicappate è che a Lambert, data la sua pauci-relazionalità, vogliono negare anche quello statuto. Vincent sarebbe “un vegetale”, e dunque non varrebbe la pena investire denaro per costose fisioterapie che neppure potrebbero far sperare in clamorosi recuperi. La madre però ha sempre dichiarato che Vincent ha lo stimolo della deglutizione autonoma, e molti medici hanno sottoscritto un documento in cui si affermava che con opportuna terapia i recuperi potrebbero essere sensibili; il fratello di Vincent ieri dichiarava ai manifestanti che quando – dopo aver saputo “la notizia” (che cioè lo avrebbero ucciso per fame e per sete) – i genitori sono entrati nella stanza lui ha pianto. Piccola-grande incongruenza: di quella stanza ci sono pochissime immagini, tutte relative ad anni fa, perché ai famigliari è stato fatto espresso divieto di divulgare le immagini e i video che avessero realizzato (per esempio con degli smartphone). E che ci sarà mai da vedere, in un inerte vegetale? Si vedrebbe, semmai, che Vincent non è collegato ad alcuna macchina, che non c’è alcuna “spina” da staccare (vergogna ai colleghi che ancora, dieci anni dopo l’assassinio di Eluana Englaro, propalano queste fake news!) e che quanto si sta compiendo è un omicidio di Stato di stampo eugenetico. Cose che settant’anni fa l’Europa giurò di aver sepolto nella propria storia – a questo punto tanto vale fare un parco giochi ad Auschwitz!

Giocando (e rischiando) il tutto per tutto, i genitori hanno divulgato l’immagine di Vincent che ieri pomeriggio piangeva:

Ma la finestra di Overton procede ed è già a buon punto (anche i commenti al video lo mostrano: alcuni dicono che Vincent stia piangendo di gioia [sic!]): ve ne accorgete dal fatto che, anche solo per un istante, avete sobbalzato alla frase precedente e l’avete giudicata sopra le righe. No, è perfettamente appropriata e (anzi) ancora sobria: siamo noi che siamo stati anestetizzati ben prima del povero Vincent.

Cerco dei brandelli di civiltà e di ragione a cui aggrapparmi nel delirio di questo terribile lunedì e trovo la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede a due quesiti «circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali».

Primo quesito: È moralmente obbligatoria la somministrazione di cibo e acqua (per vie naturali oppure artificiali) al paziente in “stato vegetativo”, a meno che questi alimenti non possano essere assimilati dal corpo del paziente oppure non gli possano essere somministrati senza causare un rilevante disagio fisico?

Risposta: Sì. La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all’inanizione e alla disidratazione.

Secondo quesito: Se il nutrimento e l’idratazione vengono forniti per vie artificiali a un paziente in “stato vegetativo permanente”, possono essere interrotti quando medici competenti giudicano con certezza morale che il paziente non recupererà mai la coscienza?

Risposta: No. Un paziente in “stato vegetativo permanente” è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali.

 

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato le presenti Risposte, decise nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 1o agosto 2007.

William Cardinale Levada
Prefetto

Angelo Amato, S.D.B.
Arcivescovo tit. di Sila
Segretario

Tutto vero, tutto giusto, eppure essere consapevoli di sapere come stanno davvero le cose non può bastare a darci pace. Pochi minuti fa il comitato bioetico della Conferenza Episcopale Francese ha chiesto alle Istituzioni di rispettare lo Stato di Diritto. Ma questa sembra l’ora delle tenebre.

Fonte: Giovanni MARCOTULLIO | Aleteia.org

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