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Chi è padre Heriberto García Arias, il sacerdote con 2 milioni di follower

Il racconto del prete messicano “più seguito al mondo” che i numeri non li conta: «Per me essere influencer non è una medaglia: è una croce che illumina il mio ministero»

Ieri è iniziato il primo Giubileo degli influencer e dei missionari digitali, coloro che ogni giorno abitano il continente digitale con uno scopo preciso: annunciare Cristo là dove le persone vivono, amano, soffrono e cercano senso. Tra le oltre mille persone arrivate a Roma da più di quaranta Paesi, uno dei volti più riconoscibili è quello di padre Heriberto García Arias, il sacerdote messicano con oltre due milioni di follower, il “prete più seguito al mondo”. Ma lui, i numeri, non li conta. «Per me essere influencer non è una medaglia… è una croce che illumina il mio ministero. I follower sono tanti, ma non si tratta di contare numeri… non sono like: sono anime. Ogni messaggio è una ferita che cerca una risposta, ogni follower è una storia che merita di essere ascoltata», afferma il sacerdote originario della diocesi di San Juan de Los Lagos.

Padre Heriberto ha iniziato la sua presenza online quasi per caso, ma la sua chiamata si è presto trasformata in una vera e propria missione. Non cerca visibilità, cerca volti, non cerca il consenso, cerca cuori: «Essere presenti sui social non è una strategia di marketing, è un’obbedienza al Vangelo. Gesù non ha aspettato che la gente arrivasse al tempio, è andato a cercarli. Oggi quell’“uscire” passa attraverso un clic, un reel, un post incontrato al momento giusto». La sua attività digitale è intensa: storie quotidiane, video settimanali, preghiere condivise, risposte a migliaia di messaggi privati, momenti di riflessione e catechesi. Non è mai, però, solo attivismo: è adorazione, intercessione, ascolto profondo «con la preghiera, con le lacrime, con veglie silenziose davanti al Santissimo mentre migliaia di notifiche suonano nel mio cellulare. Come curo questo gregge? Chiedendo al Buon Pastore cosa pubblicare e quando tacere. Perché non tutto ciò che colpisce, trasforma… ma io lo faccio come se fosse la mia ultima omelia». Il suo linguaggio è evangelico, ma con l’accento del web, non ha paura di scendere nei commenti, di ascoltare chi insulta, chi grida, chi provoca. Lui risponde con la Parola e con lo Spirito. «Essere sacerdote sui social significa predicare da un pulpito invisibile ma potente, annunciamo Cristo senza filtri, usiamo il linguaggio di oggi per accendere i cuori, facciamo tutto il possibile per provocare un’eco di conversione. Sui social porto il Vangelo con coraggio, con i piedi per terra e il cuore in cielo». Nel cuore del Giubileo, la storia di padre Heriberto è un invito a non lasciarsi distrarre dallo schermo, ma a guardare oltre, verso colui che salva.

Fonte: Davide Imeneo | Avvenire.it

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