“La legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale.”
Queste parole di Papa Leone del 21 giugno scorso sono di grande importanza perché riaprono il tema dell’esistenza della legge naturale, cioè di qualcosa che va al di là e oltre le singole opinioni, come appunto scrive il Pontefice, perché è una bussola per tutti, per ogni singolo uomo e per il legislatore, come per l’uomo politico che appunto deve agire.
Il tema riapre anche un dibattito interno al mondo cattolico che di per sé non dovrebbe esistere in quanto il Magistero è chiaro sul fatto che una legge naturale esiste ed è vincolante per ogni fedele (altrimenti che cosa sarebbe il Decalogo?), tuttavia è un dibattito che esiste sia perché molti contestano l’esistenza di un progetto del Creatore sulla creazione e altri, molti di più, semplicemente non ne tengono conto.
Proprio questi quesiti mi tornavano in mente ascoltando una intervista al vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana mons. Francesco Savino a proposito del Giubileo delle comunità lgbtq, nella quale il vescovo di Cassano Jonio giustamente dice che sono persone e come tali vanno accolte. Si tratta di una verità propria della legge naturale, che la ragione umana può conoscere e affermare anche senza il dono della fede, perché una persona non è tale per il suo orientamento sessuale ma perché è una creatura voluta (e amata per chi ha il dono della fede) dal Signore della vita.
Ma proprio per questo vorrei ricordare che la Chiesa accoglie giustamente queste persone, in un frangente così importante come un giubileo, proprio perché persone, che hanno bisogno della salvezza che viene da Cristo, come ogni altro uomo.
Accogliere tutti, come la Chiesa ha sempre cercato di fare e come soprattutto ha invitato Papa Francesco, non significa rinunciare a giudicare “intrinsecamente disordinati” certi comportamenti, come è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. i nn 2357-2359), che sono tipici delle comunità lgbtq. E questo non “per convinzioni di carattere più opinabile” come ha detto Leone XIV, ma perché esiste una legge naturale che spiega come la sessualità sia un dono divino che segna il rapporto di amore fra un uomo e una donna, aperto alla trasmissione della vita. E, mi permetto di aggiungere, è sempre l’esistenza di una legge naturale che spinge a preoccuparmi di ogni persona, proprio perché la riconosco come persona, unica e irripetibile, il cui orientamento sessuale non deve far venire meno il diritto di quella persona di essere accolta. Tanto più dalla Chiesa, che ha dei doveri nei loro confronti che nascono dalla fede nell’opera misericordiosa verso tutti operata dal sacrificio di Cristo, come insegna sempre il Catechismo.
Sarei allora felice se queste verità così elementari, basiche vorrei dire, venissero ricordate da tutti coloro che nell’ambito della Chiesa svolgono funzioni importanti, o perché svolgono un servizio pastorale o perché hanno il compito di informare o soprattutto se sono pastori.
Altrimenti la già grande confusione che grava su tutti noi rischia di diventare inarrestabile. Infatti, non si tratta di contrapporre opinione a opinione, ma di attenerci a quanto insegna il Magistero dei Papi ed è espresso nel Magistero universale del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Già da decenni, infatti, circola una critica filosofica che cerca di eliminare la legge naturale come criterio di giudizio, creando divisioni ideologiche a non finire, anche interne alla Chiesa. Che esista una “guerra mondiale contro il matrimonio” o che il gender sia “uno sbaglio della mente umana” non sono opinioni di Papa Francesco, ma sono verità insegnate costantemente dal Magistero pontificio e dal Catechismo. Sono verità universali perché esiste una legge naturale, di cui sono espressione. Sarebbe importante non lasciarle cadere, ma esprimerle con forza e rispetto verso chi non le riconosce, senza cedere al “politicamente corretto” che invita a tacere le verità scomode perché diverse dal pensiero unico dominante. Chiediamo al Signore di dare alla Sua Chiesa questo coraggio. Le ideologie moderne hanno cercato di eliminare i fondamenti razionali della fede cristiana, come ha spiegato Papa Benedetto XVI, il più grande teologo del 900. Ma il tempo è galantuomo e la legge naturale ritorna, come dice Papa Leone, perché senza di essa è impossibile legiferare e agire con verità, una verità che non sia l’opinione discutibile di un singolo o di un gruppo.
Alcune riflessioni e perplessità dopo un’intervista del vice-presidente della Cei. Perché si vuole eliminare la legge naturale? “La legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si…
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