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Alessandro D’Avenia riceve il premio Montale Fuori di Casa

“La poesia come arte di vivere” a Palazzo Ducale, Genova.
La sala è gremita di persone di ogni età, dai bambini delle scuole elementari ai loro nonni, tutti ugualmente desiderosi di ascoltare la voce dello scrittore che li ha commossi con le sue parole, uomini e donne che ora vogliono sentire parlare al loro cuore.
D’Avenia entra e viene presentato.
Silenzio di tomba. Inizia a parlare. Meraviglia.
Il premiato sottolinea umilmente che poesia è un bambino che cade, un goal o un piatto di lasagne, o anche solo un nome detto bene, <<benedetto>> appunto… È il quotidiano a farsi poesia, tutti siamo poeti.
La bellezza genera meraviglia.
Ed è proprio la meraviglia stessa, che porta all’amore per la vita, a spingerlo a scrivere.
Quell’amore che traspare dagli occhi che gli brillano nel parlare della sua poesia, di sé quindi.
“Poesia come arte di vivere” è il valore che l’artista incarna perfettamente, lui che con le sue parole sa affrontare temi difficili, come la malattia, la morte o le piccole difficoltà del vivere, sempre “benedicendole” e con una semplicità, mai facilità, ineguagliabile.
“Poesia come arte di vivere” è far sperimentare, mai spiegare, la bellezza delle piccole cose che lui, proprio come Leopardi (  il gobbo recanatese che i manuali scolastici catalogano erroneamente come pessimista ), riesce a scorgere.
“Poesia come arte di vivere” è far capire come la tecnologia sia uno strumento e debba essere usata come tale, ricordando il suo essere schermo e non soglia.
“Poesia come arte di vivere” è l’ <<ondata di vita>> che ci ha portato questo incontro… un viaggio nel cuore di un autore innamorato della… “Poesia come arte di vivere”!
M.Ferrari

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